Confagricoltura Piemonte: scendono le quotazioni all’origine, ma sale il prezzo della carne suina

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Nel mese di aprile i consumi domestici di carni suine sono aumentati dell’1,3% in volume; allo stesso modo si registra un aumento dell’11,3% in valore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Lo rileva Ismea, che riscontra una dinamica positiva sia per la spesa dei salumi (+8,4%), sia per le quantità acquistate (+4,6%).

Nel periodo che va dal 23 marzo 2020 al 19 aprile 2020, sempre in base alle rilevazioni di Ismea, il prezzo medio al consumo della carne fresca è risultato pari a 7,51 euro/kg, in aumento sia rispetto alle quattro settimane precedenti (+1,6%), sia rispetto allo stesso periodo del 2019 (+11,3%).

I consumatori dunque privilegiano i consumi di carne di maiale in questo tempo di crisi e spendono di più, ma nelle tasche degli allevatori i ricavi diminuiscono.

Infatti, sempre secondo i dati rilevati da Ismea, nel mese di aprile 2020 l’indice dei prezzi alla produzione dei suini da macello (2010=100) mostra ancora una leggera diminuzione rispetto al mese precedente (-1,8%).

Se guardiamo i prezzi all’origine di dicembre rileviamo che i suini pesanti (160-176 kg) erano pagati al produttore 1,79 euro al chilo; gli stessi animali oggi sono pagati 1,11 euro al chilo: il calo di fatturato, per gli allevatori, è nell’ordine del 38%. I dati sono ufficiali, della Commissione Unica Nazionale dei suini da macello del Ministero delle Politiche Agricole e della Borsa Telematica Italiana.

Nel mese di marzo 2020, l’indice Ismea dei costi per gli allevamenti suini (ultimi dati disponibili) ha subito un leggero aumento (+1,9%) sia rispetto al mese precedente, sia, in maniera più consistente, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+12,7%).

“Oggi – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – i ricavi non sono più sufficienti a coprire i costi di produzione. Il COVID-19 ha assestato un colpo durissimo a un comparto già in difficoltà”.

Il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro fa rilevare che “oggi gli allevatori perdono tra gli 80 e i 100 euro a capo: la ripresa non sarà immediata e ci vorranno mesi per esaurire le scorte. Ad accrescere le difficoltà del comparto ci sono i costi dell’alimentazione in deciso aumento, a causa dell’innalzamento dei prezzi delle materie prime, soia e crusca in particolare, per via di ritardi nell’attracco delle navi in arrivo e delle difficoltà nei trasporti”.

Confagricoltura precisa che in Italia si importano 53 milioni di cosce di suini, a fronte di 20 milioni prodotte.

“Oggi dobbiamo fronteggiare l’emergenza, con gli strumenti che ci sono a disposizione, puntando a sostenere la liquidità delle imprese. Nel medio periodo – afferma Enrico Allasia – si dovrà attivare un’adeguata campagna promozionale per stimolare l’acquisto dei prodotti dei circuiti certificati in Italia e all’estero, per riacquistare quelle fette di mercato oggi messe a dura prova dall’emergenza COVID-19”.

Per Confagricoltura serve un “patto di filiera”, dove ogni anello della catena faccia la propria parte. “Riteniamo urgente  – aggiunge Ercole Zuccaro –un’azione di moral suasion da parte delle istituzioni sugli operatori della trasformazione, affinché prediligano materia prima nazionale rispetto a quella estera; chiediamo anche alla distribuzione organizzata di lavorare tenendo presente quello che sta succedendo negli allevamenti”.

c.s.