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«Il mio libro è una fuga dalle Iene»

Filippo Roma, conduttore e inviato della trasmissione di Italia 1, parla del suo romanzo “Boomerang”: «Avevo bisogno di fantasia»

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A un certo punto la “rou­tine” non ti basta più. Anche se questa “routine” magari consiste nel vestire i panni di un componente delle “iene”, gli inviati “fuori controllo” della trasmissione para-giornalistica più acclamata e discussa che ci sia. Essere “ie­na”, in sostanza, significa «usci­re per realizzare un servizio e non sapere che cosa ti pos­sa capitare». E già questa definizione dovrebbe essere sufficiente a scacciare l’idea di sentirsi schiacciati da una “routine”. Eppure è proprio Filippo Roma a parlare così. L’inviato e conduttore del noto programma “Le Iene”, che dal 1997 va in onda su Italia 1, a un certo punto ha sentito l’esigenza di trovare una via alternativa. «Perché il mio lavoro si occupa di questioni reali, di una quotidianità che spesso rivela significati nascosti, sorprendenti e magari spiacevoli. Ma tutto è molto concreto. E allora avevo bisogno di una fuga dalla realtà, di un tuffo nella fantasia».
Filippo ha scritto un romanzo. A dire il vero l’idea ce l’aveva da tempo. «Il fatto è che sono un grande appassionato di lettura. Amo in particolare gli autori dell’Ottocento francese». E vengono in mente autori meravigliosi, da Maupassant a Hugo, da Verne a Dumas, fino a nomi meno noti come Villers de L’Isle-Adam… «Mi piacciono gli autori che sono in grado di farti volare». Così è nato “Boomerang”, edito da Salani e uscito in questi giorni nelle librerie. «Ero sulla ciclabile di Roma, sul Lungotevere, e mi è ve­nuta improvvisamente un’idea su come sviluppare la trama e tutti i dettagli principali del racconto. Scrivere poi non è stato facile. Ma la scintilla è stata immediata». La storia gira attorno al protagonista Leo che sogna di diventare scrittore senza possederne le capacità. Ma quando conosce Barbara, la passione gli regala l’ispirazione per scrivere il suo primo ro­man­zo e conquistare il successo. A questo punto però entra in scena Elena. L’amore vero. Ma ogni personaggio ha un segreto da nascondere, qualcosa che «proprio come un boomerang, torna indietro».
Un po’ come nella realtà che “Le Iene” indagano per tirare fuori ciò che a volte è nascosto sotto una patina di presentabile normalità. E sono personaggi di rilievo, a volte politici. Ma Filippo è sorprendentemente indulgente: «Non è semplice il loro ruolo, sono sottoposti a grandi pressioni. Quello del politico è un ruolo delicato e bisogna riconoscerlo». Eppure 16 anni fa, quando ha cominciato a svolgere la sua attività per la trasmissione di Italia 1, indossava i panni del “Mora­lizzatore”, un personaggio che avvicinava i vip (calciatori come Francesco Totti o Diego Armando Maradona, attori di fama internazionale come Sylvester Stallone, showgirl come Belen Rodriguez) per intervistarli e portarli poi sulla “retta via” con surreali prediche su misura. Capita spesso che qualcuno reagisca male. «Lo metto in conto e forse è proprio questa la parte più divertente del nostro lavoro, l’assoluta imprevedibilità. Ci ho fatto l’abitudine, tra coltelli sguainati, pistole mostrate, botte prese … e una volta mi hanno buttato in una fontana». È successo quando la “iena” mostrò ciò che una banda organizzata faceva ogni lunedì mattina: rubava le monete lanciate dai turisti nell’acqua della Fon­tana di Trevi, nella capitale. Lo spinsero in acqua mentre intervistava un autore dei furti. Un’altra volta chiese all’attore-deputato Luca Barbareschi il perché delle sue assenze in Parlamento e come risposta ottenne una scarica di calci e schiaffi.
Per la nuova edizione del pro­gramma, Filippo ha scoperto un nuovo territorio da approfondire: il mondo del calcio. «Non posso anticipare nulla», ha detto, «ma è stata una grande scoperta. L’affare Suarez? Ci ha preso in contropiede, altrimenti avremmo indagato subito». Roma è tifoso della Roma ma custodisce ricordi che lo legano al Piemonte: «Mio nonno era di Canelli. Bellissima quella zona. Da bambino ho trascorso tante vacanze in Piemonte, anche a Torino. Ho conservato tanta bellezza e non lo dico solo per una questione affettiva, ma perché sono davvero angoli meravigliosi da vedere e da vivere».

BaNNER
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