ELEZIONI EUROPEE 2019 – L’acquese Daniela Poggio è candidata con Più Europa

Parità di genere e istruzione, Parità salariale, innovazione, immigrazione e violenza: la proposta in cinque punti

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Mamma, manager e autrice. Nata il 30 maggio del 1975 ad Acqui Terme: “una città dove il mondo non riesce ad arrivare perché manca l’autostrada” come scrisse quando aveva 7 anni, Daniela Poggio è candidata con +Europa per le prossime Elezioni Europee. Trascorre i primi anni della sua vita in Piemonte, tra le colline del Monferrato, luogo di origine del padre. Le origini liguri della madre la portano invece a trascorrere tutte le estati della sua infanzia tra Imperia e Ventimiglia. “Poi la vita mi ha portato prima a Magenta, quindi a Milano. Insomma – scrive Daniela – il Nord Ovest lo conosco”.

Le proposte

Parità di genere e Istruzione
Secondo la Commissione Europea l’Europa da qui al 2020 potrebbe trovarsi ad affrontare una carenza di 900.000 tecnici ICT specializzati. E secondo lo studio, se sul mercato del lavoro digitale ci fosse un numero pari di uomini e di donne, il PIL annuo dell’UE potrebbe crescere di 9 miliardi di euro. Serve uno sforzo congiunto da parte di governi, scuole e famiglie per sostenere la partecipazione delle studentesse ai percorsi scolastici e lavorativi scientifici attraverso modelli di riferimento femminili nelle professioni STEM1, esperienza pratiche nel percorso scolastico, formazione insegnanti“.

Parità di genere e Parità salariale
Il pay gap o differenziale retributivo di genere, rivela un forte squilibrio nel mercato del lavoro a parità di ruolo e ore lavorate. Pubblicare le buste paga è importante, ma occorre lavorare a forme di incentivazione e condizionamento reale per le aziende quotate, le società pubbliche, per arrivare a quelle private. Insistere sul congedo parentale, come già si sta facendo, costituisce un altro aspetto fondamentale per correggere queste distorsioni nel mercato del lavoro. si tratta di un lavoro che l’Unione Europea ha già iniziato a fare e sui è necessario continuare a lavorare“.

Parità di genere e innovazione
In Italia le startup “rosa” stanno crescendo (sono 1273 quelle iscritte al registro delle imprese a maggioranza femminile in Italia) ma corrispondono ancora al 13% del totale2. Il nostro Paese resta indietro anche se a livello europeo, stando all’ultimo European Startup, l’Italia si collocherebbe al quarto posto per percentuale di fondatrici di startup, dopo Regno Unito, Grecia e Irlanda.

Cosa fare perché le startup nate al Sud non restino piccole? Cosa fare perché le donne siano a capo di startup che fatturano? Sostegni fiscali concreti e defiscalizzazione come incentivo per chi investe. Ma anche role model positivi. Alcune ricerche internazionali rivelano infatti che le startup fondate anche da donne hanno maggiore probabilità di ricevere investimenti rispetto a quelle costituite da soli uomini“.

Parità di genere e violenza
La Convenzione di Instanbul, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 e aperta alla firma l’11 maggio 2011, si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime e impedire l’impunità dei colpevoli. Al di là di alcuni problemi di ratifica, resta ancora problematica l’effettiva messa in atto delle misure previste. Il fenomeno della violenza contro le donne rappresenta un problema sociale e culturale ancora radicato e non contrastato efficacemente”.

Parità di genere e immigrazione
Sono mezzo milione nell’UE le donne che hanno vissuto il trauma della mutilazione genitale. Viene praticata sulle bambine, solitamente fra i cinque e gli otto anni, in situazioni di igiene e di sicurezza terribili. Non ha nessuna ragione medica e può provocare dei gravi danni psicologici e fisici con cui la donna deve convivere per tutta la vita. Gli eurodeputati sono uniti nell’invocare la fine di questa pratica inumana, contro cui il 6 febbraio si è celebrata la giornata della tolleranza zero“.

Sull’Europa: “Avverto anche io la distanza che ci separa dall’Europa. Che separa l’Italia dall’Europa. In parte credo che questo dipenda dalla scarsità di informazioni che abbiamo su ciò che davvero l’Europa fa per noi. Queste elezioni rappresentano quindi anche una buona opportunità per approfondire e raccontare cosa fa l’Unione Europea e cosa ci garantisce. D’altra parte l’unione europea appare ancora prevalentemente come una unione monetaria, dando l’impressione di avere in un rapporto eccessivamente realista con gli Stati membri. La politica dell’equilibrio di potenza ha sicuramente garantito pace e stabilità. Ma a quale prezzo? Penso che sia arrivato il momento di recuperare la dimensione idealista dell’Unione e ambire a essere prima di tutto una civiltà, e non una somma di stati. Una civiltà aperta e progressista, solidale e sostenibile. Credo che l’Europa ci aiuterà a reinventare la democrazia“.

Più Donne in Europa: “In questi mesi ho capito il senso della frase pronunciata da Simone De Beauvoir: “Non dimenticate mai che è sufficiente una crisi politica, economica o religiosa per mettere in discussione i diritti delle donne. Questi diritti non sono acquisiti per sempre. Dovete rimanere vigili per tutta la vita”. Emma Bonino ce lo ricorda spesso, soprattutto a noi che non abbiamo dovuto lottare per alcuni diritti fondamentali che oggi non appaiono più così scontati. Non solo in Italia, ma anche in altre parti d’Europa. Ci serve una Europa forte, democratica e liberale, che abbia chiaro da che parte stare quando si parla di diritti umani, civili e sociali. Ci serve un’Europa con più donne, capaci di riflettere i valori di cura e i bisogni della comunità“.