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«La Granda ha compreso le ragioni del nostro sì»

Giandomenico Genta spiega le scelte dell’ente sull’Ops Intesa Sanpaolo-Ubi Banca

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A poche ore dalla scadenza per l’adesione al­l’Offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca, abbiamo interpellato il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo Giando­menico Genta per comprendere le dinamiche dell’operazione e gli effetti che essa potrebbe determinare sulla nostra realtà.

Presidente Genta come la Fondazione Crc ha maturato l’idea di aderire all’Ops di Intesa Sanpaolo?
«Fin dal lancio dell’offerta da parte di Intesa Sanpaolo, a metà febbraio, la Fondazione l’ha giudicata non in linea con i valori impliciti di Ubi e per questo non accettabile. Questa posizione, molto chiara e supportata dalle decisioni e dalle proposte del Consiglio di amministrazione di Ubi Banca (un ringraziamento particolare va al consigliere delegato Victor Massiah, alla presidente Letizia Moratti e al vicepresidente Roberto Nica­stro) e del Comi­tato a­zionisti di riferimento, ha permesso di intavolare una lun­ga serie di incontri con Intesa, nei quali è stato possibile far comprendere e ac­cogliere le nostre ra­gioni, fino a ottenere un risultato che ab­biamo ritenuto adeguato alle nostre aspettative. E che permetterà alla Fondazione Crc nelle prossime settimane di introitare una somma di circa 40 milioni di euro, oltre al concambio delle azioni. È stato un percorso impegnativo, che ci ha però permesso di avere pari dignità nella trattativa e di valorizzare le comunità che rappresentiamo. Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, ha compreso l’importanza della collaborazione con un socio forte come la Fondazione per poter avviare un percorso di successo nel nostro territorio. Siamo molto soddisfatti di aver contribuito a far sì che Intesa Sanpaolo incrementasse la propria offerta a favore di tutti gli azionisti che aderiranno all’Ops, valutando Ubi Banca complessivamente oltre 4 miliardi di euro. E da poco abbiamo avuto conferma che anche il Car (Comitato azionisti di riferimento), il patto di consultazione di cui la Fondazione Crc è stata attiva artefice, ha deciso di aderire all’offerta».

Quali sono state le reazioni delle realtà del Cuneese alla vostra modifica di posizione rispetto a quelle assunte inizialmente?
«Reazioni molto positive, di grande apprezzamento per la capacità di condurre una trattativa tanto complessa e di portare a casa un risultato così positivo per la nostra provincia. Nei giorni immediatamente successivi alla decisione ho ricevuto molte attestazioni di stima che hanno confermato la bontà della scelta e dello sforzo profuso per arrivare a questo obiettivo. Tutte le principali testate economiche e finanziarie nazionali hanno trattato in maniera approfondita la questione e sottolineato il ruolo di primo piano giocato dalla Fondazione Crc. Tra le tante espressioni di apprezzamento ricevute mi piace citare in particolare quella di Giacomo Oddero, ultimo presidente della Cassa di risparmio di Cuneo e primo della Fondazione Crc, che ha sottolineato l’importanza per la nostra provincia, in questo momento storico, di entrare a far parte di un gruppo bancario di rilievo internazionale e la centralità della Fondazione, capace di sostenere le nostre comunità per mezzo delle importanti risorse erogative che ogni anno generiamo gestendo in ma­niera oculata e proattiva gli oltre 1,5 miliardi di euro del nostro patrimonio. I 40 milioni di ulteriore liquidità che questa operazione garantisce alla Fondazione saranno investiti per contribuire a incrementare ulteriormente le future erogazioni, in un’ottica di diversificazione degli investimenti».

Una delle critiche più forti dei detrattori riguarda la presunta ulteriore perdita di identità territoriale di Ubi che ne deriverebbe. È l’inevitabile scotto da pagare per continuare ad avere un peso nel sistema bancario nazionale e mondiale?
«Una punta di malinconia c’è: come avvenne nel passaggio da Crc a Bre e poi da Bre a Ubi, con questo passaggio da Ubi a Intesa si scrive un ulteriore capitolo, che non cancellerà tuttavia la nostra storia e la memoria di coloro che hanno contribuito a scriverla. Penso però che oggi, con questa scelta, la Fondazione Crc e tutto il tessuto economico cuneese partecipino in maniera determinante alla nascita di un “player” di livello europeo. Un nuovo, decisivo passo di un lungo cammino di sviluppo economico, cultura del lavoro e sostegno alla comunità che in oltre 160 anni ha fatto crescere in modo straordinario la nostra comunità provinciale. Entrare in un gruppo bancario di queste dimensioni darà alle imprese, alle famiglie e al terzo settore della provincia di Cuneo nuove e interessanti opportunità, soprattutto in un momento di ripartenza dopo una crisi epocale come quello in cui ci troviamo. Per quanto riguarda l’attenzione alle esigenze del territorio, come sempre, a fare la differenza saranno le persone, al di là degli slogan. Per i clienti sarà fondamentale il funzionario che troveranno allo sportello o il direttore della filiale, più che l’insegna che campeggerà all’ingresso della banca. Intesa Sanpaolo ha pensato a Ubi Banca per completare la sua struttura sul territorio nazionale non solo perché la ritiene solida dal punto di vista patrimoniale, ma anche per il modello territoriale che ha sviluppato e le risorse umane di alto livello che ha saputo formare. Infine, per quanto riguarda il contributo che la Fonda­zione potrà dare alla “governance” di Intesa Sanpaolo, la nostra partecipazione sarà pari circa allo 0,6%, inevitabilmente minore rispetto a quella in Ubi Banca. Ma dalle interlocuzioni avute con il “management” di Intesa Sanpaolo è emersa forte l’attenzione verso la Fondazione, così radicata nel territorio, e la volontà di coinvolgimento nelle scelte fondamentali. Peseremo di più di quello che contiamo a livello di quote, se sapremo meritarcelo con le proposte che porteremo ai tavoli di decisione».

Quali effetti e in quali tempi questa operazione determinerà, specie sul nostro territorio?
«Innanzitutto occorre attendere l’esito dell’Ops: dalle percentuali che Intesa Sanpaolo raccoglierà dipenderanno i passi tecnici successivi. Rispetto agli esiti sul nostro territorio, abbiamo una ragionevole speranza che le risorse erogative, grazie anche ai dividendi futuri distribuiti da Intesa Sanpaolo, potranno crescere nei prossimi anni».

Per la Fondazione cosa potrebbe cambiare nel medio periodo? Ci si può attendere anche un cambiamento nella “governance”?
«L’Ops non determina alcun effetto sulla Fondazione e sulla sua “go­vernance”: dal punto di vista tecnico per Fondazione si tratta sempli­ce­mente di un investimento che pas­sa da un titolo a un altro».

BaNNER
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