«Sogno realizzato diventando ds»

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«Una soddisfazione e­norme do­po molta ga­vetta. Adesso? Voglio alzare l’asticella e migliorare ancora». Il saluzzese Andrea Rubiolo è diventato direttore sportivo professionista. La proclamazione ufficiale è avvenuta pochi giorni fa a Coverciano, al termine di un lungo percorso vissuto con compagni di banco speciali come gli ex calciatori Nicolas Burdisso e Stefano Sorrentino. Per Andrea, 34 anni, un obiettivo professionale importante arrivato dopo tanta gavetta fatta nel mondo del calcio femminile: dagli inizi come direttore sportivo del Musiello Sa­luzzo, portato ai vertici della serie B, allo storico “triplete” conquistato con il Pinerolo, fino all’approdo all’As Roma, la società del neo presidente Dan Friedkin, dove da tre anni si occupa di segreteria sportiva, seguendo la Prima squadra e il settore giovanile.

Andrea, cosa significa per te essere diventato direttore sportivo?

«Fin dai primi passi mossi nel mondo del calcio dilettantistico, questo obiettivo è stato per me un chiodo fisso. Il risultato raggiunto è una soddisfazione enorme, anche perché è stata un’esperienza molto stressante durata circa 7 mesi a causa del Covid. Ho avuto il piacere di poterla condividere con colleghi di altissimo spessore sia professionale che umano. Ho aspettato questo traguardo per tanti anni, ma posso dire che ne è valsa la pena».

Dalle prime esperienze con il Musiello Saluzzo all’arrivo a una società prestigiosa come la Ro­ma: ci racconti il tuo percorso professionale?
«Lavorare per la As Roma è per me un motivo di grande orgoglio, ma non sarebbe stato possibile senza le esperienze che ho vissuto precedentemente. Ho fatto tanta gavetta, la mia crescita professionale non è stata semplice perché nessuno mi ha mai regalato niente: questa è una delle cose delle quali vado più fiero».

Parliamo del calcio femminile, l’ambito nel quale operi da tempo. Il movimento italiano è cresciuto tanto negli ultimi anni: qual è, secondo te, il prossimo step da fare?

«Le società di calcio femminile stanno lavorando sempre me­glio per aumentare il livello del campionato. Il percorso di crescita è stato un po’ rallentato dall’emergenza Covid, ma non si è certo fermato. La presenza di realtà come Sky e TimVision che si occupano di calcio femminile sta dando grande visibilità al movimento. Il passo successivo è quello di rendere professioniste le calciatrici: è un riconoscimento dovuto per la serie A, categoria in cui le atlete, di fatto, sono già professioniste».

E in provincia di Cuneo? Come vedi il calcio femminile qui da noi, tu che hai vissuto in prima persona un’epoca d’oro per il movimento in Granda?
«È vero, ad un certo punto il calcio femminile in provincia di Cuneo era davvero ad un livello molto alto: il Cuneo in serie A, Alba e Musiello Sa­luzzo in vetta in B. Uno spettacolo. Io resto molto legato a quel mondo, ho ancora parecchi amici e amiche che fanno parte delle società cuneesi, seguo tutti i giorni le notizie della mia provincia e la domenica sera è d’obbligo uno sguardo ai risultati del calcio femminile della Granda. Fac­cio il tifo per il movimento e spero di poter rivedere presto qualche squadra cuneese nei campionati nazionali».
Torniamo a te e ai tuoi obiettivi: dopo essere diventato direttore sportivo, quali sono i tuoi prossimi traguardi professionali?
«Per me questo traguardo raggiunto è un nuovo punto di partenza, perché bisogna sempre cercare di alzare l’asticella, non accontentandosi per aver raggiunto un obiettivo. Quello di di­rettore sportivo è un ruolo molto ampio e non si può ricondurre solamente alla mera scelta del calciatore o della calciatrice giusta per la squadra. Un direttore sportivo completo è quello che incorpora sia la parte sportiva che quella amministrativa. Il mio obiettivo è quello di crescere e di diventare un ma­nager sportivo sempre di maggior qualità. Quanto ci metterò? Il tempo che ci vorrà, sono conscio del fatto che c’è ancora molto da fare».