Anche l’Asti-Cuneo, come succede da lustri interi, è stata al centro del­la cerimonia d’inaugurazione del­la Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba 2019.
Al Teatro sociale Alberto Cirio ha annunciato che il 22 ottobre Giuseppe Conte sarà a Torino e che gli ha chiesto di tornare a Che­rasco. Durante la visita nella “città delle paci”, in primavera, il “Premier” promise che entro l’estate sa­rebbero ripartiti i lavori: «Non lo disse per prenderci in giro, ci credeva», ha commentato il Presidente della Regione. «Ma in politica bisogna metterci la faccia anche se le co­se non van­no bene e spiegare il perché. Cer­to, nel frattempo è caduto il Governo e la nostra gen­­te lo ca­pisce, però servono chiarimenti ufficiali e la fissazione di una nuova data “certa”. Noi sia­mo pronti a fare la nostra parte, come per la Tav».
Il ministro della pubblica Ammi­ni­strazione, Fabiana Dadone, a proposito della questione, ha di­chiarato: «La crisi di Governo ha provocato un rallentamento. Su alcune infrastrutture della Gran­da penso ci siano stati degli sbagli anche concettuali e che ci si sia incaponiti su di essi. Credo che nes­suno voglia che non si completi l’autostrada. Io ne ho dato sempre prova e ho contribuito a portare qui Conte e l’allora ministro dei trasporti, Da­nilo Toninelli, perorando la proposta che ha più senso, passare attorno alla collina di Verduno, abbandonando l’idea del tunnel. Dopo l’insediamento del nuovo Governo, il Ministro dei trasporti ha chiesto un parere alla Com­missione di Bruxelles nonostante non fosse necessario».
Data questa indiretta risposta a quanti hanno parlato di un clamoroso abbaglio che, mettendo in soffitta il piano Delrio, comporterebbe la perdita di molti mesi in attesa del via libera dell’Ue, Fabiana Dadone ha ri­ba­dito che a far te­sto è il semaforo verde del Cipe di fine luglio, anche se, a proposito della necessaria unione d’intenti, «ogni tan­to ho la sensazione che sia soltanto io a voler essere compatta con tutti e che poi le idee di altri siano diametralmente opposte».
Il Ministro monregalese ha concluso: «Io sono tranquilla. Ho a­vuto rassicurazioni chiare dal mi­­nistro Paola De Micheli e ho sentito Giuseppe Conte, ricordandogli che è venuto qui e ha da­­­to garanzie. Anche se è cambiata la maggioranza parlamentare, questo progetto va portato a termine, perché non è accettabile che non si realizzino i 9 chilometri e mezzo mancanti».
Siccome l’ipotesi caldeggiata dall’ex ministro Graziano Delrio viene descritta da qualcuno co­me una grande occasione perduta, viene bene ricordare come e­gli nel 2016, in Parlamento, non chiacchierando al bar, a proposito dell’Asti-Cuneo, disse impunemente che bisognava “muovere qualche ruspa” per dare l’idea che i lavori fossero ripresi.
Inoltre, ad agosto di quell’anno, quindi ben prima delle elezioni che scalzarono lui e il suo partito dal Governo, dichiarò (lo testimoniano gli articoli di giornali non sospettabili di essergli politicamente avversi) che la pratica formale si sarebbe conclusa en­tro il 2017 e che, comunque, i la­vori sarebbero iniziati «ben pri­ma». Per dire della sua attendibilità, come di molti altri politici.