PAGELLONI 2018 – QUI CUNEO: un anno luminoso ed i tanti timori per il 2019

Che sarà dei biancorossi? Quali garanzie ha dato la nuova cordata? Riviviamo l'anno di corso Monviso, dalla salvezza griffata Zamparo al nuovo corso, accompagnato da dubbi e timori

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La liberazione immensa dello scorso 26 maggio, trasformatasi in euforia per il nuovo ed infine in un crescente groppo in gola con la fine dell’anno.
Si può riassumere con questi tre differenti stati d’animo il burrascoso 2018 del Cuneo Calcio, intenso e rocambolesco come non mai, dentro e soprattutto fuori dal campo.

Si parta con una certezza, che non può che dare un’inclinazione positiva alle due mezze stagioni vissute in questi 365 giorni dai biancorossi: Cuneo ed il Cuneo hanno iniziato e chiuso l’anno nel professionismo, non cosa da poco.

Merito di un progetto che a singhiozzo ha prodotto i suoi effetti, regalando alla città quella permanenza in categoria che sembrava essere diventata un incubo.

Salvezza singhiozzante, però, perché non tutto fu rose e fiori: l’intrigante progetto-Gardano, pieno zeppo di giocatori “da Serie D” a cui fu data una chance, l’addio dell’ex tecnico di Bra e Gozzano, la chiamata di William Viali, carattere ed esperienza da vendere per un gruppo comunque coeso, seppur in difficoltà.

I numeri non entusiasmarono di certo, nemmeno con la seconda gestione: risultati altalenanti, pochi gol (come ormai quasi da tradizione in corso Monviso) ed un’annata che sembrò naufragare con alcuni risultati negativi di fine stagione.

Il Cuneo pareva non averne per gli scontri diretti, ma qualcosa cambiò proprio ai playout, complice anche un pizzico di fortuna. Ironia della sorte, a dare la Serie C ai biancorossi fu Luca Zamparo, uno degli uomini di Gardano, voluto fortemente dal tecnico poi esonerato ma mai esploso, rimanendo per lunghi tratti all’ombra di Simone Dell’Agnello.

Un suo gol all’andata contro il Gavorrano fu difeso strenuamente nei 97 minuti di fuoco in quel di Grosseto: il Cuneo ce l’aveva fatta.

Quella salvezza fu però l’ultimo regalo di patron Marco Rosso, che, dopo anni di insofferenza e sofferenza trovò un acquirente: il Cuneo non era più del titolare de La Casalinda, ma non era chiaro di chi fosse diventato.

Settimane infuocate quelle estive, e non solo per il caldo, con i Fedelissimi “scesi in piazza” per testimoniare la loro volontà di avere chiarezza e poi “ammansiti” dalla comparsa dei primi volti del nuovo corso (ampiamente testimoniate dalle immagini di Ideawebtv.it di quei giorni).

Su tutti quella di Roberto Lamanna, palesatosi sin da subito come l’immagine di chi c’è ora, a garanzia di un progetto partito il 30 giugno, con la presunta cessione delle quote, ma reso effettivo solo molto più tardi, a ridosso dell’inizio di settembre, con l’avvento della nuova stagione sportiva.

Quanti cambiamenti, nel frattempo: l’avvento del mondo genovese, l’ingaggio di molte figure laziali per un ricambio quasi totale nel settore giovanile, l’addio in una situazione surreale a Conrotto, Quitadamo, Andrea Rosso e tanti altri pezzi storici delle ultime annate.

Quindi, la stagione, con Cristiano Scazzola al timone e tantissimi ragazzotti, emersi da una sorta di casting al limite del grottesco, con allenamenti da quaranta partecipanti e tanto mistero. Eppure il campo sorride: il Cuneo viaggia bene, chiude l’anno con 25 punti potenziali, sei vittorie e sette pareggi nelle diciannove giornate di campionato e per lunghi tratti ha anche la migliore difesa del campionato.

Ma qualcosa non va, almeno a partire dal 28 ottobre, quando i primi mugugni esplodono nella sfuriata ai microfoni di Ideawebtv.it di Roberto Lamanna in sala stampa, dopo il successo con l’Arzachena timbrato Bobb. Per la prima volta si parla pubblicamente di stipendi non saldati, di conti aperti con stakeholders e strutture ricettive del territorio e con l’azionista di maggioranza biancorosso che nega tutto.

Sono passati esattamente due mesi, e due mesi dopo poco è cambiato. Il Cuneo ha tre punti di penalizzazione, 22 punti effettivi, e la percezione che un’altra stangata arriverà a breve. Ci sarebbe solo da sorridere per un campo che parla e diverte, tra valorizzazione di giovani di talento (Suljic, Caso, Bobb, solo per citarne alcuni) e vittorie epiche (Alessandria, Pro Vercelli, Carrarese). C’è timore, però. Innegabile.

Celato tra le righe, nascosto strenuamente dai tifosi che vogliono provare a mantenere fede alla miopia della passione che guarda solo al campo e non agli aspetti normativi.

Il nome della società biancorossa è però da settimane accostato, da voci di corridoio più o meno attendibili, agli spettri del fallimento, con almeno altre tre-quattro società del calcio professionistico italiano, e qualche drammatica ragione deve pur esserci.

Ecco perché il nostro 5.5 nasce dalla quasi-media aritmetica tra l’8 maturato nel rettangolo di gioco (potrebbe anche essere di più) ed il 4 che le scrivanie portano con sé, tra un passaggio di proprietà turbolento ed incerto, i sospetti su alcune procedure non nitidissime ed alcune separazioni nel settore giovanile già ora molto burrascose (da Briano fino all’ultima con Mussoni).

Perché il gol di Zamparo non diventi il canto del cigno di una piazza che al calcio italiano può e deve ancora dare tanto. In campo.

IL 2018 DEL CUNEO CALCIO – VOTO: 5.5