“Un set alla moda”, il Filatoio di Caraglio riparte con una grande mostra sul cinema promossa dalla Fondazione Artea

Da sabato 18 luglio visitabile l’esposizione curata da Domenico De Gaetano con il coordinamento scientifico del Museo Nazionale del Cinema di Torino e della Cineteca Nazionale di Roma

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CLAUDIA CARDINALE, ALAIN DELON sul set di Il Gattopardo di LUCHINO VISCONTI 1963 – ©Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale – Museo Nazionale del Cinema

Il Filatoio di Caraglio torna ad ospitare una mostra dopo il periodo di lockdown dovuto all’emergenza sanitaria. Sabato 18 luglio, alle ore 15, apre al pubblico l’esposizione “Un set alla moda. Un secolo di cinema italiano tra fotografie e costumi” a cura di Domenico De Gaetano. L’evento è promosso e organizzato dalla Fondazione Artea e dalla Regione Piemonte, con il coordinamento scientifico del Museo Nazionale del Cinema di Torino e della Cineteca Nazionale di Roma, in collaborazione con la Fondazione Filatoio Rosso e il Comune di Caraglio e con il contributo della Fondazione CRC e della Fondazione CRT. La mostra, inserita nel programma delle manifestazioni legate al progetto “Un film lungo un anno” per celebrare “Torino Città del Cinema 2020”, sarà aperta al pubblico fino all’8 dicembre con i seguenti orari: il sabato, dalle 15 alle 19, la domenica e i festivi, dalle 10 alle 19. Il costo del biglietto intero è di 7 euro, 5 euro il ridotto. Per informazioni: fondazioneartea.org – museocinema.it – filatoiocaraglio.it

La mostra è concepita per far rivivere ai visitatori l’anima più autentica del cinema italiano, la sua storia, i film, i divi e i protagonisti, attraverso 17 costumi di scena e 70 suggestive fotografie di set. Questi elementi si intrecciano, dunque, nel percorso di visita e danno vita a un viaggio a ritroso che parte dal cinema muto, di inizio Novecento, quando Torino era la Hollywood italiana ed erano gli stessi registi a supervisionare i costumi, per poi approdare al cinema sonoro e all’epoca d’oro di Cinecittà, delle pellicole d’autore di Luchino Visconti e Pier Paolo Pasolini e della commedia all’italiana, da Dino Risi a Roberto Benigni.

Le foto di scena traghettano il visitatore dentro il set, alla scoperta del lavoro che sta dietro ad un ciak, agli accessori e ai dettagli che hanno contribuito a creare la fortuna del kolossal Cabiria negli anni dieci del Novecento, così come in tempi più recenti il fascino di dive come Claudia Cardinale, Sophia Loren e Silvana Mangano. Gli abiti in mostra raccontano il cinema italiano, l’attenzione al dettaglio e la creatività di costumisti ormai entrati nel Pantheon del cinema internazionale: da Pietro Tosi a Marcel Escoffier, da Danilo Donati a Maurizio Chiari, da Nicoletta Ercole ad Aldo Buti. Sotto i riflettori anche le due prestigiose sartorie Devalle e Annamode a testimonianza di due luoghi, ancora una volta tra Torino e Roma, dove i bozzetti prendevano corpo, trasformandosi in capi unici e dove – allora come oggi – si imparava e tramandava il mestiere.

«Dopo mesi difficili e di incertezze legate all’emergenza sanitaria, tornare ad inaugurare la stagione espositiva del Filatoio di Caraglio – afferma Marco Galateri di Genola, presidente della Fondazione Artea – è ancora più emozionante. La cultura può e deve essere motore della ripartenza. La mostra è un viaggio lungo un secolo di storia del Cinema italiano, attraverso gli scatti del “fotografo delle dive” Angelo Frontoni e gli abiti indossati da attori intramontabili, frutto della creatività di costumisti di fama internazionale e della maestria sartoriale made in Italy. Un progetto espositivo con cui Artea prosegue la valorizzazione di un bene unico ed eccezionale quale il Filatoio Galleani, il più antico setificio rimasto in Europa, creando un parallelo tra la sua storia di produzione d’eccellenza in ambito serico e le altrettanto eccellenti sartorie Devalle e Annamode, che hanno contribuito a rendere grande il cinema italiano».

«La mostra, organizzata insieme a Fondazione Artea al Filatoio di Caraglio, rientra perfettamente nell’idea del nuovo museo che stiamo costruendo – spiega Domenico De Gaetano, curatore del progetto e direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Aprirsi al proprio territorio, valorizzare le proprie collezioni, farle uscire dai consueti ambiti museali, cercare nuovi pubblici attraverso originali progetti site specific realizzati insieme a istituzioni prestigiose. Questa è sicuramente la sfida più complessa ma anche la più affascinante. Per questo la collaborazione con Caraglio insieme al nostro partner della Cineteca Nazionale ci sembra un bel segnale proprio in questo anno del cinema 2020 in cui festeggiamo i 20 anni del museo del cinema alla Mole Antonelliana. Gli splendidi abiti fanno da collegamento alle storie che vengono raccontate attraverso le fotografie e i film: Torino capitale del cinema muto e Roma capitale del cinema moderno, le immagini dei set e i volti delle star che hanno contribuito a creare la storia del cinema italiano famoso in tutto il mondo. Infine, un ringraziamento a tutti coloro che hanno preso possibile questo progetto».

I costumi

L’allestimento della mostra prevede l’esposizione di 17 costumi e attrezzeria autentici del periodo 1900-1920, legati all’epopea del cinema muto e provenienti dalla Sartoria Teatrale Devalle di Torino. Per il cinema sonoro, invece, ci saranno abiti eleganti e preziosi indossati da grandi dive dell’epoca d’oro del cinema italiana in collaborazione con la Sartoria Annamode di Roma che, sin dagli anni ‘50, realizza con passione abiti che hanno reso i costumisti italiani famosi nel mondo. Non poteva mancare nel percorso espositivo un omaggio dedicato alla creatività sartoriale di quegli anni che ha caratterizzato il nostro cinema e che ancora oggi è in grado di creare indubbie fascinazioni visive. I film da cui provengono gli abiti sono: Cabiria (1914), Il ponte dei sospiri (1921), La congiura di San Marco (1924), Le notti bianche (1957), La notte brava (1959), Adua e le compagne (1960), Operazione San Gennaro (1966), Le streghe (1967), La storia di Piera (1983), Il piccolo diavolo (1988) e La seconda moglie (1998).

Le fotografie

La prima parte si compone di una selezione di immagini di grande effetto scenografico: le fotografie di scena di film muti come Gli ultimi giorni di PompeiSpartacoSalambò e, naturalmente, Cabiria, il celebre kolossal di Giovanni Pastrone girato a Torino. Sono immagini in cui i costumi e le imponenti scenografie restituiscono la dimensione spettacolare e l’impegno produttivo del cinema muto torinese.

Il percorso prosegue poi con una scelta di foto di lavorazione che ritraggono alcuni tra i protagonisti dell’epoca d’oro dello straordinario cinema italiano tra gli anni ‘50 e gli anni ‘90. Queste immagini mostrano l’incredibile macchina produttiva del cinema, la sua evoluzione creativa, svelando aspetti inediti della vita sul set, oltre a offrire dettagli curiosi sui film e sui loro protagonisti nei quali tanto pubblico si è riconosciuto per anni.

La mostra è inserita nel programma delle manifestazioni legate a Torino Città del Cinema 2020

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