La zona del saluzzese si può descrivere come un grande frutteto. Questa area è infatti il regno delle coltivaioni frutticole che qui hanno trovato l’habitat ideale, grazie a terreni sciolti senza ristagni d’acqua, atmosfera luminosa e asciutta, forte divario di temperature tra giorno e notte tale da favorire maturazione e colorazione dei frutti.

In una relazione di Carlo Borda, redatta nel 1881 in nome del Comizio Agrario di Saluzzo si legge che “il Circondario gode di una meritata fama per la squisitezza delle sue frutta… Le castagne dei nostri monti, le pesche delle pianure saluzzesi, le mele di Bagnolo, di Rossana, di Costigliole e di Piasco, i fichi delle nostre colline, varie qualità di pere (principalmente quelle dette Martin), le susine, le noci, sono oggetto di un importante commercio di esportazione”. In verità la frutticoltura si è sviluppata molto in queste aree tanto da vedere in Saluzzo il suo principale centro di produzione. Affinando ulteriormente lo sguardo potremmo osservare particolari tecniche di coltivazione della frutta.

Nei dintorni di Manta, ad asempio, si trovano filari di mele, mentre se si prosegue in direzione Lagnasco assume maggiore importanza la coltivazione della pesca. Preziose e prelibate anche le varietà di Ramassin e pero. Il Ramassin di Saluzzo ha una polpa dolce e carnosa e, senza dubbio, rappresenta un esempio della strordinaria ricchezza di biodiversità frutticola del Piemonte. Le aree di coltivazione privilegiate per questa varietà che si adatta facilmente al gelo e ai diversi tipi di terreno, sono i terreni collinari collocati al di sopra dei 500 metri di altitudine che presentano un microclima particolare.

Il frutto di questa varietà, caratterizzata da diversi ecotipi, diffusa da secoli in provincia di Cuneo, è ovale e di piccole dimensioni, il colore della sottile buccia varia dal giallo ambrato al blu fino al viola intenso una volta maturo. I Ramassin tendono a staccarsi spontaneamente dal ramo quando sono maturi e quindi solitamente vengono raccolti a terra anche se negli ultimi anni, vista la delicatezza del frutto, sono state allestite delle reti sospese su cui far cadere i ramassin.

Ricchi di potassio, fibra, calcio e fosforo, solitamente vengono consumati freschi, tuttavia negli ultimi anni si punta anche molto sulla trasformazione artigianale sotto forma di confetture, gelatine o liquori aromatici, frutta sciroppata o essiccata spesso anche naturalmente al sole. Altra specialità l’albicocca tonda di Costiglione: prodotta a Costiglione Saluz-zo, dal quale prende il nome, e si differenzia per le eccellenti caratteristiche gustative, la succosità della polpa e l’intenso aroma.

Nel Saluzzese il pesco diventò una vera e propria coltura specializzata intorno agli anni ‘30 del Novecento quando alcuni lungimiranti agricoltori collocarono i primi impianti nell’area di Lagnasco. L’assortimento varietale, inizialmente composto dalle varietà americane J.H. Hale, Elberta, Mayflower, si arricchì di varietà a polpa bianca italiane come Michelini, Impero e Cervetto passando poi negli anni successivi a varietà quali Glohaven, Redhaven, Cresthaven, ad alcune varietà di nettarine che ben presto si diffusero più delle pesche comuni e che sono particolarmente apprezzate soprattutto dai mercati settentrionali e varietà cuneesi come la Franca, la Roberta Barolo e la Lagnasco.

E dopo un “excursus” sulle bontà frutticole del territorio, vale la pena scoprire questa area attraverso un anello ciclabile di lunghezza complessiva di 32 chilometri con partenza da Saluzzo e toccando i paesi di Staffarda, Cardè e Moretta. Il percorso si snoda attraverso strade a basso traffico e sentieri sterrati di campagna, costeggiando e attraversando spesso le sponde del fiume Po. Consigliato l’uso di bici da viaggio con gomme larghe e tassellate. Il percorso non presenta particolari difficoltà e pendenze considerevoli, e può essere intrapreso da ciclisti con minimo allenamento.

Merita una visita il centro storico del comune di Saluzzo. Nel borgo medioevale sorgono il Duomo, la chiesa di S. Giovanni, la Castiglia, residenza dei Marchesi di Saluzzo e la Torre civica. Da qui si gode anche una bella veduta della sottostante pianura cuneese e in giornate limpide la vista del Monviso.

A nord di Saluzzo, in mezzo alla campagna, sorge l’Abbazia di Staffarda, antica dimora benedettina su terre donate dei Marchesi di Saluzzo. Il complesso di origine medioevale, rimaneggiato nel corso dei secoli a seguito di danni strutturali riportati da guerre e battaglie, fu adibito inizialmente a luogo di culto, attività di produzione agricola e ad accoglienza dei pellegrini in visita al monastero. L’abbazia è visitabile a pagamento per singoli e gruppi. Antistante alla struttura è presente un chiostro ombreggiato con panche e tavoli in legno ad uso gratuito.