Rabbia tanta, modalità di espressione, al momento, mol­to “al­la piemontese”, cioè nel totale ri­spetto delle istituzioni e dell’autorità costituita. Detto nei giorni in cui nel­l’Esagono, invece, ancora una volta l’esasperazione si traduce negli atti vi­sti in televisione, diventa ancora più evidente la differenza caratteriale fra po­poli che han­no molte affinità genetiche, ma non la stes­sa ma­niera di reagire a ciò che percepiscono come ingiustizia.
Forse ha ragione chi spiega che, se i francesi hanno a­vuto la ghigliottina, noi invece il balcone di piazza Venezia.
è stata assai “soft”, come previsto, la manifestazione davanti alla Prefettura con la quale è i­niziata la “mobilitazione permanente” per ottenere la celere apertura dei cantieri per il completamento dell’Asti-Cuneo.
Per indirla è stata accantonata la proposta più “guerrafondaia” del sindaco di Alba, Maurizio Marello, il quale aveva ipotizzato un blocco stradale, il quarto nella storia trentennale
del­l’autostrada che non c’è, di fronte al casello di Govone.
E sono stati molto pacati, so­prattutto nei toni, seppure non siano mancate le “minacce” di passare alle vie di fatto, pure i discorsi di Marello e de­gli altri oratori, fra i quali il presidente dell’Aca (presso la quale ha se­de l’associazione “Langhe Roe­ro-Tavolo delle autonomie per il Territorio”, composta da 73 Comuni e 13 altri soggetti privati, fra cui cinque associazioni di categoria), Giuliano Vi­glione, il sindaco di Asti, Mau­rizio Ra­sero, il primo cittadino di
Ca­stagnito, Felice Isnardi, per evidenti motivi il più incavolato, il sindaco di Bra, Bruna Sibille, il sindaco di Cuneo e presidente ap­pena confermato della Pro­vincia, Federico
Bor­gna, e il pre­sidente della Re­gio­ne Piemonte, Ser­gio Chiam­pa­rino, giunto nel capoluogo con il suo as­sessore ai trasporti, Fran­­cesco Balocco.
Tutti hanno avuto cura di ribadire come non si trattasse di un’adunata “contro” il Go­verno. è stata, invece, un’iniziativa “per” ottenere ciò a cui il territorio ha diritto, e non da oggi. Però non potevano mancare accenni polemici riguardo all’atteggiamento del ministro Danilo Toninelli, su cui scriviamo nel box in alto, difendere il quale parrebbe impresa improba, oltre che impossibile.
Le parole conclusive di Marello sono state, forse, le più segnanti, quando ha ricordato che, se siamo di fronte a una “melina” incomprensibile da parte del “nuovo” potere romano, ciò non fa dimenticare le re­spon­sabilità dei politici precedenti e, più ancora, quelle della società concessionaria.
Di qui l’ammissione che sia fondata la preoccupazione espressa da Toninelli che il soggetto privato guadagni troppo dal “cross-financing” frutto del prolungamento della concessione per la Torino-Milano oggi corroborato dal via libera dell’Ue.
Proprio per questo, hanno ri­cordato Marello e altri, non si comprende perché il Ministro non abbia mosso un dito per af­frontare la questione di petto, convocando ad esempio la concessionaria a cui, è stato il suggerimento, si potrebbe imporre di realizzare quelle opere collaterali promesse, un tempo date per certe e poi finite nel dimenticatoio, come la sistemazione della viabilità di collegamento con l’ospedale di Verduno che sta per essere completato e rischia di aprire in una situazione alquanto malsana dal punto di vista del traffico.
I manifestanti hanno consegnato un indignato quanto implorante documento al Prefetto e re­stano in attesa di novità che possono arrivare solo dalla ca­pitale, ribadendo che, al
mo­men­to, l’unica possibilità di realizzare i meno di 10 chilometri mancanti all’Asti-Cuneo (dan­do per scontato l’inglobamento in essa della tangenziale albese, altro tema piuttosto de­licato, sia per la mobilità locale, sia perché comunque sarebbe u­na strettoia generatrice di po­ten­ziali guai) pare sia la soluzione lasciata in eredità del mi­ni­stro Graziano Delrio,
ap­­punto il “cross-financing”.
La promessa è quella di alzare il livello dello “scontro”, se non ar­­riveranno buone notizie.