Per una società sportiva è meglio avere un presidente che conosca molto bene lo sport di competenza o è preferibile poter contare su una figura che sappia attuare una gestione manageriale della realtà che guida?
La domanda ha un suo perché, ma dalle parti della Cuneo Gran­da Volley, società che da quest’anno milita nel campionato di serie A1 femminile di pallavolo, non se la pongono nemmeno, dal mo­mento che il loro presidente, Diego Borgna, è l’una e l’altra cosa. Di più: è l’una e l’altra cosa ai massimi livelli.
Sotto l’aspetto sportivo il suo “palmarès” è di estremo valore: è stato capitano della formazione di Torino, in cui ha militato per nove stagioni, prima come Cus, poi Klippan e quindi Robe di Kap­pa, portando a casa tre campionati di A1 e ottenendo tre seconde po­sizioni. Non è mancato nemmeno un trionfo continentale con la squadra di club. Ottimi
ri­scon­tri li ha ottenuti anche come allenatore, valorizzando sempre il vivaio della squadra.
Messo per qualche anno da par­te lo sport giocato e allenato, il cuneese, laureato in ingegneria, ha intrapreso una carriera lavorativa non meno d’eccellenza, arrivando a ricoprire un ruolo apicale all’interno della multinazionale “Manitowoc com­pany”.
Com’è che, do­po un periodo lontano dallo sport, è rientrato nel mondo della pallavolo?
«Mi è stato chiesto di dare una mano, per aiutare un amico, e l’ho fatto, all’inizio senza nemmeno un incarico definito. Mi sono messo al servizio della causa e l’anno scorso, quando si è deciso di andare per conto no­stro, mi è stato proposto di ricoprire il ruolo di presidente e io ho accettato di farlo in questa fase di transizione che porterà alla costituzione di un gruppo di lavoro con giovani che rappresenteranno il futuro della
so­cietà».
Il suo passato da pallavolista è un aiuto per chi allena?
«Dipende. Ci sono allenatori con cui si può discutere e confrontare con profitto, poi ce ne sono altri che sono “quaquaraquà”: hanno imparato quattro cose in croce e continuano a ripeterle, senza essere capaci di attuare tattiche alternative».
Il fatto che “coach” Andrea Pi­stola sia stato confermato an­che nella massima serie è un bell’attestato di stima…
«Noi siamo una società che sa e vuole insegnare la pallavolo. Nella “rosa” abbiamo giocatrici che arrivano da fuori, ma anche molte giovani locali che stanno crescendo molto bene. “Coach” Pistola mi ricorda Silvano Prandi quando era giovane: è molto preparato, bravo tecnicamente».
Anche come “manager” la sua esperienza può servire alla Cuneo Granda Volley?
«Penso che le mie competenze pos­sano servire a creare una struttura efficiente, adeguata agli impegni economici dell’A1, per i quali mi preme ringraziare gli “sponsor”, partendo da “Bosca” e “San Bernardo” che danno il nome alla squadra. Stiamo creando una strut­tura in cui ognuno sa cosa c’è da fare e chi deve farlo, come in un’a­zienda ben organizzata».
Tra gli aspetti interessanti c’è la presenza di soci anche piccoli, “#wearefamily”.
«Un socio unico rende più facile la gestione, ma avere più soggetti che partecipano in assemblea significa potersi confrontare su più idee e avere più oc­casioni di confronto. “#We­arefamily” è l’iniziativa che permette a chi si abbona di usufruire di sconti presso esercizi commerciali di Cuneo e dintorni. L’80 per cento delle attività che hanno partecipato l’anno scorso hanno confermato l’adesione e tante realtà nuove vogliono farlo quest’anno».
Quali aspettative avete per la stagione agonistica che parte tra poche settimane?
«L’obiettivo principale è salvarci. Abbiamo fatto una squadra che sarà molto coriacea, non pesante in attacco, ma con atlete che ricevono e difendono benissimo. L’o­biettivo massimo è arrivare ai “play-off”: se ci riuscissimo, con il “budget” limitato anche dal fatto che siamo partiti tardi, dovremmo fare una grande festa».