Cherasco: liberato l’insetto che può contrastare la cimice asiatica

Si tratta di Anastatus bifasciatus, individuato grazie ad una ricerca promossa dalla Fondazione Crc in collaborazione con l'Università di Torino e Coldiretti

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Si chiama Anastatus bifasciatus, è l’insetto che potrebbe risolvere in parte il problema della cimice asiatica nelle nostre campagne. Lo ha detto la ricerca promossa dalla Fondazione Crc nell’ambito del progetto HALY-End, che da tre anni coinvolge il Dipartimento di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università di Torino e Coldiretti Cuneo.

Oggi, giovedì 18 luglio, l’Anastatus bifasciatus è stato liberato in un noccioleto di Cherasco, allo scopo di verificarne l’azione di contrasto, già testata in laboratorio, anche in campo aperto. A farlo, concretamente, sono stati il presidente della Fondazione Crc Giandomenico Genta e il delegato confederale Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo: “E’ un investimento da 300 mila euro totali – ha specificato Genta -: lo abbiamo finanziato volentieri, nella speranza che possa portare risultati concreti nel più breve tempo possibile. Questa è una giornata molto importante per l’agricoltura: la Granda è la prima provincia esportatrice di agroalimentare in Italia, un dato che ci conforta, ma non ci accontenta”.

“Abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto 6 anni fa, quando cominciava ad emergere il problema della cimice asiatica – ha aggiunto Moncalvo -. Dopo tanti anni di ricerca, questo è il momento della speranza e l’inizio di un futuro che speriamo ci porti a ricordare la cimice asiatica come un’emergenza grave, ma superata. Noi abbiamo fatto squadra e stiamo cercando una soluzione, ma servono anche regole da parte delle istituzioni per la prevenzione”.

La cimice asiatica si nutre di oltre 300 specie vegetali: in poco tempo ha colonizzato l’intero territorio provinciale e regionale, causando perdite per le aziende agricole fino all’80% dei raccolti. L’insetto che potrebbe mettere una pezza al problema è indigeno, già presente sul territorio italiano e quindi utilizzabile fin da subito: si sviluppa a carico delle uova di altri insetti di interesse agrario e forestale, fra cui anche quelle della cimice asiatica. La femmina depone il proprio uovo all’interno dell’uovo della cimice, così che da questo uovo non emergerà un giovane della cimice, ma un uovo adulto dell’antagonista.

Hanno spiegato i professori Alberto Alma e Luciana Tavella, coordinatori del lavoro di ricerca per l’Università di Torino: “Abbiamo raccolto sul territorio piemontese oltre 44.800 uova di cimice asiatica con l’obiettivo di rilevare parassito idi indigeni in grado di attaccarle e di adattarsi all’ospite esotico. E’ emerso l’Anastatus bifasciatus: la sua introduzione avviene in due momenti, tra oggi e la fine di luglio”.