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1996 – Ci lascia Marcello Mastroianni

Il grande attore, protagonista di numerosi film memorabili, girò anche alcune scene a Cuneo

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Il 19 dicembre del 1996 è stato il giorno dell’addio al grande Marcello Mastroianni, un attore che ha rappresentato con straordinaria efficacia l’italianità agli occhi del mondo per buona parte del secolo scorso, in particolare tra gli anni Sessanta e Settanta. A regalare la notorietà all’attore nato il 28 settembre 1924 a Fontana Liri, in provincia di Frosinone, fu soprattutto il binomio con il regista Fe­derico Fellini così come quello con la bellissima Sophia Loren, anche lei specchio di una società in espansione che si stava affermando attorno al mito della “Dolce vita”, concetto legato all’omonimo film di Fellini (del 1960) e capace di entrare nella storia cinematografica mondiale. Ma non solo: c’erano i paparazzi, i divi americani a Roma, il cibo italiano, i sorrisi, la Vespa e le Fiat in colonna verso i luoghi di villeggiatura. Tutto questo in qualche modo ruotava attorno a personaggi come Mastroianni e contribuiva a far conoscere l’Italia ovunque come la terra dell’amore, in tutte le sue forme.
Da quel momento in avanti Mastroianni divenne un volto internazionalmente apprezzato. Merito certamente del suo fascino, ma anche di un inimitabile atteggiamento distaccato che talvolta lasciava trasparire una vena malinconica. Era il suo stile.
Qualcosa che ritorna sempre, ancora oggi, grazie alle sue im­magini. E che è possibile riscontrare ad esempio in un film di quel periodo, girato proprio in Piemonte, a Cuneo. Anno 1963, il regista Mario Moni­celli dirige “I compagni” in cui Mastroianni è l’intellettuale socialista responsabile di una serie di rivolte in una fabbrica tessile: il professor Sini­gaglia. Il set è allestito a Cuneo, ma per una finzione cinematografica, piazza Galimberti deve rappresentare una Torino di fine ’800, teatro dei primi contrasti tra operai e padroni delle fabbriche. Una lunga scena rende omaggio a un luogo storico, all’angolo con Corso Nizza. È il Caffè di Andrea Arione, la storica pasticceria fondata nel 1923 e celebre per i Cuneesi al Rhum, meta di intellettuali come Ernest Hemingway che nel 1958 passò di lì per acquistare una confezione di quei cioccolatini (dopo aver sorseggiato un whisky) da portare alla moglie a Nizza: glieli aveva consigliati il suo editore italiano, Arnoldo Mondadori.
Tornando a Mastroianni e al film di Monicelli, le vetrate e gli interni di Arione si ammirano in una sequenza dove l’attore laziale cammina per Piazza Galimberti guardandosi intorno, prima di fermarsi sotto agli archi proprio davanti alle vetrine del locale. Dietro di lui si vedono i camerieri e i clienti, finché entra in scena Annie Girardot che da un tavolo richiama l’attenzione di Mastroianni. Il film ricevette una nomination agli Oscar del 1965 per la miglior sceneggiatura originale, firmata da Mo­ni­celli stesso con Age & Scarpelli. In Italia però non ebbe grande successo. Altre epoche, altro paese, altro cinema. E attori come Mastroianni probabilmente non torneranno più.
C’è solo una certezza che rimane: il Caffè Arione con i suoi Cuneesi al Rhum (e le meringhe). E non è comunque poco.

BaNNER
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