Scontri al corteo NO TAV a Torino, Gianna Gancia: “Uno sfregio al lavoro che manca”

Il commento capogruppo alla Regione e candidata della Lega al Parlamento europeo

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Gianna Gancia, capogruppo alla Regione e candidata della Lega al Parlamento europeo, ha commentato gli scontri di oggi, mercoledì 1 maggio, nel corso del corteo NO TAV a Torino.

Anche quest’anno, a Torino, quella che avrebbe dovuto essere la giornata – perché di festa non si può ancora parlare – dell’impegno civico e politico di tutti per il lavoro si è trasformata in vetrina di violenze intollerabili. – così l’esponente leghista cuneese – Uno sfregio, l’ennesimo, a una città già messa a dura prova dalla crisi, alle sue forze dell’ordine e a quanti, pur con idee diverse, volevano soltanto manifestare pacificamente. Sconcertante che un giorno-simbolo come il Primo Maggio sia ogni anno monopolizzato da chi fa di tutto per danneggiare, impedire e rendere più difficile il lavoro degli altri: di donne e uomini in divisa, di amministratori locali, di imprenditori, commercianti e operai a cui va tutta la mia solidarietà politica e personale.

La linea ad alta velocità Torino Lione resta una priorità – prosegue – e compito del nuovo Parlamento europeo, al quale io mi candido, dovrà essere non più soltanto quello di dire all’Italia: “Fate i lavori in tempo ma i vostri problemi interni non ci riguardano”. L’Assemblea parlamentare di Strasburgo, eletta il prossimo 26 maggio, dovrà aiutare il nostro Paese e la Regione Piemonte mettendoli nella condizione di poter lavorare serenamente e senza la minaccia continua della violenza portata avanti sempre da minoranze di soliti noti.
Altrimenti ci troveremo di fronte all’ennesimo caso di un’Europa che dà ordini e compiti a casa all’Italia, assegnandole responsabilità e obblighi internazionali, senza però prestarle il minimo aiuto, esattamente come avvenuto con l’emergenza immigrazione nel Mediterraneo”.

Conclude Gianna Gancia: “Oggi il mio pensiero va a chi voleva manifestare pacificamente per difendere o svolgere il proprio lavoro, o per rivendicare il diritto allo stesso, e si è ritrovato a doversi difendere dalla violenza dei nemici del lavoro“.