Lasciamo all’articolato e bell’intervento del macchinista Gio­van­ni Milanesio, riportato nel “box” in basso, l’onere e l’o­nore di spiegare i dettagli tecnici della tratta ferroviaria To­rino-Lione e perché sia ne­ces­saria una nuova galleria di base. Ci inoltriamo, invece, in considerazioni da attenti profani.
Tutti sappiamo che esiste una setta che ritiene la Terra sia piat­­ta, quella dei “terrapiattisti”. Costoro però, pur essendo numerosi, non si radunano a Chiomonte e non pretendono che le torri di controllo degli ae­rei si comportino con i velivoli come se la terra fosse piatta.
Il 18 novembre 1978, ben 912 per­sone, seguaci della congregazione religiosa del “Tem­pio del popolo”, si suicidarono in massa nella loro comune di Jonestown, nella giungla della Guyana, bevendo un “cocktail” al cianuro, secondo gli ordini del capo, il reverendo Jim
Jo­nes. Questi non era uno dei so­liti squilibrati emarginati dalla società che si rifugia nella religione: Jones era un uomo assai stimato che propugnava una sorta di socialismo apostolico e fu anche assessore all’edilizia del Comune di San Francisco sotto il sindaco del Partito de­mocratico George Moscone.
La ragione della duplice menzione è per notare come, ricorrendo ai dovuti accorgimenti, si possa far credere a un certo numero di persone qualsiasi cosa per un certo periodo di tempo: sostenere che la Terra sia piatta, che sia meglio morire che vivere, che l’allunaggio del 1969 non sia mai avvenuto, che la galleria di base del Mon­cenisio sia superflua.
Basta osservare i “No-Tav” su “Youtube” per essere colti da un brivido di gioia nella schiena: ognuno di questi ragazzi, ca­peggiati da “leader” pacifisti, è assolutamente convinto della correttezza della propria posizione, perfettamente ignaro che la sua protesta galleggi su un mondo fondato sulla posizione opposta, su macchine enormi, trivelle possenti, rotori e centrali elettriche giganti, fucine sataniche e colate d’acciaio rovente, tralicci a cui so­no appesi cavi grandi come a­vambracci per scavalcare mon­ti e portare energia prodotta al­l’estero alle loro italiche case.
Al caldo delle quali, accuditi da caldaie che succhiano gas prodotto dalle viscere della terra a migliaia di chilometri di distanza e portato in patria non da operai che si alzano di notte e lavorano al freddo e al gelo, bensì dallo Spirito Santo stesso in un momento di altruismo, stilano piani d’azione per perdere la pa­ce con la stessa pervicacia con la quale i loro nonni persero la guerra.
Né questi ragazzi sono esenti da cecità selettiva, visto che pare non abbiano visto il secondo tun­nel del Fréjus appena inaugurato, e il relativo sbancamento a Bardonecchia.
Per tacere del silenzio che accompagnò la costruzione di un manufatto calabro-valsusino dalla possenza di una linea “Maginot”, ma meno rispettoso dell’ambiente, qual è l’autostrada Torino-Bardonecchia.
E, tanto per uscire dal Pie­mon­te, questi ragazzi non hanno mai protestato sulle acque della laguna di Venezia, contro un “Mose” arrugginito prima di es­sere costruito al cui cospetto Mo­sè stesso avrebbe dato le di­missioni, né hanno protestato, a suo tempo, contro l’evitabilissimo traforo del Gran Sas­so, che, come suggerisce la parola stessa, può essere superato ai lati, senza alcun particolare ac­corgimento. Trattasi di un traforo superfluo del costo di duemila miliardi di lire che i “No-Tav” di allora si guardarono be­ne dal contestare. Insomma, c’è del marcio in Danimarca.
A ogni modo i renitenti al “tunnel” di base del Moncenisio so­no gente alquanto curiosa.
Di recente, a Bra, dopo una riunione di “Sì-Tav”, una gentile signora, vagamente piccata dal “parterre” uniforme al quale non si sentiva di appartenere, esordì con una domanda ossimorica, chiedendo «come mai a una riunione “Sì-Tav” non ci fossero dei “No-Tav”».
Il ministro Luigi Di Maio invece, in tv, disse testualmente: «Sta cambiando il metodo di trasporto delle merci… trent’anni fa venivano trasferite con de­terminati flussi, adesso si trasferiscono con altri flussi perché sono nate le stampanti 3D» (chiunque non ci creda e desideri crederci è sufficiente digiti “Di Maio-Tav” su “Google”).
Il Governo americano ha ricevuto Di Maio fuori dalla Casa bianca e vicino alle cucine.