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«Sarò in langa per degustare vini e nocciole»

La stella del biathlon Dorothea Wierer raccoglie l’invito di IDEA a visitare l’Albese

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L’Italia dello sport ha trovato una nuo­­va musa ispiratrice. Si tratta della “regina delle nevi” Do­ro­thea Wierer, la plu­ricampionessa di biathlon che, con i suoi successi emozionanti e il suo fascino nordico, ha conquistato un Paese intero, incollando allo schermo di tv e computer anche chi non è un fervente appassionato di questa disciplina sportiva. Noi della Rivista IDEA abbiamo avuto l’o­no­re di intervistarla, ricevendo una piacevole notizia: la vincitrice di tre Mondiali e due Coppe del mondo di specialità potrebbe presto venire a farci visita.

Dorothea, da bambina truccava le bambole o allenava la mira?
«Non sono mai stata molto ap­passionata di giochi femminili. Sin da piccola ero attratta dallo sport, dal movimento».

Com’è andata la prima volta sugli sci?
«È stato bellissimo: il contatto con la natura, i boschi, la neve. Tutto fantastico. Del resto, provengo da una famiglia di sportivi e, quindi, è stato piuttosto facile mettere gli sci ai piedi».

Con il biathlon è stato amore a prima vista?
«Devo dire di sì, anche se, va det­to, dove sono cresciuta, a Rasun-Anter­selva (co­mu­ne di 2.900 abi­tanti della pro­vincia di Bol­zano, in Tren­tino-Alto Adige, ndr), vicino al­la famosa arena di Anter­selva, tutti sognano di di­ven­tare campioni di biathlon. È un po’ quello che può provare nei confronti del tennis chi nasce in quel di Wimbledon».

Ha mai odiato il biathlon?
«Mai. Ho sempre amato questo sport, perché sa darti tanto, an­che durante le giornate storte, quan­do le cose non girano. Que­sto perché con il biathlon si ha la possibilità di rifarsi subito».

Regala più emozioni la Coppa del mondo o il Mondiale?
«Tutte e due, anche se, devo es­sere sincera, vincere la medaglia mondiale ad Anterselva da­vanti alla mia famiglia e ai miei tifosi è stata un’emozione indimenticabile. Allo stesso tempo, vincere la Coppa del mondo generale è un qualcosa di grande perché significa essere stata la migliore della stagione agonistica».

L’oro olimpico, che ancora man­ca nel suo palmarès, è un’os­ses­sione o uno stimolo?
«Non è un’ossessione. Ho da­van­ti ancora un’Olimpiade e da­rò, co­me sempre, tutta me stessa per ottenere il massimo risultato. L’importante è fare tut­to ciò che è nelle proprie possibilità in modo da non avere rimpianti. Se arriverà l’o­ro “bene”, altrimenti mi ac­con­­ten­terò del fat­­to di avere co­munque vinto tanto in carriera».

Sente di poter diventare ciò che Alberto Tomba è stato per lo sci al­pino, Federica Pellegrini per il nuo­to e Marco Pantani per il ci­clismo?
«Sono nomi incredibili. Cam­­pioni e leggende dello sport. Mi auguro di venire ricordata co­me un’atleta che ha dato tanto al biathlon. Ho provato una grande felicità quando mi hanno co­municato gli ottimi dati di “au­dience” dei recenti Mondiali di An­ter­selva: significa che qualche persona in più conosce la mia disciplina».

Come si prepara, a livello mentale, per una gara?
«Con serenità. Cerco di non ave­re mai ansia. Non seguo riti particolari, né sono superstiziosa».

A livello fisico, invece, come si allena alle varie competizioni?
«Ci alleniamo praticamente tut­to l’anno. Palestra, skiroll, bici da corsa, atletica: siamo in “training” quasi permanente».

Quanti giorni riesce a trascorrere a casa con la famiglia?
«Pochissimi, purtroppo. Siamo qua­­­si sempre in ritiro con la Nazionale. Mi piacerebbe godermi un po’ di più la mia casa, stare con mio marito. Co­munque, non mi lamento perché in qua­rantena sono rimasta a casa qua­si per tre mesi. Non succedeva da anni».

La “mira” con la carabina co­me si migliora?
«Con l’allenamento. Tante ses­sio­ni di tiro, concentrazione e cu­ra dell’aspetto mentale».

Usa la stessa precisione nel truc­co! Pe­raltro, si è già ci­men­tata a fare la stilista. Le pia­ce il mondo della moda?
«Mi piace la moda, mi piace truccarmi e prendermi cura del mio corpo. Ho una grande passione per lo shopping, ma devo contenermi (ride, ndr)».

Ma ha più scarpe da ginnastica o scarpe con i tacchi?
«È una bella sfida: ne ho tantissime di entrambi i generi».

Se Playboy tornasse a chiederle di posare senza veli per la loro rivista rifiuterebbe ancora?
«Sì. Non fa parte del mio modo di essere. In più sono un’atleta del gruppo sportivo Fiamme gialle».

La parte del suo aspetto che le piace di più e quella di meno?
«Mi piaccio così come sono. Ma­gari se avessi qualche centimetro in più… Scherzo!».

È vero che è pigra?
«Non proprio. Divento pigra quan­­­do posso passare qualche gior­­no a casa. In quei momenti mi dedico a divano, Netflix, cioccolata. E c’è mio marito Stefano che cucina per me».

Dopo il biathlon, la moda o il ristorante di famiglia?
«Sinceramente non ci ho mai pen­sato. Mi vedo atleta e non rie­sco a proiettarmi ancora nel “post” carriera. Vedremo!».

Com’è la Dorothea figlia, sorella e moglie?
«Amo la mia famiglia. Adoro i mi­ei fratelli e sto benissimo con mio marito. Sono fortunata ad ave­­re una bella famiglia e ad ave­re Ste­fano al mio fianco».

Si vede, un domani, nel ruolo di mamma? Uno o più figli?
«Mi vedo come mamma. La mia famiglia di origine è molto numerosa, per cui mi auguro di avere più figli in futuro».

La aspettiamo nell’Albese, do­ve, oltre alla cioccolata, potrà trovare il tartufo bianco, grandi vi­ni e percorsi ide­ali per gli al­lenamenti. Verrà a trovarci?
«Con piacere. Mi piacciono tantissimo le Langhe e l’alta Langa, pa­tria delle nocciole. Mi farò una scorpacciata di creme a base di cioccolato e nocciole; degusterò volentieri i vostri ottimi vini e, se nella stagione giusta, perché no anche il tartufo?».

BaNNER
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