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L’ANALISI – Serie C calcio malato: 435 punti di penalizzazione negli ultimi 11 anni

Cuneo-Pro Piacenza 20-0 non è che la rappresentazione di un male decennale

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La somma delle penalizzazioni dal 2008/09 ad oggi. Il girone C è ritornato nel 2014/15.

La farsa di Cuneo-Pro Piacenza e del clamoroso 20-0 finale, che ha fatto il giro del mondo prima di essere cancellato con un colpo di mano dai vertici della Lega Pro, non è stata che la rappresentazione più lampante di un male che ha ormai ampiamente afflitto la terza categoria professionistica nazionale.
Un tempo fu il calcioscomesse, oggi è soprattutto la malagestione ad imperversare nel più classico mondo di mezzo in cui professionismo e dilettantismo si mescolano, facendo convivere piazze ambiziose e realtà poco formate, spesso vittime di azioni al limite del legale, messe in atto da professionisti del mestiere.

Ideawebtv.it ha provato a fare la cosa più semplice in questo caso: affidarsi ai numeri per raccontare una crisi profonda, che a tratti sembra addirittura peggiorare.

435 (quattrocentotrentacinque!)
Negli ultimi undici campionati, relativi agli ultimi dieci anni, nel terzo campionato nazionale sono stati comminati 435 punti di penalizzazione complessivi, con un dato medio di quasi quaranta punti a stagione. Un dato impressionante, sintomatico di una farsa che sta ora raggiungendo i limiti del grottesco: nel 2018/19, ancora in corso e nel quale quasi sicuramente ci saranno altre azioni giudiziarie, sono già 93 i punti decurtati alle squadre iscritte nei tre gironi (compresi quelli inflitti a Matera e Pro Piacenza), ben 25 in più dei 68 dello scorso anno, che avevano fatto segnare un poco invidiabile record.

Le esclusioni
Con il Pro Piacenza, invece, si è raggiunta l’esatta cifra tonda di esclusioni o retrocessioni d’ufficio: 10. Un elenco lunghissimo, se vogliamo peggiorato negli anni per via di un’involuzione dei costumi. Un tempo si retrocedeva per combine e scommesse (l’inchiesta Dirty Soccer del 2014/15 il caso più lampante), che rappresentavano il grande male del calcio italiano sin dagli anni Ottanta.

Oggi si vivono fallimenti e tragedie sportive perché si lascia spazio a chi spazio non dovrebbe avere, cioè chi non paga o chi sin dall’inizio dell’annata sportiva dimostra di non essere in regola. I casi Pro Piacenza e Matera ne sono l’esempio più lampante, ma altri potrebbero accodarsi nelle prossime settimane, seguendo un iter intrapreso negli anni passati da altre storiche piazze come Modena e Arezzo. Sono 25, infatti, i fallimenti vissuti negli ultimi quattro anni, indotti e provocati da figure societarie ai limiti dell’illecito.

Dove si vuole arrivare?
È la domanda che sorge spontanea. Che cosa vogliono fare le istituzioni del nostro pallone di mezzo? Non basta una presa di posizione a fatti compiuti, né è accettabile che si creino gironi che sembrano soprattutto accozzaglie di realtà sportive più disparate, salvate per il rotto della cuffia o graziate nonostante limiti clamorosamente palesi. I quasi cento punti di questa stagione fanno già impressione, ma rischiano di essere bazzecole a fine 2018/19.