5 motivi per cui ricorderemo l’anno sportivo cuneese 2018/19

Cinque punti su cui riflettere, in positivo ed in negativo, sotto l'ombrellone

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Sembra assurdo dirlo, visto che molte realtà sportive locali (calcistiche e non) hanno già iniziato la programmazione per il 2019/20, ma no, il pezzo che state per leggere non è in ritardo: la stagione sportiva (per sport di squadra, come calcio, pallavolo e basket su tutti) sta finendo solo ora e, anzi, in alcune circostanze, come avremo modo di leggere, non è ancora finita.

Ecco allora un buon motivo per leggere le prossime righe sotto un ombrellone a spiaggia: immergersi nei ricordi degli scorsi dieci-dodici mesi, tra momenti esaltanti e meno in provincia di Cuneo.

Insomma, eccovi le cinque ragioni per cui ricorderemo l’anno che ci siamo lasciati alle spalle, elencate senza un ordine specifico di priorità.

  1. I 5mila di Santo Stefano

Quasi impossibile non partire da lì, da quel 26 dicembre scorso che ha ridato alla piazza cuneese la vera essenza del volley d’alto livello. Erano passati più di due mesi, ormai, dall’esordio nella Samsung Volley Cup, la Serie A1 femminile, del Cuneo Granda Volley, ma è lì che la scintilla è partita. PalaUbiBanca. 5mila persone assiepate sulle gradinate e sui seggiolini. In campo le ragazze di Pistola e, soprattutto l’Igor Volley Novara, campione in carica. Novara di Piccinini, Egonu, Chirichella, giusto per elencarne tre, ma la lista sarebbe di dodici, tutte di altissimo livello.

Cuneo vince al tie-break in un match epico ed il boato del pubblico resterà nel cuore di chi c’era. È l’inizio di un nuovo amore, ma soprattutto il punto focale di una stagione che lì vive la svolta, chiusa poi con lo storico ingresso nella final eight.

  1. Cuneopropiacenzaventiazero

Scritto così, per esteso, un po’ come alcuni dei momenti illustri della storia sportiva nazionale, si pensi solo a Italiagermaniaquattroatre. Qui, però, non c’è nulla da esaltare. Semmai, fu l’emblema di un sistema malato, che da anni ormai nasconde sotto il tappeto briciole sempre più grandi, che riaffiorano da ogni lato.

Il Cuneo che vince 20 a 0 al “Paschiero” contro un manipolo di sei giovinotti mandati allo sbaraglio ed un massaggiatore che si esalta sui social per l’esordio nel calcio professionistico è stato forse il punto più basso della storia pallonara recente italiana. E a poco sono valse le scuse, l’esclusione della Pro Piacenza, le penalizzazioni massive. Nessuno ci toglierà mai questa ignominia di portata internazionale.

  1. Squadroni e cavalcate

Tornando a noi, ed allo sport prettamente locale, il 2018/19 è stato poi l’anno delle cavalcate messe in atto da vere e proprie corazzate. Su tutte, Giovanile Centallo ed Azzurra. Bianco e Burgato, Magnino e Fenoglio. Sono tanti i parallelismi tra due realtà che hanno veramente massacrato due categorie, un po’ come fatto, con le dovute proporzioni, dalla Juventus in Serie A.

La vittoria del 31 marzo dei rossoblu è stato un unicuum difficilmente ripetibile nei prossimi anni, a testimonianza della forza dell’undici centallese. Il successo morozzese, invece, non è stato di fatto mai messo in dubbio dalla concorrenza, con un campionato per certi versi già vinto alla pausa natalizia. Due belle storie, che vivranno ora la grande prova del nove rappresentata dal salto di categoria.

Più complesso, ma altrettanto vincente, il viaggio del Fossano, ritornato al lido della Serie D dopo una bella corsa chiusa a ridosso dei titoli di coda.

Nel volley, invece, si può ricondurre in quest’orbita anche il double centrato dalla Libellula Bra: Coppa Piemonte e vittoria dei playoff per la B2. Un doppio successo in un campionato fortemente Cuneo-centrico, con più di una realtà della provincia Granda che ha lottato per qualcosa di importante.

  1. Calcio femminile: non esserci (tanto) ora che conta

Gli ultimi due punti, sono di critica o, includendo tutti noi appassionati, di autocritica. Dove migliorare?

Un primo suggerimento è legato al calcio in rosa: vi ha emozionato il gol di Bonansea contro l’Australia con tanto di “ciuccio” stile Totti? Quale brivido ha dato l’Allianz Stadium stracolmo per Juventus-Fiorentina, al netto del fatto che i biglietti per quell’evento fossero gratuiti, all’interno di una struttura che genericamente fa pagare anche per il semplice tour al suo interno?

Bene, sappiate che tutto ciò fino a qualche anno fa a Cuneo c’era, eccome. Anzi, se non ci fossero stati il Cuneo Calcio Femminile e la decisione tanto sofferta (per via della mancanza di sostegno locale) da parte di Eva Callipo di cedere i diritti sportivi alla Juventus dopo la salvezza ottenuta sul campo, forse oggi molto di tutto ciò non ci sarebbe, visto anche il peso politico e mediatico che l’ingresso della Vecchia Signora ha rappresentato nel movimento pallonaro in rosa.

Insomma, meditiamo su un’eccellenza che avevamo e che non abbiamo più (senza nulla togliere alle molte realtà che tutt’ora lottano con grande passione in campionati ampiamente ristrutturati, in cui la scalata al vertice è però clamorosamente più dura) e chiediamoci dove abbiamo sbagliato.

  1. Un calcio (locale!) per tutte le stagioni

Chiudiamo con quest’ultimo appunto, che chi scrive aveva già fatto emergere qualche settimana fa: ha senso veder rincorrere un pallone sui campi di Terza Categoria o del calcio regionale femminile a giugno inoltrato? A nostro modo di vedere, forse no.

Ricorderemo questo 2018/19 anche per questo, con una riprogrammazione costante dei campionati dovuta a maltempo e variazioni e l’inserimento di infrasettimanali (folli) di fatto sul finale di stagione. Emblematico il caso del femminile, ristrutturato per via della Coppa Piemonte, ma meritano una citazione anche le sei giornate della Terza Categoria nel solo mese di aprile ed i match settimanali nella Juniores Provinciale, proprio quando erano in palio i punti-promozione. Meglio ricordarselo, per ripensare quanto fatto.