A Caraglio si valorizza la polenta bastarda

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A Caraglio è stato at­ti­vato un interessante progetto le­gato alla polenta ba­­starda, per lo sviluppo, promozione, valorizzazione e tutela della sostenibile coltivazione del tipico mais caragliese portato avanti da quattro pro­dut­tori.

Dopo anni di ricerca, la particolare farina di meliga composta dall’incrocio naturale di 5 va­rie­tà storiche di mais (Pi­gno­let­to, Ma­rano, Nostrale del­l’I­sola, Ot­to­file e Bianco Perla) è stata ritrovata e da quel mo­mento, in via sperimentale, si è cominciata la sua coltivazione mista per testare le qualità organolettiche della farina prodotta. Si è giunti alla conclusione che da questa pe­culiare farina si ottiene un’ot­tima polenta e fragranti biscotti dal gusto particolare.

Da qualche anno, grazie alla Pro loco di Caraglio, da sempre sensibile al­le tematiche di promozione e valorizzazione dei prodotti tipici storici del territorio caragliese, rievoca questa specialità impiegandola nella preparazione della polenta nell’ambito della Fiera di primavera.
È stata creata una pagina facebook (@po­­­­lenta­ba­star­dadica­raglio) che narrerà il cam­­­mino di questo ambizioso progetto che prende le mosse dal racconto di una vecchia leggenda caragliese.

Si narra, infatti, che tanto tem­po fa in un grande cascinale che sor­ge­va nelle terre piane
di Ca­raglio vivevano cinque famiglie di mezzadri. Ognuna di es­sa conduceva una parte di quella fattoria ed erano molto solidali fra di loro. Le loro origini e­ra­no di­verse: una fa­miglia proveniva da Alessan­dria, una dal Veneto, una dall’A­sti­giano, una dal Torinese e una era del luogo.
Un anno il proprietario comunicò al fattore e ai suoi mezzadri che il Natale successivo a­vrebbe fatto grande festa e a­vrebbe ospitato in quella grande cascina, personaggi illustri, altolocati e amanti soprattutto del­la buona polenta. Ogni famiglia si era portata, dalla sua terra, il mais che usava per preparare il tipico piatto e ognuna diceva che la sua era la più buo­na. Pre­­pa­rarono cinque appezza­men­­ti vi­cini, tutti coltivati a mais da po­lenta ma ognuno di varietà diversa: uno era coltivato a Ma­rano un mais alessandrino, uno a “nostrano dell’isola” di origine to­rinese, uno a “ottofile” che pro­ve­ni­va dal­l’Astigiano, uno a “pi­gnolet” del po­sto e uno a “bianco perla”, mais bianco del Veneto.

Il diavolo osservava maligno e divertito, da sopra un noce, la piccolezza umana e per divertirsi an­cora di più, una notte cominciò a soffiare così tanto da creare un vento impetuoso che investì i 5 appezzamenti. L’intenzione era quella di mi­schiare i pollini dei fiori in modo che le varietà si incrociassero e si imbastardissero creando del mais impuro. Arrivò il Natale, non senza trepidazione e abbastanza sagrinati, i mezzadri preparano la polenta con quella farina. Il risultato fu straordinario: la polenta piacque a tutti!