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«Completeremo il grande lavoro iniziato nel 2014»

Francesco Monchiero confermato presidente del Consorzio Tutela Roero

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Francesco Monchiero non ha l’aria di essere uno che lascia le cose a metà, nemmeno a causa di una pandemia. Anche per questa ragione il titolare della cantina Monchiero
Car­bo­ne di Canale ha accettato di buon grado di ricoprire per la terza volta consecutiva il ruolo di presidente del Consorzio Tutela Roero.
«Mi è stato richiesto da quasi tutti gli associati di rimanere an­­cora per un triennio», spiega il presidente Mon­chie­ro. «La prassi del limite dei due mandati è abbastanza as­so­data, anche se non scritta e io non avevo intenzione di ripresentarmi, ma mi ha fatto piacere la fiducia che mi hanno accordato i soci».

Era l’unico candidato presidente ed è anche l’unico presidente da quando è nato il Consorzio…
«Sono convinto che le alternanze, a tutti i livelli, portino vantaggi. Il nostro Consorzio, però, in questa fase presenta del­le particolarità. È nato 6 anni fa, dal nulla e abbiamo dovuto pensare alla struttura, alla promozione, agli eventi, alla vigilanza, alla modifica del disciplinare. Il percorso di costruzione è quasi terminato, ma manca ancora qualche tassello, anche a causa dell’emergenza sanitaria. Uno dei motivi per cui ho accettato di proseguire è proprio poter terminare questa fase, in modo da dotare il Con­sorzio di una figura che possa fare da “trait d’union” tra produttori e Con­siglio di Am­mi­nistra­zio­ne, affinché il prossimo Pre­si­dente sia affiancato da un di­rettore con le competenze necessarie».

Oltre ai “Roero days”, cosa siete stati costretti a rimandare a causa del Covid?
«Era prevista la presentazione delle cartine ufficiali dei “Wine tour”, percorsi tra i cru del Roe­ro. Abbiamo voluto dare ai turisti che vengono da noi uno strumento per poter passeggiare tra le nostre colline assistiti anche da un supporto elettronico, in grado di indicare loro in quale cru si trovino in quel momento, ma anche, nel caso, informazioni sul pilone votivo o sulla chiesa incrociati lungo il percorso».

Si dice che il Covid possa avere dei risvolti positivi. Per il vino, non mi pare di vederne…
«Forse l’unico aspetto positivo è la risposta, migliore delle attese, fornita dagli amanti della buona tavola. Hanno dimostrato di aver voglia di andare nei ristoranti, assaggiare buone bottiglie. I consumi caleranno, perché se dove c’er­ano 100 posti a sedere ora ne rimangono 70, è inevitabile che sia così. Bi­so­gnerà capire quanto tempo im­pie­gherà il turismo dell’Al­bese per tornare ai livelli precedenti. Per quanto concerne il vino, la forza del Roero e del­l’Albese in generale, è che non abbiamo un solo mercato di riferimento ed esportiamo in tutto il mondo. Il Roe­ro, in più, ha questa ca­rat­teristica di poter contare su una Docg sia di bianco che di rosso, il che ci rende più versatili. Il Roe­ro è un vino trasversale, che si trova dappertutto: sulle carte dei vini, sui siti In­ter­net e anche qualcosa nella grande distribuzione di qualità. An­che la crisi e­conomica del 2011 ha colpito forte, ma noi produttori di vino eravamo abituati ad ap­poggiarci all’estero. Questa vol­ta, invece, ha colpito tutto il mondo, quindi è molto importante avere più mercati di riferimento e canali di distribuzione diversificati».

Cosa significa fare “tutela del Roe­ro” in un momento così particolare?
«Io dico sempre che la prima categoria da tutelare è quella dei produttori di uve. Se non tuteliamo loro, un domani ci troveremo a non avere più pian­te. La più grande soddisfazione che mi sono tolto in questi anni è stata prendere in mano il Con­sorzio nel momento in cui il Roero do­veva affrontare il problema dell’eccesso di im­pianti viticoli. U­na denominazione che in 20 anni era arrivata a una produzione di 4 milioni di bottiglie, in due anni aveva aumentato la superficie vitata arrivando a un milione di bottiglie in più. Si era quindi creato un eccesso di prodotto a cui siamo riusciti a porre rimedio grazie a una buona ge­stione degli impianti con una piccola riduzione delle rese per un an­no. La mia piccola soddisfazione è che il prezzo delle uve di Roero Arneis è stato co­stantemente sopra l’euro al chilo. Questo, per me, significa tutelare un territorio».

BaNNER
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