Lassù dove ebbe inizio la storia di Papa Francesco

Viaggio nei luoghi tra Piemonte e Liguria che diedero i natali alla nonna del Pontefice

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Con una limpida gior­­­nata di sole, dal “bricco” del Todoc­co, è bello lasciare planare lo sguardo e il pensiero su quelle pendici, quelle borgate, quelle cappelle che hanno visto crescere la fede di gente semplice, ma tenace. E la men­te corre subito a Rosa Mar­ghe­ri­ta Vassallo, oggi nota a tutti co­me “nonna Rosa”, la nonna pa­terna di papa Fran­cesco, nata proprio lì sotto, in quel San Mas­­simo, frazione di Piana Cri­xia. Una singolare geografia po­ne il paese in provincia di Sa­vona, ma tutto gravita sulla confinante provincia Granda, persino il dialetto, quel piemontese che risuonerà in Ar­gentina dopo l’emigrazione del­la famiglia Bergoglio. Cer­chia­mo allora di mettere un po’ di ordine in queste radici langarole del Papa, di cui i valligiani vanno tanto orgogliosi. Ci può aiutare percorrere la strada provinciale da Alba verso Sa­vona, nota in seguito come Ss29, di cui, come recita l’insegna presso il santuario della Moretta, si celebrano gli inizi nel lontano 1827. Prima di arrivare a Cortemilia, il centro maggiore lungo il nostro percorso, alla confluenza della Valle Bor­mida con la Valle Uzzone, troviamo Castino, dove nel 1815 nacque Cesare Vassallo, can­tonie­re, che secondo le cronache, seguendo le necessità dei lavori della costruenda via ver­so la Liguria, si trasferì a Ca­gna, località che solo poi nel 1949 prenderà il nome attuale di San Massimo. Suo figlio Pietro sposò Angela Crema, futura mamma di Rosa che, co­me già la sorella, era stata battezzata nel 1843 a Corte­milia, nella chiesa di San Pan­ta­leo, proprio quella in cui, nel lontano 1652, si era tenuto un importante sinodo diocesano. E da Cortemilia saliamo sulla cresta oltrepassando il bivio del Todocco, frazione del co­mune di Pezzolo Valle Uz­zo­ne nota per il suo santuario dedicato alla Madre della Di­vina grazia, sorto attorno a un antico pilone che commemorava già prima del ’600 l’ap­pa­rizione della Vergine a una pastorella sordomuta mi­ra­colata con la guarigione. San Massimo, dove nel 1884 na­sce e verrà invece battezzata Ro­­sa Margherita, dista pochi chi­lometri. A soli otto anni la piccola lascerà le Langhe per raggiungere la zia a Torino: lì imparerà a scrivere e a fare la sarta. Si sposerà nel 1907 nel­la chiesa di Santa Teresa con Gio­­vanni Bergoglio, trascorrerà alcuni anni a Montechiaro d’A­sti, per poi trasferirsi, nel 1929, in Argentina, dove già altri fratelli erano emigrati alla ricerca di lavoro e fortuna. Con la coppia, il figlio Mario, futuro padre del Papa: sarà proprio la nonna a Buenos Aires a occuparsi del nipotino Jorge e a trasmettergli quella particolare fede genuina, che non si lascia scal­fire, al momento della voca­zio­ne sacerdotale, dalla speranza di chi, in famiglia, lo vorrebbe magari medico.
Non è un segreto la particolare dedizione di Francesco per la memoria del­l­a nonna, la sua “prima catechista”, emblema di rispetto per la figura femminile e per l’anziano, tanto che pare che tra le pagine del suo breviario si trovino tuttora alcuni pensieri del testamento spirituale di Ro­sa. Una donna tutta dedita agli altri, all’impegno sociale, formatrice nell’Azione cattolica, la cui vita testimonia lo spaccato di un’epoca, tra l’abbandono delle campagne, la Prima guerra mondiale col ma­rito per tre anni sul Carso, le incertezze dell’emigrazione. La ricostruzione di queste origini piemontesi di un papa venuto «dalla fine del mondo» ha stimo­lato l’interesse di vari studiosi creando anche speciali occasioni di incontro sia a Pia­na Crixia, con l’ambasciatore del­l’Argentina presso la Santa Sede, sia a Cortemilia, dove pres­so la sala consiliare, nel mar­zo 2019, è stato ricevuto, con la moglie, José Ignacio Bergoglio, figlio di una sorella del Papa e responsabile della Fondazione Haciendo Lí­o (di cui si parla nel riquadro in alto). E quel cognome Bergoglio po­treb­­be derivare proprio da Ber­golo, il “paese di pietra” poco distante, arroccato su un altro crinale: pietre profetiche che con un po’ di libera interpretazione sembrano annunciare il nuovo successore di Pietro.
Eti­mologie e genealogie a parte, ognu­­­no può concedersi l’im­mer­­sione in questi paesaggi unici, inerpicandosi tra i terrazzamenti di Langa, i dolci pendii coperti di boschi e i tipici bianchi calanchi ondulati, proseguendo verso Piana Crixia, no­ta per il suo fungo di pietra alto quasi 15 metri, curiosa formazione rocciosa dovuta all’erosione delle acque.
Al centro vi­site del Parco regionale, previo appuntamento pres­so gli uffici comunali, è possibile ac­ce­dere al moderno allestimento multimediale che tra le notizie naturalistiche e geologiche del territorio di Piana riporta anche i profili dei personaggi della storia locale, tra cui troviamo ov­viamente anche la nostra “non­na Rosa”. I ciclisti potranno far tappa al “cippo delle quat­­tro pro­vince” che sottolinea come in quel fazzoletto di terra convergano i comuni di Pez­­z­olo Valle Uz­zo­ne (Cuneo), Pia­na Crixia (Sa­vona), Serole (Asti) e Merana (Alessandria).
Se la chie­­sa di San Massimo che cu­sto­disce il re­stau­rato battistero fosse chiusa e quella del­l’As­sun­ta ormai sconsacrata possa apparire un po’ diroccata, varrà la pena deviare verso il santuario del Todocco, centro di spiritualità animato dalle “Figlie della Madre di Gesù” del movimento Gam. Profon­da­men­te modificato nei secoli e ar­ricchi­to da un’artistica Via Cru­cis, che si snoda nel verde fino a 800 metri, dono della Fon­da­zione Ferrero, è meta di tanti fedeli: lo stesso vescovo di Al­ba, mons. Marco Brunetti, nel luglio scorso, vi si è recato in pellegrinaggio.
E tra turismo e devozione ora qui non resta che attendere il visitatore più illustre: chissà che tramite un invito della Dio­cesi un elicottero non permetta a papa Francesco di scendere su questo colle per pregare la Ver­gine e respirare l’aria buona di casa Vassallo!

Articolo a cura di Ada Corneri