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L’Asti-Cuneo sarà finita fra tre anni?

Conte e Toninelli a Cherasco e nel capoluogo: i cantieri possono essere aperti entro l’estate

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Che il punto di riferimento comportamentale debba re­stare San Tommaso è la­palissiano, visti i trent’anni e più di atroci beffe inferte al territorio in merito alla questione Asti-Cuneo. Quindi è bene che l’ottimismo re­­sti in sospeso, finché non si ve­dranno le ruspe al­l’opera, però non quelle auspicate, senza vergogna, in Parla­men­to dall’ex mi­nistro Graziano Del­rio cioè per «dare l’impressione» che i lavori ri­prendano.
è altrettanto chiaro che, fra i politici, non fra gli amministratori locali, vi sia chi sta gufando alla grande, sperando che, dopo il “col­­po di scena” dell’adesione del concessionario al “piano
To­ninelli”, sia l’Unione europea a mettere i bastoni fra le ruote.
Eh sì, perché se davvero il cantiere aprisse entro l’estate (nessuno ha parlato del mese di giugno come qualche indiscrezione ha fatto circolare), allora avrebbero qualche problema in diversi fra coloro i quali, sino alla mattina di lu­nedì 18 marzo, in politica co­me sui giornali, si può di­re tutti i giornali, sostenevano fos­se im­possibile qualsiasi soluzione alternativa a quella che do­­veva partire “il giorno dopo” bloccata, secondo la vulgata, da un Go­verno brutto e cattivo.
L’autostrada Asti-Cuneo ricomincerà a dare segni di vita en­tro poche settimane e sarà fi­nita in tre anni: lo hanno promesso, assumendosene «la piena re­spon­sabilità», il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, arrivati a sorpresa in Granda per visionare l’assurdo, ma anche ridicolo, troncone di viadotto presente nel territorio di Cherasco, che è così dal 2012 e lo è stato per tut­to il periodo in cui ha governato, nei Comuni, in Provincia, in Regione e pure Roma, la parte a cui aderiscono quelli che ora, senza poterlo confessare, gufeggiano.
L’impegno è stato ribadito con forza in Prefettura, di fronte agli amministratori locali guidati dal presidente della Regione, Sergio Chiamparino, e ai rappresentanti della forze produttive.
Che il “colpo di scena” prima ci­tato non fosse imprevedibile lo testimoniano gli articoli comparsi su “IDEA” nelle settimane e nei mesi scorsi, sia consentito sot­tolinearlo con un minimo di soddisfazione. L’impressione del sottoscritto era quella di essere “vox clamantis in deserto”, un “ba­stian contrario” di fronte al co­ro univoco secondo il quale non era possibile fare altre cose rispetto a quelle previste dal precedente Esecutivo. Ha dell’incredibile la velocità con la quale, al­meno nelle dichiarazioni ufficiali, è stata fatta inversione a “U”: ora tutti, o quasi, dicono che “si può fare”. Certo, la cautela è presente in ognuno, però lo scetticismo sparso per ben oltre sei mesi a piene mani si è improvvisamente dissipato.
Sui tempi si esprimono dubbi ben motivati, però sul piano tecnico l’accordo a cui sono giunti Ministero e parte privata è accolto come concreto e fattibile.
Sullo sfondo c’è l’Unione europea, a cui si aggrappano coloro i quali (e ci sono, oh se ci sono!), sperano che la presa di posizione governativa si riveli un “bluff”.
Ma in troppi non hanno tenuto conto, magari deridendolo, della circostanza che a gennaio
Toni­nelli abbia detto di aver già verificato con i burocrati di Bruxelles la praticabilità della via imboccata. Il fatto è semplice: la procedura intrapresa, a differenza di quella di Delrio, non comporta azioni che possano essere intese come “aiuti di Stato” e, quindi, all’Ue basta essere avvisata, senza do­ver autorizzare nulla.
Questo è lo stato dell’arte a oggi.
I lustri trascorsi nell’inutile attesa che la faccenda infinita dell’autostrada si concludesse consigliano comunque di non cullarsi nel­l’ottimismo. Ma Conte e To­ni­nelli possono, in effetti, davvero mettere la parola “Fine” a una manfrina ormai insopportabile.

BaNNER
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