«Ci sono idee più forti di tutto ve le racconto»

Il nuovo format di Alessia Bertolotto in esclusiva per noi: «Nascono così i progetti innovativi»

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Imprenditrice nel campo delle energie rinnovabili, dell’ecosostenibilità e dell’economia circolare, Alessia Bertolotto è anche una comunicatrice (o se preferite, influencer) che ha a cuore il problema del lavoro. Nessuno meglio di lei può aiutarci a capire quale sarà il prossimo futuro.

Alessia, comincia la sua collaborazione su IdeaWebTv: di che cosa si tratta?
«Quando comincia qualcosa di nuovo è sempre positivo. Se poi ha anche una valenza sociale concreta, allora significa che, “comunque vada, sarà un successo”. Ho avuto modo negli anni di apprezzare il valore della rivista IDEA che ha saputo mettere in risalto le capacità, la tenacia, l’inventiva e le idee della nostra bella Provincia, conosciuta in l’Italia (e non solo) come terra di grandi lavoratori, geniali e concreti. Per questo, quando l’editore Carlo Borsalino me ne ha parlato, non potevo che essere d’accordo: raccontare le idee, quelle belle e geniali, che hanno permesso a un’impresa di crescere e di radicarsi sul territorio. Ci è venuto quasi naturale chiamarlo “La Forza delle Idee”, un nuovo WebTV format che racconterà come le idee abbiano una tale forza da avere una valenza positiva anche quando non possono trasformarsi in progetti, aziende, startup, associazioni, ma mettono già quel fertile seme di progresso di cui abbiamo sempre più bisogno per fronteggiare il futuro. Intervisterò ogni settimana due aziende o enti della nostra bella Provincia e intervisterò anche i lavoratori di ogni livello (il funzionario pubblico e il privato), proprio per far uscire l’importanza di coesione unisona tra Dirigenza/proprietà e maestranze».

Quale obiettivo vuole raggiungere?
«Il mio primo mestiere è quello dell’imprenditore e so bene cosa significa, quanto sia complicato farlo in Italia e quanta tenacia ci voglia per portare avanti delle idee che, la maggior parte delle volte, vengono all’inizio non capite, talvolta anche denigrate e solo dopo che si ha successo, quegli stessi che ti avevano osteggiata, sono i primi che si presentano alla tua porta. Quindi l’obiettivo cardine e principale è quello innanzitutto di parlare con le persone, di fare emergere il loro “Io”, le loro sensazioni mentre pensavano a quell’idea per capire poi come sono passati a renderla concreta, facendomi raccontare le difficoltà perché possano essere sentite da chi di dovere per provare a rendere più semplice il fare impresa in questo Paese. In secondo luogo, dare loro la giusta visibilità, perché ogni qualvolta che accendo la Tv o una Web Tv, sento sempre e solo brutte notizie, queste invece sono belle: Uomini e Donne che ci hanno creduto, combattuto e ce l’hanno fatta!».

Qual è la fotografia attuale del mondo del lavoro in Italia, dal suo punto di vista?

«Non mi soddisfa quasi per nulla. Non mi soddisfa dal lato dei giovani e non mi soddisfa dal lato degli adulti. Mi spiego meglio. Non mi piace generalizzare, ma chi mi conosce sa che mi piacciono obiettività e concretezza, quindi, essendo una donna lavoratrice, nella mia veste imprenditoriale non mi pare normale dover fare 30 colloqui prima di riuscire a trovare un giovane che abbia voglia di mettersi in gioco con un atteggiamento smart (che possa ragionare ad obbiettivi e non a ore lavorate), che non mi chieda al primo colloquio se dovrà lavorare il sabato mattina e che voglia diventare Direttore dopo un anno di lavoro. Ricordo che quando ero piccola mio nonno mi portava spesso da un suo amico artigiano e mi diceva: “Vedi Alessia, quei giovani hanno iniziato a lavorare in bottega da alcuni mesi e stanno facendo a gara per chi riesce a stare più ore con il Mastro Artigiano per poter imparare al meglio questo lavoro. Sono giovani in gamba e quando saranno grandi faranno grandi cose”. Ecco, da allora sono passati 30 anni, ma ne sembrano passati almeno 300! I giovani erano onorati di poter imparare un mestiere che avrebbero poi potuto insegnare, a loro volta; avere un mestiere significava avere un’arte nelle mani. Quei giovani però avevano a fianco un Magister, che con molta pazienza, insegnava loro questo mestiere. I nostri Magister di oggi non sempre hanno la voglia o la pazienza di formare correttamente i giovani o, a volte, non sono nemmeno di esempio. Ecco, io sono ottimista, altrimenti non potrei fare l’imprenditrice in un settore, quello della Green Economy, dell’energia pulita e dell’ecosostenibilità, che è molto complicato, ma sia i giovani che gli adulti dovrebbero variare il loro mood in qualcosa di più collaborativo da ambo i lati e diventare consapevoli del fatto che senza giovani non vi è futuro ma gli stessi giovani non potranno mai rappresentare quel futuro se non vengono ben instradati. “Giovani rispettate gli anziani! Anziani, ascoltate i giovani!”».

C’è davvero spazio per i giovani? 
«Sulla base di ciò che ho riferito prima, si potrebbe pensare che la mia risposta sia “NO”, invece dico fermamente di “SÌ”. I giovani devono imporre il loro spazio, marchiare il territorio (con educazione e rispettando le regole del gioco naturalmente), dimostrare che hanno gli attributi e mai mollare, soprattutto quando il gioco si fa duro. Nessuno oggi ti regala qualcosa senza richiederti qualcosa in cambio, quindi bisogna guadagnarselo con fatica e tanta tanta voglia di avere il privilegio di poter sbagliare. Perché abbiamo esempi straordinari di giovani che ho avuto l’onore di conoscere e loro sì che sono il nostro futuro, quindi io credo fermamente nei giovani».

Cosa si può e si deve cambiare?
«Beh, questa domanda meriterebbe una risposta piuttosto lunga e articolata ma, riassumendo, non si può pensare di cambiare tutto ciò che di sbagliato esiste in questo mondo, ma almeno bisogna pensare di poterlo fare, dandosi degli obiettivi realizzabili e buttando talvolta il cuore al di là dell’ostacolo perché nessuna impresa degna di essere ricordata è mai stata fatta, senza un po’ di savia follia (ricordate la frase del compianto Steve “Stay Young, Stay folish”?), solo così ognuno di noi, nel suo piccolo, può pensare di cambiare ciò che non funziona. Nel nostro Paese poi, occorrerebbe meno associazionismo e più unione, meno convegni e più fatti concreti, meno formalismi e più realtà, meno gelosia e più cooperazione, meno falso perbenismo e più lealtà, e più rispetto per l’ambiente altrimenti non ne usciremo (nessuno) vivi (e non in senso metaforico)».

Le piccole e medie imprese sono la forza principale del nostro paese?
Lei mi fa una domanda che mi pone sempre un’altra domanda: “Siccome tutti, veramente tutti, sanno che le nostre piccole e medie imprese sono il reale motore della nostra economia – siccome rappresentano il 90% del PIL dell’Italia – come mai sono quelle che hanno più oneri che onori?” Ora, se la prima parte della mia domanda è retorica, come mai siamo ancora qui che ci chiediamo come mai avvenga la seconda parte della domanda? Vede, l’Italia è un grande Paese, è una perla a forma di stivale, che ha perso molto smalto a causa degli italiani (dobbiamo dire grazie a qualcun altro forse?). In Italia c’è il miglior microclima al mondo, il miglio cibo, il patrimonio artistico e culturale più esteso del mondo (i Romani con un Sud ex Magna Grecia hanno fatto scuola al mondo, non dimentichiamolo!), il nostro ingegno con un’innata capacità di risolvere i problemi e di arrangiarsi, eppure chi lavora viene invaso di richieste documentali burocratiche infinite, chi guadagna viene additato come delinquente, a chi va male un’impresa viene additato come chi ha la peste e chi ha una bella idea viene scoraggiato nel portarla avanti. La mia stima a coloro che portano lavoro ed a coloro che il lavoro se lo sanno tenere, a coloro che, nonostante rappresentano un pezzo del motore reale della nostra economia e pur consapevoli delle vessazioni che ricevono, vanno avanti a testa alta! Sono loro la forza principale del nostro Paese! Stima a quei lavoratori!».

Lo Stato che cosa dovrebbe fare per favorire una crescita?
«Innanzitutto lo Stato deve legiferare bene, in modo chiaro e non interpretabile, così poi si può applicare al controllo, facendo anche meno l’imprenditore. Poi aggiungo due cose fondamentali: tasse coerenti e Diritto veloce e certo. Lo Stato dovrebbe diventare un po’ americano. In America, se vuoi costruire un impianto o uno stabilimento produttivo, presenti il tuo progetto e, se lo stesso rispetta la normativa vigente, puoi iniziare la costruzione. Solo se e quando vengono a controllarti vedono che non hai rispettato ciò che avevi presentato, allora lì non lavori più, ma se invece il tuo impianto o stabilimento ha le caratteristiche richieste, non solo ti lasciano lavorare ma ti chiedono se hai bisogno di qualcosa. Quindi, in America, il tuo impianto lo inizi subito, qui ti fanno fare degli iter autorizzativi infiniti e non sai mai se poi alla fine il tuo impianto potrà partire. Cosa altro devo aggiungere?».

Il Covid quali conseguenze ha portato? Come si supera la crisi?
«Il Covid è stato pesante per tutti. Ci ha cambiato la vita, ma ci ha dato anche tante nuove opportunità, perché eravamo tutti nella fase di “bisogno” e quindi ci siamo ingegnati. Abbiamo scoperto di poter lavorare in modo più smart, ci siamo avvicinati di più alle tecnologie, abbiamo riscoperto il valore dello stare insieme e tante nuove imprese nasceranno con una visione diversa da oggi; purtroppo tante imprese ci hanno lasciati, ma sul lungo periodo sopravviveranno quelle che sapranno cambiare pelle molto molto velocemente; quelle invece radicate ai vecchi cliché, saranno destinate a soccombere. In tutto questo, il nostro Stato dovrà rendere più semplice la complessa normativa e rendere questi processi più snelli e, soprattutto, veloci».

Quale può essere il ruolo della comunicazione?
«La comunicazione è la prima cosa che ognuno di noi, sente, vede, tocca, quindi è fondamentale: ciò che informa può formare. Servono pochi messaggi, chiari e comprensibili da tutti. Serve uno Stato unito che combatte per gli stessi obiettivi. Serve comunicare meglio tra di noi. Mi auguro che anche grazie a questo nuovo format, nuove idee possano prendere forma, che diffondere notizie positive sia il trend più frequente e che i pessimisti vengano allontanati da chi ha idee, progetti e speranza, perché sono deleteri per la mente, il corpo e la rinascita, di cui abbiamo bisogno. Quindi comunichiamo un cambio di rotta! Noi con “La forza delle Idee”, faremo la nostra parte».