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«Accogliere fa bene chi ospitiamo e aiuta i nostri figli a crescere»

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Il disastro di Chernobyl, così come è passato alla storia, avvenne nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986 presso una centrale nucleare situata in realtà a 18 chilometri dalla cittadina di Chernobyl, nell’Ucraina set­tentrionale, che al tempo era parte dell’Unione sovietica. L’e­splo­sione, generata da errori mai del tutto chiariti, provocò la dispersione di materiale radioattivo su un’area vasta migliaia di chilometri. Più di 300 mila persone furono immediatamente evacuate, abbandonando per sempre le loro abitazioni. Le stime più attendibili parlano di almeno 30 mila vittime per conseguenze dirette della strage, ma per Greenpeace sarebbero ad­dirittura 6 milioni le morti riconducibili su scala mondiale alla diffusione delle radiazioni. Il coinvolgimento emotivo generato in Italia in quei mesi portò alla nascita di molte associazioni di volonta­ria­to, tra le quali anche “Smile”, fon­data nel 1994, che da allora ac­coglie centinaia di bambini bielorussi presso famiglie piemontesi, lombarde e liguri. «Oggi sono circa 170 i minori accolti ogni anno tramite “Smile”, ma nei primi anni Duemila erano addirittura 800», spiega la presidente nazionale di “Smile” Alessandra Giraudo. Oltre all’accoglienza, vengono messe in atto ogni anno diverse forme di solidarietà, supporto e assistenza rivolte alle famiglie coinvolte dalla tragedia. Chi ospita tro­va un appoggio costante nell’associazione, tramite l’organizzazione di eventi. «Per quanto riguarda la no­stra area, nel corso dell’anno organizziamo cene solidali, con lo scopo di raccogliere fondi per organizzare le gite estive dei ragazzi e, in parte, per abbattere i costi a carico delle famiglie», spiega Silvia Reverdito, re­­­ferente del gruppo Langhe e Roe­ro. «Sappiamo che ospitare si­gni­fica anche fare uno sforzo economico ed è per questo che cerchiamo di venire incontro alle famiglie con attività extra per il nostro sostentamento», aggiunge Giuseppina Gros­so, del gruppo di Peveragno, «Sono sacrifici ripagati: ospitare dà gioia e aiuta anche i nostri figli a crescere, attraverso il confronto con chi è me­no fortunato di loro».

BaNNER
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