Vezza d’Alba: primo convegno per l’associazione Comuneroero

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Nel salone delle manifestazioni di Vezza d’Alba si è tenuto il primo convegno organizzato dalla neonata associazione comuneroero che ha discusso del tema Acqua Bene Comune, consentendo al folto pubblico presente ed alle amministrazioni di confrontarsi direttamente sul tema della gestione delle acque pubbliche in provincia di Cuneo.

Parte dei sindaci del Roero contestano la decisione presa dalla maggioranza del 76% dei comuni della provincia di Cuneo di gestire il ciclo idrico integrato mediante un organismo totalmente pubblico, presentando ricorso presso il tribunale delle acque di Roma al fine di riconsiderare la decisione presa. Il risultato: amministrazioni divise e cittadini poco informati, nonostante i risultati inequivocabili del referendum del 2011 sull’acqua, per il quale il Roero votò a larghissima maggioranza a favore dell’acqua pubblica.

Nell’introduzione al convegno, il presidente di comuneroero Cesare Cuniberto, ha in primis specificato la natura dell’associazione che sta dietro all’iniziativa. “Abbiamo sentito il bisogno di costituire un soggetto nuovo che aiuti il Roero a fare rete e gli permetta così di marciare unito nella giusta direzione – quella solidale e sostenibile, rispettosa dell’ambiente, connessa e accessibile – e che favorisca un approccio più aperto che renda il nostro territorio luogo in cui la buona pratica diventi la norma. Per realizzare ciò non servono soldi, ma innanzitutto soci attivi in tutto il Roero che portino idee e soluzioni; serve inoltre un dialogo corretto tra le amministrazioni e i cittadini che favorisca la contaminazione reciproca con l’obiettivo finale di una buona amministrazione”.

Posizioni sorte durante il dibattito:
1. Rappresentanti ATO4 (Ambito Territoriale Ottimale):
“La scelta dell’affidamento in house a gestione totalmente pubblica è stata fatta, ora ci sarebbe da guardare avanti e metterla in pratica anziché rimettere tutto in discussione”.

Sono chiari i rappresentanti dell’ATO, Colombero e Lerda, che sottolineano come in Italia gli affidamenti siano quasi tutti in house (in casa, cioè gestiti in proprio dal pubblico) e non a sistema misto ed inoltre le società pubbliche della provincia di Cuneo non hanno mai distribuito utili. Le decisioni assunte dall’ATO4 in favore di una società unica sono state imposte dalla legge e non sono avvenute a seguito di un giudizio negativo sulle gestioni presenti, al contrario tutti hanno realizzato di essere soddisfatti delle gestioni esistenti.

Tuttavia il 76% dei comuni cuneesi ha votato a favore della società unica pubblica con il vincolo a non distribuire utili tra i soci, destinando gli utili ad investimento o alla riduzione della tariffa, con l’ulteriore obbligo ad incrementare tali investimenti e ad assumere tutto il personale che opera nelle società pubblico/private attuali. L’ATO4 ha deciso per una società centrale con il compito di indirizzo e controllo ed almeno 4 società consortili che operino nei differenti sub ambiti della provincia, dove una di queste società opererà sicuramente in questo territorio. A inizio marzo 2019 ATO4 arriverà ad approvare la delibera di affidamento con subentri graduali e ai gestori privati presenti verrà pagato il valore residuo.

Entro l’estate, con la giusta collaborazione da parte dei gestori uscenti, si vorrebbe partire con almeno una parte del territorio e gli altri a seguire. In merito alle tariffe, siccome secondo il piano d’ambito approvato è previsto un incremento del 70% degli investimenti rispetto al passato, avranno un lievissimo aumento dell’1% annuo per i prossimi 30 anni. Va ricordato che se si fosse optato per la soluzione mista si sarebbe dovuto mettere in gara un appalto da 91 milioni di euro l’anno per 30 anni e, con buone probabilità, a vincerla sarebbe stato un tender europeo con investitori esteri poiché nessun operatore attuale della provincia avrebbe i requisiti per partecipare.

2. Sindaci dissidenti:
“Ho appoggiato il ricorso perché il mio comune aspetta da anni di realizzare dei progetti, come le fognature mancanti in alcune frazioni, e visti i riscontri positivi con le precedenti gestioni non me la sono sentita di fare un salto nel buio” dice Bonino , sindaco di Vezza. Inoltre sono mancate comunicazioni esaustive e risposte sufficienti da parte dell’ATO. Permane inoltre la convinzione che le gestioni pubbliche non funzionino bene come quelle private, pertanto una partecipazione privata sarebbe a suo giudizio una scelta migliore.

Noi abbiamo spinto per una soluzione mista con la partecipazione in minoranza di un privato perché il privato è più snello ed efficiente: abbiamo fatto ricorso perché riteniamo che il piano d’ambito non sia soddisfacente e la scelta di non richiedere la sospensione dei lavori in atto è stata fatta a dimostrazione della nostra volontà di discutere e migliorare la situazione” sostiene Icardi, sindaco di Santo Stefano Belbo. La richiesta di cambiamento repentino in un servizio attuale funzionante ha preoccupato, non poco, l’amministrazione.

Infine aggiunge: “E’ una sciocchezza l’idea che il privato, controllato dal pubblico, possa speculare sull’acqua; al contrario, qualora la gestione pubblica andasse male, sarebbe il Comune a doverne sostenere economicamente le perdite”.

Dal 2015 in poi anziché parlare di acqua pubblica, si è parlato di acqua politica. Su un volume d’affari complessivo preventivato per i prossimi 30 anni di circa 2 miliardi e settecento milioni, sentire affermare da chi ha portato avanti solo la scelta della società interamente pubblica che la scommessa futura sarà la gestione mi scandalizza profondamente. Non possiamo scommettere 2700 milioni di euro!! Il ricorso è stato necessario per tutelare le nostre amministrazioni da un futuro incerto e nebuloso, non sappiamo che tipo di ricadute avrà la nuova società sui bilanci comunali. Gravissimo ritengo che, per come si tratteggiano oggi le cose, i comuni non saranno neanche chiamati a votare lo statuto della nuova società, perdendo qualsiasi possibilità di autodeterminazione” sostiene Faccenda, sindaco di Canale e rappresentante del Roero nell’ATO.

Ricorda infine come grazie al suo contributo siano stati stanziati 32 milioni per la gestione dei pozzi nel Roero.
Scegliere si può e si deve: non mettiamo in discussione l’acqua pubblica, ma non riteniamo di aver avuto modo di poter scegliere in modo consapevole”. Il sindaco di Magliano Alfieri, Carosso, lamenta una informazione carente delle decisioni prese dall’ATO e, oltre alle mancate informazioni, ritiene il business plan inefficiente e di conseguenza incapace di presentare realisticamente la futura gestione. Infine, il sindaco ritiene che la scelta sia ricaduta su una società consortile e non su una società di gestione spa interamente pubblica, per il fatto che la società consortile obbliga i comuni ad un accantonamento economico per possibili coperture.

3. Comitato cuneese Acqua bene comune – associazione a tutela ambientale
Una gestione dell’acqua in armonia con le comunità locali non è realizzabile senza il rispetto dell’esito dei due referendum del giugno 2011”. Dopo la decisione del 2018 della maggioranza dei sindaci di optare per la gestione totalmente pubblica, a dimostrazione degli interessi in gioco, si attivarono i gestori misti e privati che temevano di perdere vantaggi economici e di potere: sostenuti dalla locale unione industriale essi presentarono ben due ricorsi al tribunale superiore delle acque di Roma ed uno al Tar Piemonte.

Se questo, in una logica di libero mercato, può ancora essere compreso, quel che più stupisce invece sono stati i ricorsi-fotocopia, presentati da alcuni sindaci, tra cui metà dei comuni del Roero, che mirano a capovolgere il voto espresso democraticamente dalla stragrande maggioranza dell’assemblea. Azione portata avanti spesso in prima persona dai sindaci o con decisioni di giunta e mai spiegate ai concittadini.

Si rammenta che le gestioni miste o private hanno prodotto sul territorio mancati investimenti resi obbligatori dall’inserimento nel piano d’ambito ed assolutamente necessari alla conservazione del servizio per il futuro (le tariffe basse sono diretta conseguenza della mancata realizzazione di circa il 50% degli investimenti programmati) ed hanno messo in atto un colpevole trattenimento, per almeno 5 anni, di ingenti fondi (che per la sola Tecnoedil hanno superato i 2 ml nel 2015), incassati per conto dell’Ente di Governo e destinati soprattutto alla protezione idrogeologica dei territori montani che ci forniscono gran parte dell’acqua che beviamo. Questi fondi sono stati poi recuperati da ATO4 nel 2017 con notevole difficoltà e senza il pagamento di alcuna mora dopo 10 anni dai primi mancati versamenti.

Prossimi passi.
L’associazione comuneroero, nel pieno rispetto dei diversi ruoli, avendo inteso che la finalità del ricorso, senza sospensiva, non miri a bloccare l’iter definito approvato dalla maggioranza ma bensì ad avere uno strumento che permetta ai sindaci del Roero di ottenere maggiori benefici dalla futura gestione totalmente pubblica, tenterà, sentite le parti, di promuovere iniziative volte a trovare convergenze, soluzioni di incontro e infine il compromesso affinchè i ricorsi vengano ritirati. Pur mantenendo il pieno sostegno all’iter di affidamento in programma, l’associazione vuole assicurare al Roero sia le maggiori garanzie possibili che tutte le informazioni sul processo in atto, delle quali i sindaci dissidenti, a ragione o torto, hanno lamentato la mancanza.

c.s.