Mondovì: tre pietre di inciampo per ricordare tre cittadini deportati a Mauthausen (FOTO e VIDEO)

Paolo Adriano: «La posa di queste pietre non è soltanto un simbolo, è la dolorosa testimonianza che la città rende alle sue vittime per restituire identità e dignità».

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Sembra assurdo dover avere un giorno stabilito per ricordare le vittime e i sopravvissuti agli orrori della Shoah, ma, per fortuna, dal 2005, il 27 gennaio, tutti, in un modo o nell’altro, mandano un pensiero alle vittime innocenti dei campi di concentramento.  

Il Comune di Mondovì questa mattina ha voluto onorare la memoria di tre uomini legati alla città, tre persone dalla storia molto diversa, ma segnate tutte  da un tragico destino: la deportazione a Mauthausen: gli avvocati Pietro Garelli,  Giulio Calleri e il giovane meccanico Giuseppe Biagio Fulcheri.

Un corteo, partito dal cortile della scuola media “Anna Frank”, ha attraversato le vie della città per inaugurare tre pietre di inciampo, poste rispettivamente in Via Oderna, via San Francesco d’Assisi e Corso Statuto. Tre piccoli simboli per mettere in pratica quel «Meditate che questo è stato:vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via», che si augurava Primo Levi.

«La posa di queste pietre non è soltanto un simbolo, è la dolorosa testimonianza che la città rende alle sue vittime, per restituire identità e dignità a chi fu ridotto a un numero» – ha dichiarato il sindaco di Mondovì, Paolo Adriano a conclusione del corteo.

Le pietre postate questa mattina sono state realizzate grazie alle ricerche degli studenti, dei loro insegnanti e al “Rotary Club Mondovì”. Alla commemorazione erano presenti la figlia di Piero Garelli, Maria Luisa e una dei nipoti di Guido Calleri; purtroppo non è stato possibile rintracciare attraverso gli archivi comunali nessun parente di Giuseppe Biagio Fulcheri.

La mattinata è proseguita al Teatro Baretti, dove il Professor Stefano Casarino ha invitato tutti i presenti a delle profonde riflessioni sulla storia passata, ricordando in particolare Primo Levi, cui ricorre il centenario dalla nascita proprio quest’anno.  Il viaggio nell’Inferno di Auschwitz è stato raccontato attraverso le letture di alcuni brani tratti dalle opere di Levi.

Il valore della memoria oggi è importante più che mai – «Lo scorso febbraio 2018 la Polonia ha approvato una legge che punisce chiunque attribuisca alla nazione corresponsabilità nell’Olocausto» – ha evidenziato il Prof. Casarino; di fronte al negazionismo solo una memoria collettiva e diffusa può essere un mezzo di contrasto.

Il giornalista Daniele La Corte ha ripercorso attraverso la storia del suo ultimo libro, “La Resistenza svelata” le storia di alcuni monregalesi militanti, come Madre Carla, suora del convento di Villavecchia (Villanova M.vì), ferita gravemente nel 1945. L’incontro è stato chiuso dal tenore Andrea Elena che, sulle note del Nabucco, ha invitato tutti i presenti a non dimenticare che  anche noi ci siamo immedesimati negli ebrei di Babilonia.