progetto che è un colpo di fulmine tra ferro, passione e colori che si incontrano e ballano, razionalità e creatività che si lanciano impavidi in un passo di danza

Due ragazzi bevono un caffè e scorrono per l’ennesima volta gli appunti prima di af­frontare l’ultimo esame della sessione estiva al Politecnico, che sorge a due passi. Poco lontano, una signora armata di stracci e disinfettante sta iniziando a ripulire il piano di lavoro di una cucina prima di ordinare le spezie, accendere i fuochi, preparare le pile dei piatti. Nello spazio tra la cuoca e le due matricole, appoggiato a un mixer, un dj è intento a studiare la scaletta per la serata che inizierà di lì a poche ore mentre alle sue spalle, da una piccola porta, esce un tecnico sovraccarico di cavi, prese e batterie. Di fronte a tutti loro il barman sistema minuziosamente in fila indiana colorate bottiglie e, probabilmente, sta già pensando a quale nuovo cocktail lanciare per la prossima occasione.

Cosa hanno in comune questi sei volti? In realtà, più di quanto si possa pensare. Per esempio, si trovano tutti nell’area estiva delle Ogr di Torino, inaugurata poche set­timane fa e inserita nel più ampio progetto che prende il nome di “Snodo”: una riuscita no­vità imprenditoriale che ha ridato vita agli spazi delle Officine Grandi Riparazioni torinesi con una proposta di food e beverage vastissima e innovativa.
Ma, soprattutto, si trovano all’interno di cinque spazi, rispettivamente un dehors, una cucina, una consolle, un magazzino e un bar, che sono stati ricavati dal recupero di vecchi container.

TUTTO PARTE DAL CONTAINER
Il container è il cuore. Il container è l’oggetto scelto e posizionato al centro di una nuova sfida. Di un nuovo progetto, audace e innovativo, che è la somma delle idee di uno staff di professionisti composto, da una parte, dallo studio torinese Boffa, Petrone & partners progettisti associati e, dal­l’altra, dall’azienda Bertero di Sommariva Perno.
Un progetto ribattezzato Temera­rio Custom Faber, nome capace, solo, di evocare qualcosa che può andare oltre, che può arrivare do­ve nessuno è ancora arrivato, che può proporre qualcosa mai visto prima.
Massimo Bertero e Luca Petrone, insieme, sono la vera anima di tutto ciò. Anche se loro scelgono di condividere ogni singolo merito e risultato con l’intera squadra di professionisti che ha permesso a questo progetto di prendere vita e di assumere giorno dopo giorno nuove forme.

«Il punto di partenza di questa nuova sfida che abbiamo scelto di chiamare Temerario Custom Faber è il recupero di prodotti industriali e, in questa prima fase, in particolare dei container», racconta Massimo Bertero. «Quei container che si vedono sulle grandi navi, che hanno alle spalle uno solo o tantissimi viaggi. Sono loro che ci hanno ispirati».
In questo modo: «Il container marittimo è in assoluto l’oggetto più standardizzato del mondo: sono tutti uguali e, addirittura, le loro misure vengono utilizzate per definire quelle dei colli e dei prodotti che dovranno contenere, in modo da riuscire ad ottimizzare al meglio gli spazi. Ecco, Te­me­rario “ribalta” questo concetto e trasforma (Faber) l’oggetto standard per eccellenza in un pezzo unico (Custom), studiato e realizzato secondo le specifiche e singole esigenze del cliente».

UNA SOLUZIONE PER QUALUNQUE ESIGENZA
«È un lavoro sartoriale», aggiunge Bertero. Che comincia con uno studio di progettazione dell’interno e dell’esterno del container ideato, appunto, nel massimo rispetto della volontà dei clienti.

Si crea, si disegna, si cancella, si disegna di nuovo. Si immagina, si inventa, si va alla ricerca di un tocco quasi magico.

Perché la gamma di richieste può diventare davvero ampia, come dimostrano quelle pervenute e realizzate in questi primi sei mesi di Temerario: a quelle presenti presso le Ogr, infatti, si aggiungono quelle per il centro wellness e spa “Paolo e Francesca” di Torino e quelle già operative presso il centro commerciale “Settimo Cielo Retail Park” di Settimo Torinese. «Finalità diverse, diversissime tra loro che sono però accomunate da un elemento, il container», continua Massimo Bertero. «Così customizziamo lo standard. Così siamo in grado di offrire il massimo livello di personalizzazione, senza porci alcun limite anche di fronte a una nuova, insolita richiesta».

Perché un container può diventare una cucina, un dehors, un bar. Ma anche una sauna, una piccola spa a bordo piscina, un chiosco di gelati, un temporary shop per start up itineranti all’interno dei centri commerciali. E migliaia di altre cose, in realtà.

SPAZIO PERSONALIZZATO
E poi che succede?
«Una volta che il cliente ha ap­provato il progetto “sulla carta”, comincia il lavoro di un’intera squadra di artigiani», spiega an­cora Massimo Bertero. «Perché il progetto prevede, naturalmente, le opere di carpenteria, la realizzazione degli impianti, quella dei pavimenti, la tinteggiatura, l’arredamento. Insomma, è come realizzare una casa. Ma in miniatura e con finalità differenti».

E con soluzioni infinite: perché il pavimento di un container che diventa una cucina sarà per forza differente da quello che servirà per rilassarsi bevendo un buon caffè; i giochi di luci e colori necessari per un chiosco di gelati diversi da quelli di cui ha bisogno un tecnico nel suo locale magazzino. «Così come in alcuni casi la struttura viene mantenuta completamente integra, in altri, invece, è necessario provvedere al taglio per creare apposite aperture: il dehors di “Snodo”, per e­sempio, è stato completamente aperto, la cucina che sorge a po­chi passi è rimasta rigorosamente chiusa e vi si accede tramite una semplicissima porta».
Entrano in scena, dunque, le mani degli esperti: di chi realizza l’impianto delle luci, di chi posa il pavimento, di chi, proprio come i responsabili della ditta Bertero, sceglie accuratamente i materiali per dare al contempo al container praticità e gusto estetico». Fino alla scelta degli arredi, momento in cui il concetto di personalizzazione trova la sua massima espressione.

UNA NUOVA VITA UNICA E IRRIPETIBILE
Si può scegliere di trasformare un container in un (importante) complemento d’arredo per uno spazio privato, interno o esterno.

Ma ciò che rende ancora più preziosa la proposta di Temerario Cu­stom Faber sta nel fatto che, quel container, può facilmente diventare un prezioso strumento di lavoro, un negozio ambulante, l’opportunità ideale per portare e promuovere la propria attività, o un ramo di essa, in posti diversi, più o meno lontani. Attraverso un semplice viaggio.
Che può restituire la magia di uno dei tanti viaggi in mare di quel container, «sul quale viene mantenuta la targa originale, quella storica, che riporta il numero d’or­dine. A fianco della quale noi aggiungiamo una seconda targa che contiene tutte le caratteristiche della nuova destinazione d’uso», conclude Bertero.

In modo da far convivere, una a fianco dell’altra, la storia di quel container e la sua nuova vita.
Diventata unica e irripetibile.