Un antico santuario co­­­­struito nella roc­­­­­­­­­­­cia, che cu­sto­di­sce al suo interno una chiesa in una grotta, luogo di ristoro per i pellegrini e rifugio dei partigiani durante la Resistenza, avvolto in un fa­scino senza tempo. Questa settimana IDEA ha voluto dedicare un approfondimento al San­tuario di Santa Lucia, che si trova lungo la strada che collega Vil­­lanova a Rocca­forte Mon­dovì e che, dall’alto del monte Momburgo, domina tutta la Val­­­le Ellero. Di recente il com­plesso è stato oggetto di importanti opere di riqualificazione che mirano alla sua rinascita culturale. Ne abbiamo par­lato con l’architetto Marcello Boetti, che ha seguito gli in­terventi di restauro.

Boetti, qual è la storia del com­plesso?
«Le origini sono incerte: purtroppo la documentazione risalente al 1400-1500, probabile epoca di costruzione, fu distrutta da una rappresaglia napoleonica, che causò l’incendio degli archivi comunali e di quelli della parrocchia di Santa Cate­rina. I primi scritti in cui viene menzionata la grotta con l’altare risalgono al 1583 e sono re­gistri che documentano la visita pastorale di monsignor Giro­lamo Scarampi (inviato da papa Gregorio XIII come visitatore apo­sto­lico nella Diocesi di Mon­dovì, ndr)».

Si parla, però, anche di un’apparizione…
«La tradizione che si diffonde so­prattutto a partire dal­l’Ot­to­cento vuole che il Santuario sia stato costruito in seguito al­l’apparizione di Santa Lucia a una pastorella sordomuta, che si trovava a pascolare il suo gregge nei pressi del pilone presente vicino al torrente Ellero, de­dicato proprio alla santa protettrice della vista. Si narra poi che la pastorella, dopo aver ri­cevuto la grazia, una volta tornata in paese, abbia riferito il messaggio con cui la Santa chiedeva che il pilone fosse spostato in un luogo più sicuro, da lei indicato. Ini­zial­mente, si trovava infatti nella zo­na sottostante all’attuale San­­tuario, detta Vil­la di Gra­fiasco, soggetta alle eson­da­zio­ni dell’Ellero».

Quali sono le particolarità di questa importante struttura?
«Presenta una parte dedicata al cul­to, mentre un’altra è adibita a ospizio per ac­cogliere pellegrini e viandanti, di cui vi era un grande afflusso prima che il cen­­tro principale diventasse il San­tuario di Vicoforte. La par­te intonacata “di bianco” è la più antica; la struttura è stata completata nel Settecento e le arcate, che compongono l’Opera Pia Bernardi, costruita nel 1800, sono il frutto del lascito dell’omonimo benefattore».

Che tipo di manutenzione ha richiesto l’edificio?
«Il Santuario “dialoga” conti­nua­­mente con la natura: se ciò, da un lato, gli consente di dominare la valle sia di giorno che di notte (è, infatti, molto ben illuminato, ndr), avendo peraltro una splendida terrazza panoramica, dal­l’altro si trova a fare i conti con l’umidità. La struttura della par­te più antica è adiacente alla roc­cia e questo comporta notevoli lavori di manutenzione. Grazie al contributo della Fondazione Crc e con il supporto della Fondazione Crt sono state realizzate opere edi­li fondamentali, tra cui: il ri­facimento del tetto del­l’Opera Pia Ber­nardi e la realizzazione del sistema di scolo per il de­flusso delle acque meteoriche».

Perché valorizzare Santa Lucia?
«Questo è un luogo che va ri­scoperto e restituito alla comunità, in modo da renderlo fruibile sia per gli abitanti delle Valli monregalesi sia per i turisti. È un luogo unico: è dif­ficilissimo trovarne altri con le stesse ca­­ratteristiche in Ita­lia e, più in generale, in Europa».

Quali iniziative di promozione sono in programma?
«Stiamo lavorando per rendere più agevole il percorso di visita, an­­che a livello individuale. A bre­ve verranno installati pan­­nel­li informativi dedicati al San­­­­­tuario e alla sua storia, che si in­treccia con i fatti della Re­sistenza monregalese.

Inse­ri­re­mo an­che una frase di Nuto Re­velli sulla libertà. Questo San­tuario ven­ne utilizzato dai partigiani, come racconta Albino Moran­dini ne “Il prete dei ribelli”, “appellativo” del par­ro­co ori­ginario di Fra­bosa Sot­tana don Giuseppe Bruno che, proprio in San­ta Lucia, iniziò a stampare dei giornali clandestini, tra cui Rinascita d’Italia».

Patrimonio di Villanova Mondovì e risorsa per il turismo

«Il Santuario è molto caro alla co­mu­­nità locale ed è un luogo di ri­chia­­mo anche per le persone che pro­vengono da fuori regione». Ad af­fermarlo è don Giampaolo Lau­ge­ro (foto in basso), sacerdote delle parroc­chie di San Lorenzo e Santa Caterina (che comprende il San­tuario di Santa Lucia), «Grazie al Comune di Vil­lanova Mon­dovì, la strada che porta al San­tuario è tornata agibile e si può percorrere in auto. Al momento cele­bria­mo due Mes­se all’anno nella chiesa nella grot­ta: una per la Pen­tecoste e una il 13 dicembre, giorno di Santa Lu­cia». «Questo luogo è unico, edifici con simili particolarità sono difficili da trovare», prosegue il parroco, aggiungendo: «Per la po­si­­zione ri­corda quello di Rocama­dour in Fran­cia o il Santuario di Mont­­­­­­ser­rat in Spagna. Per lungo tem­­po ha ospitato campi estivi e ritiri spirituali, attività non consentite dal­­le norme vi­genti; per la stessa ragione quest’anno non viene celebrato il Ro­sario, che solitamente si pre­gava la do­­me­nica grazie alle suo­re Mis­sionarie della Passione di Gesù». Og­gi a occuparsi del rilancio del Santuario è un comitato di cui fanno parte le parrocchie, il Comu­ne, le suore di Santa Caterina, la sezione di Mondovì dell’Asso­cia­zione nazionale partigiani e alcuni vo­lontari che si occupano anche delle visite guidate. Precisa don Giampaolo Lau­gero: «Stiamo cercando di valorizzare il Santuario di Santa Lucia come merita, grazie all’architetto Marcello Boetti, che si occupa anche di gestire le visite in qua­lità di volontario insieme a Ro­berto Turco; abbiamo creato un nuovo sito web, oltre alle pagine Face­book e Instagram, in modo che le persone possano mantenersi aggiornate sulle attività; su You­Tube è inoltre possibile trovare audioguide dedicate». Il Santuario è aperto tutte le domeniche, da giugno a ottobre, dalle 14.30 alle 17.30; oltre a queste aperture ad accesso li­be­ro, da quest’anno si aggiunge un’im­­portante no­vi­tà: le visite guidate. Le prime due sono pro­grammate per il 5 lu­glio e il 23 agosto, pre­via prenotazione. L’accesso all’edificio è con­sen­tito a piccoli gru­p­pi e indossando la ma­scherina».

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