Borgo San Dalmazzo: inaugurata la mostra “L’emancipazione femminile vista attraverso i Giochi Olimpici”

Aperta a Palazzo Bertello fino a domenica 18 novembre. La pluricampionessa Stefania Belmondo è stata nominata socia onoraria del Panathlon Cuneo

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Grazie al Panathlon Club Cuneo, al Coni Point di Cuneo, agli assessorati ai Servizi scolastici e allo Sport del Comune di Borgo San Dalmazzo e all’Area 3 Distretto Italia del Panathlon International, la mostra “L’emancipazione femminile vista attraverso i Giochi Olimpici” è arrivata a Borgo San Dalmazzo.

La mostra, a ingresso gratuito, è stata inaugurata ieri, sabato 10 novembre, con una partecipata cerimonia con tantissimi campioni, di oggi e del recente passato. Madrina della giornata la super campionessa di sci di fondo Stefania Belmondo, da ieri socia onoraria del Panathlon Cuneo. La mostra è aperta da lunedì a sabato, dalle 17 alle 20, e domenica dalle 15 alle 20. Inoltre è aperta agli istituti scolastici, previa prenotazione, dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 (contattare il Coni Point Cuneo al numero 0171/66675 o scrivere a [email protected]). La mostra è possibile anche grazie al contributo della Banca di Caraglio e al sostegno del Gruppo Alpini di Borgo San Dalmazzo, di “Parola Sport”, “Markas” e “Lovera Fiori”.

A ideare l’itinerario storico in 54 pannelli tra le immagini e le vicende dell’universo sportivo femminile, è stata la professoressa Adriana Balzarini, insegnante di educazione fisica, specializzata nel sostegno agli allievi portatori di handicap già assessore allo Sport della Città di Verbania. Il primo allestimento itinerante della Mostra è avvenuto al Foro Italico di Roma. Per il valore dei contenuti l’esposizione è stata ospitata anche nella sede dell’Unione Europea a Bruxelles, ed ha ottenuto il patrocinio del Senato, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Coni e del Comitato Italiano Paraolimpico e lettere di encomio di Papa Francesco e del Comitato Olimpico Internazionale.

LO SPORT COME DIRITTO DELLE DONNE

Ci fu un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui anche nei Paesi Occidentali l’attività fisica e lo sport erano considerati nemici della femminilità e le donne atlete erano viste con sufficienza, quando non con malcelato sospetto. Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale si fece strada una decisa “femminilizzazione” dello sport, anche a livello olimpico. Fu una tappa fondamentale nel cammino dell’emancipazione della donna.

I 54 pannelli raccontano l’evoluzione del ruolo della donna nella società attraverso le Olimpiadi: a cominciare da quelle esclusivamente maschili di Atene del 1896, in cui la greca Stamata Revithi si vide negare il permesso di gareggiare nella maratona come donna e aggirò il divieto correndo tra gli uomini. La mostra rievoca la figura della tennista Charlotte Cooper, la prima campionessa olimpica nel 1900 a Parigi e passa in rassegna i sacrifici, i trionfi e la lotta per affermare il diritto allo sport di centinaia di atlete, dalle pioniere alle campionesse del XXI secolo.

C’è naturalmente anche lo sport piemontese e cuneese in quelle cronache, in quei volti, in quelle vicende, da Stefania Belmondo a Daniela Ceccarelli a Novella Calligaris, Elisa Rigaudo, Federica Biscia, Giusy Leone, Piera Tizzoni e Clotilde Fasolis.

Costanza, passione, impegno, spirito di sacrificio e anche capacità di ribellarsi alle convenzioni e al maschilismo strisciante e mai sopito: sono doti tipicamente femminili e sono il segreto del successo delle campionesse, ma anche delle tante donne che la loro medaglia la portano nel cuore e l’hanno vinta facendo semplicemente dello sport e insegnandolo ai loro figli e mariti. La mostra ci parla di loro e ci racconta come nei campi e nelle piste di gara e nei palazzetti dello sport la società è cambiata grazie alle sportive, famose e non.

c.s.