Dakar 2020: “la forza del lupo è il branco”, parola della pumina Cindy e di suo fratello, il pilota Jacopo Cerutti (L’INTERVISTA)

Il fratello della pumina della LPM Bam Mondovì ha tagliato il traguardo della Dakar 2020 e sta preparando un'asta benefica.

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Cindy Lee Fezzi (Foto Guido Peirone), Jacopo Cerutti e il loro "branco"

«La forza del branco è il lupo e la forza del lupo è il branco» è la frase di R. Kipling sulla quale la famiglia della pumina Cindy Lee Fezzi basa la propria filosofia di vita. 

Era uno dei “segreti” che ci aveva svelato la scorsa estate tramite i video realizzati dalla LPM Bam Mondovì per presentare il suo arrivo in casa rossoblù.

Oggi non l’abbiamo contattata per parlare di pallavolo, ma di motori: infatti, il fratello di Cindy, Jacopo Cerutti, pilota enduro, lo scorso 17 gennaio ha tagliato il traguardo della Dakar 2020.

Per i piloti e per gli appassionati la Dakar rappresenta la “Gara”, che, almeno una volta nella vita, deve essere affrontata; è una sfida che ti mette di fronte a mille possibili imprevisti, va oltre i limiti della competizione ordinaria: ci vuole preparazione, tenacia e tanta passione.

Quest’anno la Dakar ha raggiunto la sua 42 esima edizione e per la prima volta nella sua storia si è svolta in Arabia Saudita, dal 5 al 17 gennaio.

7.900 km di cui 5.000 di prove speciali, non è solo la lunghezza la peggiore difficoltà che affrontano gli equipaggi, abbiamo contattato telefonicamente la pumina Cindy e suo fratello per conoscere meglio i retroscena di una gara come questa.

LA PAROLA A CINDY 

Che emozioni avete provato da casa?

«Noi siamo molto uniti, esattamente come dice la frase del lupo, quindi da casa ognuno aveva il proprio compito: chi faceva da addetto stampa, chi seguiva i giornalisti, chi le tv, chi i fans. Abbiamo fatto di tutto per far sì che le persone che lo seguono potessero avere le informazioni sulla sua gara. E’ molto difficile da qui, non possiamo sentirlo direttamente, bisogna seguire la classifica: il che vuol dire che sappiamo come è andata la sua prova solo quando arriva ai way point, quindi quando ci sono dei problemi e il pilota non esce, noi da casa non riusciamo a sapere nulla»

Ci sono stati dei momenti in cui non siete riusciti ad avere notizie?

«Quest’anno è successo una volta a causa di un problema tecnico: è esplosa la gomma della sua moto, ha finito la gara sul cerchione posteriore, non so davvero come abbia fatto, ha percorso circa 100 km senza la mousse e altri 40 solo sul cerchione posteriore. Noi lo abbiamo scoperto solo alla fine. Un’altra volta ha terminato la benzina a 4 km prima del refuelling. Come hai detto tu queste sono gare molto particolari, quindi pur avendo piena fiducia in lui, non potendo seguirlo direttamente, la preoccupazione c’è. Quando la giornata finisce è una grande emozione»

Un grande orgoglio…

«Il suo percorso è stato incredibile, riuscire a concludere in 22 esima posizione, con tutte le difficoltà che la Dakar comporta, è un super traguardo. Siamo fieri del percorso che ha fatto, pensando anche a tutto l’allenamento che ha svolto per la preparazione. La Dakar si prepara in un anno, non hai possibilità di riscatto, hai una sola possibilità in un anno»

Dicevi appunto che ognuno cercava di monitorarlo da casa per diffondere gli aggiornamenti, come?

«Lo abbiamo monitorato attraverso la classifica, il sito della Dakar, le varie applicazioni per i piloti e ogni giorno abbiamo cercato di condividere con tutti le info»

Anche il rossoblù ha fatto da sfondo alla Dakar…

«Le mie compagne e tutto lo staff sono stati molto presenti, condividendo tutte le mie emozioni, seguendo le tappe della gara di mio fratello. E’ stato bello poter condividere con loro tutto questo. Adesso è a casa, è tornato ieri, e sicuramente presto verrà a vedere qualche nostra partita». 

LA PAROLA AL PILOTA JACOPO CERUTTI

Highlights sulla tua gara di quest’anno, che tipo di avventura è stata?

«Una Dakar particolare, prima settimana fatta di speciali belle, molto tecniche, con paesaggi fantastici; nonostante i problemi sono riuscito a rimontare abbastanza bene. La seconda settimana, al contrario di ciò che mi aspettavo, quindi delle prove più fisiche, invece, le speciali erano velocissime, molto rischiose, infatti, anche dopo ciò che è accaduto a Gonçalves,(ndr il pilota portoghese, veterano della Dakar, ha perso tragicamente la vita nella settima tappa) ci siamo rimasti tutti molto male e personalmente non sono riuscito a dare il massimo, era rischioso, e non ho rimontato quanto avrei voluto. Sono comunque contento, finire la Dakar è sempre impegnativo, per cui la soddisfazione è tanta»

Facciamo un passo indietro, come nasce la tua passione per la moto e come sei arrivato alla Dakar?

«Ho deciso di partecipare perché amo la moto e mi piace fare fatica e questa è la gara che racchiude questi due aspetti al massimo, è la gara più estrema al mondo. E’ il quinto anno che partecipo, ne ho portate 3 al termine. La passione è ciò che ti spinge ad andare avanti».

La tua avventura alla Dakar però continua grazie a un’asta…

«Appena avrò l’ abbigliamento pronto verrà messo tutto all’asta, insieme a dei gadgets, per raccogliere fondi per la Silvia Onlus, un’associazione che opera per la pediatria degli ospedali di Como e Cantù, mi raccomando partecipate numerosi! A breve comunicherò su Facebook, Instagram tutte le informazioni!»