Aldo Cazzullo ospite pre-natalizio della Fondazione Mirafiore

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Aldo Cazzullo, firma di punta del Corriere della Sera sia come inviato sia come editorialista, ha abituato Fontanafredda alle sue visite pre-natalizie. Ogni anno, nel ritornare nella “sua” Alba, fa un passaggio in Fondazione e anche quest’anno non poteva mancare.
Venerdì 21 dicembre, alle ore 19, sarà infatti in Teatro per un incontro a partire dal suo ultimo libro.

“Giuro che non avrò più fame”, uscito con Mondadori il 18 settembre, rappresenta l’ultimo capitolo della saga che ha dedicato al Novecento italiano. Dopo avere sistemato da par suo un paio di guerre mondiali, più quella civile che si sovrappose alla coda della seconda, stavolta Cazzullo ha deciso di porre il suo sguardo implacabilmente umano su uno dei periodi meno esplorati della storia patria: gli anni della Ricostruzione, che prepararono quelli del Boom. Ed è facile immaginare come lo storico finisca coll’appoggiarsi al giornalista per cercare tra le pieghe e le piaghe del passato un filo di attualità: svegliare gli italiani del 2018 dal torpore rancoroso che li attanaglia.

Il libro tratteggia la miseria nera del dopoguerra. Quando i giornali non ospitavano ricette per dimagrire, ma per ingrassare. Quando nelle questure i poliziotti aspettavano a piedi nudi il ritorno dei colleghi in missione per indossare le loro scarpe, dato che non ce n’erano abbastanza per tutti. Quando anche il pane secco faceva volume nello stomaco e, se proprio ne restava un pezzettino immangiabile, prima di buttarlo lo si baciava, come per chiedergli scusa. Eppure, sostiene Cazzullo, i nonni erano più disponibili e aperti al cambiamento dei loro nipoti e pronipoti. Al mattino ci si diceva: «Speriamo che oggi succeda qualcosa», mentre adesso ci si dice: «Speriamo che oggi non succeda nulla».

Il titolo è preso da una famosa frase detta da Rossella O’hara, l’eroina di Via Col Vento, Il primo film che le nostre nonne e le nostre madri andarono a vedere dopo la guerra. Molte di loro, infatti, si identificarono in una scena: quando Rossella torna nella sua fattoria la trova distrutta e siccome non mangia da giorni strappa una piantina, ne rosicchia le radici, la leva al cielo e grida: «Giuro che non soffrirò mai più la fame!». Quel giuramento collettivo, che ora dà il titolo al libro, fu ripetuto da milioni di italiane e di italiani. Fu così che settant’anni fa venne ricostruito un Paese distrutto.

Ricordiamo che gli incontri della Fondazione sono gratuiti e per partecipare occorre prenotarsi tramite sito www.fondazionemirafiore.it.
È possibile seguire le lezioni anche da casa in streaming tramite il sito.

Gli incontri ripartiranno poi a gennaio: il 17 gennaio sarà ospite della Fondazione Mario Martone.