La fondazione “Crc” si guarda allo specchio e si scopre bella, ricca e generosa.
Lo dice un bilancio di mandato 2016-2020 con numeri im­portanti: in quattro anni sono stati erogati oltre 93 milioni di euro sul territorio che diventano quasi 100 se si sommano gli investimenti a livello nazionale. Il patrimonio è di un miliardo e 600 milioni di euro, con un incremento di 50 milioni rispetto a quattro anni fa. Dal 2016 a oggi in media sono stati promossi trentacinque progetti e nove bandi ogni anno.
Per presentare numeri così, serviva un evento all’altezza.
La fondazione “Crc” l’ha realizzato scegliendo una “location” splendida come il teatro “To­selli” di Cuneo e ospiti speciali che, oltre a celebrare il quadriennio dell’ente, sono stati capaci di parlare di futuro.
Il grande protagonista è stato però Giandomenico Genta, chia­­mato sul palco per primo da Licia Colò, nota conduttrice tv che con competenza e simpatia ha presentato l’evento.
Il Presidente della fondazione “Crc” non ha nascosto un po’ di emozione, poi ha provato a racchiudere in pochi minuti quattro anni della sua vita: «Un pe­riodo molto intenso e ricco di risultati. Sono soddisfatto di quanto è stato fatto, attraverso un grande lavoro di squadra che ha coinvolto tutti. Abbiamo rea­lizzato tante iniziative e promosso progetti innovativi e di qualità per creare prospettive migliori per il futuro del territorio. Siamo stati capaci di raccogliere le sfide dell’innovazione senza dimenticare le piccole realtà. Siamo stati i primi in Ita­lia a realizzare una fusione tra fondazioni di origine bancaria (con la CrBra, ndr), abbiamo promosso la crescita e la valorizzazione dell’agroalimentare, prestato attenzione al risparmio energetico, alla cultura e all’arte e alle iniziative sportive. Ab­bia­mo portato l’educazione alla bellezza nelle scuole e promosso la crescita dei talenti, mettendo sempre al centro la persona. Soprattutto, siamo soddisfatti di aver fatto percepire la Fon­da­zione come un’entità aperta e co­struttiva, capace di dialogare con tutti e in grado di alzare
l’a­sticella. Chiudiamo il 2019 con il miglior bilancio degli ultimi undici anni. Anche questo è un grande motivo di orgoglio».
Incalzato da una domanda di Li­cia Colò, Genta ha svelato qual è stato il momento più difficile: «La partenza di questo Con­siglio: c’erano tutte le premesse perché ci fosse un clima non facile. Invece siamo stati capaci di costruire un modello coeso, in cui, pur discutendo, siamo sempre riusciti a trovare un pun­to di incontro. Facendo qual­che passo indietro abbiamo fatto tanti passi avanti».
Anche il direttore generale, Andrea Silvestri, non ha nascosto la propria soddisfazione: «Non c’è stata soltanto quantità, ma anche qualità di interventi. Siamo riusciti a essere vicini al territorio e allo stesso tempo a continuare a essere da stimolo e pungolo per innescare percorsi di innovazione».
Quindi a prendersi la scena sono stati gli ospiti, che hanno provato a “leggere” il futuro partendo dalle proprie esperienze personali.
Marco Borgomeo ha parlato di “Con i bambini”, realtà che presiede, nata nel 2015 su iniziativa delle fondazioni di origine bancaria con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa mi­­norile in Italia: «In sei anni abbiamo raggiunto i 600 milioni di euro di fondo: per il mo­mento, sono stati approvati 355 progetti per un impegno di 281 milioni di euro. Anche la Granda è coinvolta con undici progetti. è una sperimentazione che vogliamo che porti a sug­­gerire allo Stato di aggiornare le politiche della scuola e di lotta al problema della povertà educativa. La grande novità sta nel fatto che viene coinvolta tut­­ta la comunità».
Carolyn Christov-Bakargiev, di­rettore del Castello di Rivoli-Museo di arte contemporanea, ha spiegato in che modo sia pos­sibile valorizzare un territorio attraverso la cultura:
«Biso­gna investire nel­la formazione dei cittadini. La cultura e l’arte riguardano ciò che è assolutamente fuori dal co­nosciuto. So­no innovazione as­soluta, creatività. Pro­vare a vedere cos’era l’innovazione in altri secoli fa ca­pire come anche oggi sia possibile inventare visioni del mondo e modelli organizzativi che non esistono ancora. La cul­­tura insegna a inventare mo­delli e un territorio più in­venta modelli, più è ricco».
Quindi è stato affrontato il caso della cartiera “Pirinoli” di Roc­cavione, passata in pochi anni dal fallimento ad esempio di economia circolare, raccontato dal “manager” commerciale
Fa­brizio Ferrando: «è stato possibile rendere realtà un sogno grazie a un gruppo di persone che ci ha creduto, sacrificando anche una parte dello stipendio a favore dell’azienda nelle pri­me fasi. Grazie al sostegno delle istituzioni siamo riusciti ad acquistare i macchinari e gli immobili con settanta soci e a ripartire. Oggi lavoriamo con ventidue Paesi del mondo e siamo l’espressione del nostro territorio, fatto di gente semplice che non molla mai».
Anche lo sport può contribuire a creare migliori prospettive per il futuro.
Ne ha parlato l’ex pallavolista Andrea Lucchetta, oggi commentatore tv. “Lucky”, che in carriera ha giocato anche a Cu­neo, da sempre è molto impegnato nel sociale e dal 2010 ha dato vita a “Spike team”, cartone animato attraverso cui pro­va a trasmettere mes­saggi positivi: «Cerchiamo di usare questo linguaggio per arrivare alle nuove generazioni e far capire loro che lo sport è a­perto a tutti. Un ragazzo che perde le gambe in un incidente, ma si rimette in pista con l’hand­bike, un libero di pallavolo sordo che leggendo il linguaggio del corpo trova la capacità di giocare co­munque: dia­mo messaggi di inclusività per far comprendere che lo sport ab­batte i limiti e che dai disabili possiamo imparare tanto».
Infine è venuto il momento della testimonianza di Laura Orestano, ceo di “SocialFare”, il primo centro di innovazione sociale italiano, nato nel 2013 a Torino: «Partire con questa realtà è stato un atto di coraggio nel momento in cui l’innovazione sociale veniva percepita come qualcosa di molto astratto. Cos’è l’innovazione sociale? Una visione del mondo che converge per affrontare sfide glo­bali complesse e che si basa su tre pilastri: persone, ambiente e risorse. Ma, da soli, non ba­stano. C’è bisogno di trovare un linguaggio comune, di convergere di più insieme e di creare una massa critica che parli con una voce sola e riesca a farsi rappresentare».
Il finale è stato ancora ricco di e­mozioni con il presidente Giandomenico Genta che ha
vo­luto tutta la sua squadra sul palco per una foto di gruppo che terrà tra i ricordi più cari.

Gli interventi delle autorità ospiti del “Toselli”

Il teatro “Toselli” era ricco di rappresentanti di istituzioni, amministratori e del mon­do economico della Granda che non hanno potuto mancare in un mo­mento così im­portante per la fondazione “Crc”.
Tra loro: il sindaco di Cuneo e presidente della Pro­­vincia, Federico Bor­gna, il presidente di Acri (Asso­cia­zione di fondazioni e casse di risparmio), Francesco Pro­fumo, il presidente della Camera di commercio di Cu­neo, Ferruccio Dar­da­nello, e il presidente dell’Associa­zio­ne delle fondazioni di origine bancaria piemontesi, ol­tre che dalla fondazione “Crt”, Gio­vanni Quaglia. I loro interventi introduttivi hanno aperto l’evento.
«La fondazione “Crc” va ringraziata per tutto ciò che fa», ha detto Borgna. «è una realtà che incarna alla perfezione il modo di essere di Cuneo e della Gran­da: siamo gente capace di fare squadra, rimboccarsi le maniche e lavorare.Tutto questo è presente nelle iniziative della fondazione “Crc”».
«La fondazione “Crc” è un punto di riferimento non soltanto a livello locale», ha aggiunto Profumo. «Appena nate, le fon­­dazioni dovevano trovare un loro mo­dello. Ora, alla soglia dei trent’anni stanno arrivando alla m­aturità, ma la Fondazione ha accelerato il processo».
Per Dardanello la fondazione “Crc” «è un acceleratore della voglia di fare e delle capacità della nostra splendida terra. Il suo ruolo è sempre più importante nel dare la possibilità al territorio di continuare a essere competitivo».
«Le fondazioni sono i nuovi attori del tessuto sociale», ha concluso Qua­glia. «Devono tenere conto delle esigenze del territorio e cercare di corrispondere al territorio stesso. In questi quattro anni la fondazione “Crc” ci è riuscita fa­cendo squadra».