Gianni ramello, proprietario di “Go eleven” «vincere è un’emozione incredibile»

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Signor Ramello, mi sembra che lei con la vittoria di Ruben abbia perso una scommessa… È vero? Non sarà difficile mantenerla?
«Si ho perso. Più che una scommessa era una promessa. Tutto è nato alla festa della presentazione del Team quando il pilota, ovviamente dall’alto delle sue convinzioni atletiche e cultore come tutti gli sportivi della cura del proprio fisico, mi disse che fumare non faceva bene alla salute. Mi venne di botto e spontaneamente la risposta “se vincerai smetterò”. Il problema è che ha vinto e ora mi ha messo in difficoltà…».

Scherzi a parte, qual è la prima sensazione dopo la vittoria?
«Vincere è una emozione indescrivibile, se lo fai poi con una dimostrazione di forza come è successo a noi in gara uno è ancora più impareggiabile.
Sono anni di sacrifici, di delusioni, di ostinazioni e convinzioni che in un attimo ti scorrono nella mente per lasciare spazio alla gioia più pura e recondita. Se pensi poi, che sei un team privato, che stai facendo la tua storia… Accade tutto quello che volevi, che sognavi… Era dal 2012 che un team privato non vinceva una gara ma poi fare tre podi… non so se ci sono stati altri team veramente privati che hanno raggiunto tale obiettivo. Stiamo parlando comunque di Campionato Mondiale Superbike dove c’è il “gotha” delle case motociclistiche ufficiali, dove ci sono campioni del mondo, piloti di grande esperienza e fama, dove gareggia un certo Rea che da anni monopolizza il campionato… Eppure ad Aragon Michael l’ha battuto e in gara 2 ha resistito a tutti gli attacchi fin quando la gomma ha tenuto. Beh, questo mi riempie di gioia e di orgoglio».

Il 2020 è stato un anno di cambiamenti, di evoluzione. Ha qualche rimpianto? Pensa che servirebbe ancora al team Go Eleven?
«L’unico rimpianto per il 2020 è che a causa del Covid non abbiamo potuto correre su tutte le piste come era in programma. Mi sarebbe piaciuto vedere il pilota in ogni gara ma è andata così per noi e per tutti…».

Adesso il vostro pilota è diventato “appetibile” anche per la Ducati. E se nel futuro pensasse di lasciarvi?
«Devi mettere in conto che se hai un pilota che si sta dimostrando forte e competitivo prima o poi una casa ufficiale te lo prende a meno che non hai una tale potenza finanziaria da potere competere. Ogni pilota sicuramente sogna questo passaggio, non posso biasimarlo. Noi non siamo in questa situazione di potere competere finanziariamente, cerchiamo di fare bene e ottenere risultati con le risorse che abbiamo. Il Covid ha peggiorato di molto la situazione e alcuni sponsor che ci supportavano hanno forzatamente abbandonato aggiungendo problemi a quelli che già ci sono normalmente. Anche se vinci non hai dei benefit finanziari, ma solo grande immagine che in futuro potrebbe portarti qualcosa di nuovo. Rimane tutto molto legato al pilota per cui se lui se ne va il rischio è che tu rimani nelle condizioni di prima. Non posso pensare al futuro anche se devo farlo. Oggi abbiamo messo il pilota nella migliore condizione sia mentale che di mezzo meccanico… Non so se in una casa ufficiale potrebbe trovare l’ambiente che trova in un team come il nostro. Per me sarebbe bene che facesse almeno un anno ancora completo con noi, libero da pressioni e in stato di grazia mentale, poi sarebbe pronto per un salto in avanti. Noi in questo momento abbiamo messo in piedi un pacchetto top che non tutti hanno, abbiamo tutte e tre le condizioni necessarie per fare bene ed essere protagonisti, la moto, il team e il pilota. È una situazione non facile da raggiungere e quando l’hai raggiunta sarebbe bello poterla sfruttare per un po’ di tempo. Michael è giovane ha molto tempo davanti per la sua carriera: l’importante per me, per il nostro successo anche in futuro, è che siamo stati noi a farlo vincere».