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Un nuovo “gusto” per il nostro tempo

A Dronero sta per debuttare “Bistrot Brignone”, un locale innovativo sotto ogni aspetto

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Sabato 4 luglio, all’imbocco della Valle Mai­ra, apre le porte l’innovativo “Bistrot Brigno­ne”. Ne parliamo con Umberto Bri­gno­ne, 28 anni, una laurea in e­conomia-marketing del prodotto di qualità, che rappresenta la terza generazione della Pastic­ce­ria Brignone, realtà ar­­tigianale presente a Dronero dal 1964.

Il Bistrot propone una formula di ri­storazione rapida, dalla fi­lo­so­­­­fia in­novativa. Di cosa si tratta?
«I miei nonni prima, e mio padre poi, hanno fatto del “Dronerese” un prodotto unico e inimitabile, realizzato quotidianamente nel piccolo laboratorio di via Roma, con un amore per il gu­sto e il procedimento artigianale.

Forte di questo valore, quando nel 2015 sono en­­trato in azienda, ab­biamo concordato che era necessario pensare a un nuo­vo laboratorio per la nostra pro­du­zione, visto l’in­­cremento con­tinuo di lavoro che si è r­e­gi­strato negli ultimi an­ni. Dal­­la costruzione del laboratorio all’a­pertura del nostro Bi­strot, nel­la parte antistante dello stesso im­mobile, il passo è stato naturale.

La qualità delle materie prime e il rispetto dei procedimenti 100% manuali continua da essere un “must” che caratterizza il “modus operandi” dell’evoluzione della pa­­sticceria che, negli ultimi 30 an­ni, è stata gestita da mio padre Giorgio, tuttora in attività. Nel 2017 abbiamo acquisito un vecchio immobile dismesso, situato da­­vanti all’ex caserma degli Alpini (ora Istituto alberghiero), sulla pro­vinciale che sale in valle, con l’intenzione di ri­strutturarlo in bioedilizia e trasformarlo nel no­stro laboratorio di produzione dolciaria.

Il laboratorio è attrezzato con macchinari 4.0 in grado di or­ganizzare la produzione con processi digitalizzati per ga­­rantire il massimo della sicurezza, pur preservando il fascino del­la realizzazione tradizionale e ma­nuale del­le nostre specialità.

Si tratta di uno sforzo finanziario im­portante, ma di un messaggio che vorremmo dare agli abitanti e alla splendida zona in cui viviamo, che merita più attenzione e più rispetto. Abbiamo inserito idee in­no­va­tive, come gli auto bloccanti del de­­hors (ricavati da plastica riciclata di vecchi copertoni e fili elettrici) o l’acqua dello scarico dei wc (re­­cu­pe­ra­ta da quella piovana per risparmiare quella potabile).

Ab­bia­­­mo an­che pensato al­la sola e­nergia elettrica verde per il sostentamento di edificio e produzione, che au­to produciamo per la quasi to­talità del fabbisogno grazie a pan­­nelli fotovoltaici installati sul tet­to. Facciamo uso esclusivo di prodotti locali, molta attenzione alla tradizione e alla storia del no­stro cibo per valorizzare e promuovere u­na cultura gastronomica da ri­sco­prire e riproporre in chia­ve di co­noscenza del buon gu­sto, cer­can­do di arrivare a chi non vive in un luogo co­sì ric­co di biodiversità».

Cos’è la formula del Bistrot?
«Come idea generale di locale ci sia­mo ispirati ai classici bistrot francesi: luoghi gradevoli, possibilmente con ampi spazi aperti, in cui la conversazione da momenti di svago è abbinata al gradevole buon gusto delle consumazioni».

A quale clientela vi rivolgete?
«Turisti ed escursionisti possono avere una colazione fresca e ge­nuina, con una ricercata miscela A­rabica di caffè biologico proveniente da Messico, Colombia e Pe­rù, abbinata ai nostri prodotti, dol­ci e salati. I giovani possono consumare un pasto veloce con lievitati prodotti in giornata nel nostro laboratorio “a passi 10”. Le famiglie con i bambini possono fare da noi una merenda a base di gelato artigianale di montagna, giocando negli spazi dedicati; il dopo-lavoro, per tutti, con una birra o un aperitivo servito con stuzzichini a filiera cortissima».

Che cosa si augura?
«Vorrei che i nostri clienti percepissero la filosofia che supporta il no­stro lavoro: dare “gusto” al lo­ro tempo. Un sogno che è insieme una promessa. Oltre a questo mi piacerebbe essere di esempio per altri giovani che, come me, han­no a cuore il territorio in cui vi­vono e decidono di investire, per sviluppare una rete sostenibile, insieme».

BaNNER
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