Bullismo, ci scrive una mamma: “Chi si occupa dei bulli, vittime di se stessi, e delle famiglie consapevoli ma impotenti?”

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di una mamma in una lettera aperta: "Ci si ritrova a pensare a una persona che ami profondamente, come a un "problema" "

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Volevo raccontare una storia , una di quelle storie che apparentemente non ha fine .
Mi ritrovo costantemente a confrontarmi con una realtà che talvolta pare essere più grande di me. Già perché i figli non arrivano con le istruzioni per l’uso e purtroppo non tutti uguali .

Sarebbe stato facile educare tutti e tre allo stesso modo e sperare di ottenere gli stessi risultati. Invece no , le notti insonni non si contano , neppure le umiliazioni e i risultati sono diametralmente opposti. ADHD , borderline , ossessivo compulsivo sono termini che non possono identificare un mondo che non si conosce. Passata la fase del “cosa ho fatto che non avrei dovuto fare o cosa non ho fatto che avrei dovuto fare. Forse i peperoni, forse ho dormito a pancia in sotto, forse sono inciampata!!” Beh passata quella fase delirante, ci si ritrova a prendere atto del fatto che no…non c’era nulla di sbagliato, solo di ingiusto.

E seppur gli strumenti messi in atto dalla società sono svariati, neuropsichiatri, psicologi, insegnanti di sostegno, assistenti, farmaci ecc.. chiusa la porta di casa, h24 ci si ritrova a pensare a una persona che ami profondamente, come a un “problema”. Giustamente i media puntano i riflettori sui ragazzi “bullizzati”. Ma, chi si occupa invece dei cosiddetti “bulli”, talvolta vittime anche di se stessi e delle famiglie; talvolta ignare, talvolta consapevoli ma impotenti? I problemi degli altri si sa , sono sempre quelli più facilmente risolvibili .

Una bacchetta magica a contrastare i giudizi puntuali, quanto affrettati, l’ignoranza sul tema, l’inclusione che spaventa ..potrebbe tornare utile.
Io però, ne sono sprovvista e dunque oltre a limitarmi a non giustificare il comportamento di mio figlio, ma a stargli vicino, ad accompagnarlo nella sua difficile crescita, a tutelarlo in primis da se stesso…oltre questo nulla posso.

Domattina vorrei svegliarmi, il che implica l’aver dormito e vorrei poter guardare mio figlio, che non cambierei con nessuno al mondo, con la consapevolezza di avere la soluzione giusta. Chiedo troppo? Non è una domanda retorica.  Alla soglia dei cinquant’anni e dopo sedici anni di fatica e di ricerca di risposte, questa volta vorrei che a darmela fossero le istituzioni.  Ho un campanello anche io!

Barone Debora