«Ci basiamo su un’idea diversa di comunità»

Enrico Barbieri spiega i punti-cardine dell’assocazione “Strada 661-La Pedaggera”

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Partire dalla visione di un film in compagnia per immaginare nuove forme di coesione sociale, stimolando il ritorno alla valorizzazione delle terre dell’alta Langa. È questo l’ambizioso progetto di “Strada 661-La Pedaggera”, un’associazione nata nel 2018 per organizzare in modo maggiormente strutturato “Cine­per­laterra”, il cinema itinerante partito qualche anno prima con lo scopo di stimolare i comuni langaroli che “si affacciano” sulla Pedaggera, la storica strada panoramica che da Car­ma­gnola prosegue fino a Montezemolo.
Si tratta di un progetto visionario, appunto, che mescola socialità ed economia, coinvolgendo in modo diretto le istituzioni locali. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Enrico Barbieri, uno dei membri del consiglio direttivo dell’associazione, per comprenderne idee, progetti ed ambizioni, nel complesso scenario post-Coronavirus.

Come nasce “Strada 661-La Pedaggera”?
«L’associazione non è che lo sbocco naturale di un percorso nato qualche anno prima, con le prime proiezioni legate alla rassegna “Cineperlaterra”. Dopo alcune edizioni, ci siamo resi conto che era necessario strutturarci, con uno statuto autonomo e soprattutto con un consiglio direttivo che è fondamentale, perché al suo interno coinvolge, oltre agli organizzatori, anche attori istituzionali e stakeholder del territorio».

Come si può definire Cine­perlater­ra?
«Qualcosa in più di una semplice rassegna cinematografica. O meglio, se fosse esclusivamente una rassegna, esaurirebbe il senso della sua esistenza. La visione di un film, che spesso è “alternativo” rispetto ai canoni cinematografici tradizionali, è solo il pretesto per generare dibattito tra i partecipanti e immaginare prospettive diverse per il nostro territorio, toccando tematiche quali il rispetto dell’ambiente, la socialità e la crescita dell’essere umano».

Prospettive diverse rispetto a cosa?
«Rispetto agli scenari attuali. Lo spopolamento delle terre dell’alta Langa di qualche decennio fa non è stato che il preludio alla nascita di una società nuova, che ha smarrito il senso del vicinato e della comunità, dimenticandosi delle tante risorse a disposizione sul proprio territorio. “Strada 661- La Pedaggera” vuole riscoprire tutto ciò.»

Insomma, un ritorno alla terra?
«Sì, ma non solo. La terra è il simbolo di un modo diverso di vivere e di stare insieme agli altri, fondato su una relazione di prossimità, in opposizione all’individualismo delle città. Proprio le metropoli, il cui mito fu alla base dell’allontanamento delle nostre genti dall’alta Langa, oggi sono dei teatri di eventi costruiti ad arte, che, come il “lockdown” ha dimostrato, possono trasformarsi in un attimo in teatri deserti».

Ad esse va opposto il ritorno alla vita “di un tempo”?
«Il paese è un altro mondo, nel quale la vita è vera, autentica. Occorre ritrovare questo senso e proprio “Cineperlaterra” è stato uno strumento per riallacciare relazioni e stimolare il vivere comune. Grazie alle nostre iniziative abbiamo scoperto che sindaci che vivevano a pochi chilometri di distanza quasi non si conoscevano, se non da un punto di vista prettamente istituzionale».

Nel concreto, quindi, che cosa vuole portare la vostra associazione?
«Vogliamo tornare a valorizzare i nostri territori, ripartendo da una diversa idea di comunità, nella quale ci si conosce, si uniscono le idee e le forze e si studiano insieme le soluzioni migliori per farsi conoscere, sempre all’insegna dell’autenticità. Un recente sondaggio che abbiamo condotto insieme all’Università di Genova ci ha consentito di evidenziare come coloro che hanno resistito all’attrazione delle città restando in alta Langa, oggi, pur amando le loro terre, non ne comprendono le potenzialità, né sanno come valorizzarle. La nostra speranza è di dare loro gli strumenti per raccontare al meglio i posti in cui vivono, attirando poi nuovi residenti».

Sul vostro sito emerge la contrapposizione tra operatività di rete e logiche particolari. Anche da un punto di vista economico?
«Sicuramente sì. Lo stimolo sociale che pensiamo di portare con le nostre iniziative deve avere delle ricadute anche sul piano economico. L’unione d’intenti da parte degli attori coinvolti, tra cui associazioni e produttori, può essere lo strumento per ridare lustro al nostro territorio e attirare turisti. Il tutto, però, mantenendo intatta la vita delle nostre aree ed evitando che si trasformi in una finzione. Solo così il turista sarà davvero il benvenuto».

Più nel concreto, quali sono i progetti nel lungo periodo?
«Il sogno è quello di avere iniziative partite dalla mente da un “noi” che sia il risultato della somma di singoli attori. Fosse anche solo un mercato, inteso come occasione in cui il produttore è ambasciatore del suo paese e in cui il suo prodotto agricolo trova riconoscimento. Qualcosa, insomma, che non sia la semplice festa di paese, in cui campanilismo e individualismo prendono il sopravvento»