«Dobbiamo aiutare chi è in prima fila a dare il meglio»

0
490

IDEA n.13 del 2 aprile 2020

Il presidente della Provincia e sindaco di Cuneo Federico Borgna è ottimista sulla fine dall’emergenza e anche sul dopo

Ci sono decenni che sfilano quasi anonimi, senza alcuna emergenza, e altri in cui sembra scritto che debbano verificarsi imprevisti. Durante i suoi due mandati come sindaco di Cuneo (il secondo andrà a scadenza nel 2022), Federico Borgna ha dovuto fronteggiare due alluvioni e l’attuale pandemia di Covid 19. Da qui parte la conversazione di IDEA con il primo cittadino, anche presidente della Provincia di Cuneo.

Sindaco Borgna, ha vissuto questi eventi più come serie di sfortunate casualità o piuttosto come una sfida?
«Senza dubbio si vive tutto con più serenità, anche il ruolo di Sindaco, quando ogni cosa è sotto controllo e le persone possono vivere senza ansie. Ma quando si presentano delle criticità non c’è altro da fare se non, ovviamente, affrontarle. Dal mio punto di vista, nel caso di questa pandemia la vera sfida da parte di chi al governo delle città è riuscire a mettere tutti nelle migliori condizioni per dare il meglio».

Come si riesce a farlo?
«Rassicurando sia chi riveste ruoli più operativi, come il personale sanitario, i volontari e le persone che devono restare al lavoro per garantire i servizi indispensabili, sia chi deve organizzarsi per vivere una vita completamente stravolta, imparando nuove abitudini e modalità imposte dalla necessità di stare a casa».

Lei è stato in isolamento perché era entrato contatto con persone positive al virus. Come ha vissuto questi giorni?
«In realtà, trattandosi delle prima settimane di chiusura totale, c’erano mille attività da organizzare per cui ho passato la maggior parte delle giornate al telefono».

Secondo lei quando si tornerà alla normalità?
«Credo si potrà iniziare a pensare a una proiezione della famosa curva dei contagi a partire da questa settimana (quella dell’uscita di questo numero di IDEA, ndr). Le persone hanno iniziato a restare a casa sul serio da dopo metà marzo. Da qui in avanti potremmo avere previsioni più precise rispetto all’andamento del virus dopo la chiusura totale e valutare i possibili provvedimenti futuri».

In queste settimane insegnanti e studenti si stanno impegnando al massimo con la didattica a distanza e le video-lezioni. Pensa che le aule riapriranno prima della fine dell’anno scolastico?
«Sì, io credo di sì. In base all’andamento della curva dei contagi si deciderà quanto e come. Immagino che il riavvio del Paese avverrà a singhiozzo. Un blocco del genere non può e non deve durare in eterno. Quando sarà sufficientemente sicuro si inizierà con qualche sblocco e poi, sempre monitorando i contagi, si deciderà di conseguenza. Sono ottimista. Non si può pensare di tenere fermo il Paese ancora per mesi. Mi preoccuperebbe questa prospettiva».

Cosa ne pensa delle teorie del complotto che descrivono il Covid-19 come un esperimento di laboratorio sfuggito di mano e propagatosi per sbaglio?
«In generale penso che le teorie complottiste siano delle sciocchezze. C’è sempre qualcuno che cerca di lucrare consenso facendo leva sulla paura. Io, personalmente, piuttosto che ai tessitori di complotti cerco di dare ascolto agli esperti del settore, come i virologi».

Crede che la natura o qualcuno più in alto stia cercando di dirci qualcosa attraverso questa pandemia?
«Non credo ci sia alcun messaggio particolare legato a questa emergenza; nel corso dei secoli si sono già verificate epidemie e pandemie. Questa non è la prima. Indubbiamente tutte le esperienze, anche le più negative, dovrebbero insegnarci qualcosa. Certo se dovessimo vivere questa esperienza terribile e non dovessimo imparare nulla, sarebbe davvero una grande sconfitta».

Ritiene anche lei, come molti, che questo stop forzato a livello mondiale ci porterà a rivedere le nostre priorità ed emergere dall’isolamento più consapevoli e forse migliori?
«Ho due valutazioni su questo argomento. La prima è che, storica mente, ai periodi più bui della storia si sono succedute le epoche più brillanti e lucenti, la seconda è che proprio dagli imprevisti della vita emergono di solito le migliori risorse di ognuno di noi. Quindi se questa pagina, come temo, verrà descritta sui libri di storia come uno dei momenti più tragici per il mondo intero, sono certo che l’umanità riuscirà a mettere a frutto abilità fino a ora impensate».

Questa esperienza che cosa le ha insegnato?
«Soprattutto che il contatto con le persone che amiamo viene dato scontato. Una cena con la famiglia rimandata, ad esempio. Quando uno pensa “tanto li vedo la settimana prossima…” e poi all’improvviso scopri che non lo puoi più fare. E manca. Poi, andando più sul leggero, non mi lamenterò più quando mia moglie Alessandra mi chiederà di accompagnarla al supermercato. In questi giorni penso spesso alla bellezza di aprire il frigo e trovare tutti gli ingredienti che mi servono per preparare una ricetta o la pizza, ad esempio».

«Non imparare nulla da questa
terribile esperienza sarebbe
davvero una grande sconfitta»


  IL SUO INIZIO DI GIORNATA, CON “IL PRIMO CAFFÈ DEL MATTINO”  
  È SU FACEBOOK , «PER FARE DUE PAROLE CON LE PERSONE A CUI SI TIENE»  


Lei ha un profilo su Facebook ed è un sindaco piuttosto visibile, in genere. In queste settimane, invece, mentre altri politici ci offrivano dirette giornaliere in “streaming” e aggiornamenti lei è stato piuttosto dietro le quinte, perché?
«È stata proprio una scelta. Nel momento in cui si è crea il panico si viene inondati da una valanga di informazione che creano come un rumore di fondo per sovrastare il quale tutti tendono ad alzare la voce, come succede quando si partecipa a una cena al buio. E alla fine il rischio è che alzando i toni si generi un crescente stato di ansia piuttosto che veicolare le informazioni utili. E non credo sia il caso di spaventare le persone, c’è già abbastanza preoccupazione».

Per ora ha recuperato con un appuntamento quotidiano su Facebook grazie al breve video che potremmo chiamare “il primo caffè del mattino” nel quale chiacchiera con i suoi concittadini direttamente dalla cucina di casa sua. Come le è venuta questa idea?
«Mi piaceva condividere un momento rilassato e famigliare come la colazione per mandare un messaggio positivo e qualche suggerimento pratico per affrontare la situazione. Volevo proprio che fosse un appuntamento in cui dire pochi concetti, semplici, come si fa quando ci si sveglia e si fanno due parole ancora vestiti da casa e magari un po’ spettinati. Chiunque, a prescindere da ruolo, inizia la giornata cosi, con un caffè e due parole con le persone a cui tiene».

Qual è l’argomento di questi video?
«Svariati. a esempio nel primo caffè ho raccontato quanto credo sia davvero importante essere presenti con le persone anziane sole, telefonando spesso non sono per dare loro informazioni ma proprio fare una bella chiacchierata e tenere loro compagnia».

Come reagisce il pubblico di Facebook?
«Mi pare sia interessato. Gli utenti commentano e interagisco. ad esempio molti mi hanno suggerito di indossare una maglietta più colorata rispetto a quella bianca del primo video. e io ho seguito il consiglio. Nei prossimi video mi vedranno per forza un po’ spettinato perché non posso andare dal barbiere…».

Finisce sempre con un ringraziamento
«Sì, credo sia importante dire grazie. In questi giorni più che in altri, ricordando tutte le persone che stanno lavorando in condizioni impossibili per permetterci di uscire al più presto da questa emergenza».