La tragedia o, per me­glio dire, la strage di Ge­nova provocata dal crollo del ponte au­tostradale “Morandi” avrà, fra gli effetti collaterali, anche il rinvio delle scelte definitive ri­guardanti l’Asti-Cuneo. Pertanto alla fisiologica sospensione per il periodo delle vacanze estive si aggiunge un tem­po d’attesa indeterminato, in qualche modo giustificato, in seguito al terremoto che sta sconquassando il sistema autostradale, e più ancora quello politico, anche in merito alla questione delle concessioni.


“IDEA” a fine luglio, salutando i lettori, aveva annunciato la di­scesa in campo di sindaci e le forze produttive di Langhe e Roe­ro, uniti nel rivendicare ga­ran­zie sul completamento dell’autostrada. A Cherasco più di quaranta primi cittadini e numerosi rappresentanti del sistema economico hanno risposto al­l’ap­pello alla mobilitazione lan­ciato dall’eurodeputato
Al­berto Ci­rio e dal senatore Mar­co Perosino.
Erano presenti anche l’assessore regionale ai trasporti, Fran­cesco Balocco, il vicepresidente del Con­siglio regionale, Franco Gra­glia, il presidente della Provincia, Federico Borgna, il senatore Mino Taricco e il sindaco della “città delle paci”, Claudio Bo­getti, coordinatore del rinato Comitato locale per il monitoraggio dell’Asti-Cuneo.
In primo piano è stata posta la ne­cessità di ottenere un chiarimento, da parte del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, sull’intenzione di rimettere in discussione il completamento dell’o­pera, attesa da oltre trent’anni.
Per trovare le risorse necessarie a ultimare l’Asti-Cuneo, circa 350 milioni di euro, l’ex ministro Graziano Delrio aveva sottoposto all’esame della Commis­sione Ue il “cross fi­nancing”, ov­vero una miniproroga quadriennale della concessione sulla Torino-Milano in cambio di investimenti infrastrutturali da parte del gruppo “Gavio” (gestore sia della A4 che della A33).
L’ipotesi, inserita nel “dossier” italiano sulle autostrade, aveva ottenuto a fine aprile il via libera ufficiale da Bruxelles.
L’ok dell’Europa sembrava po­ter condurre alla realizzazione del­l’opera, ma, di fronte a un futuro di nuovo incerto, il territorio si è schierato. Oltre ad aderire alla raccolta firme lanciata dalla
Re­gione, a Cherasco è stato siglato un documento inviato a tutti i componenti della Commissione trasporti della Camera.
«Ci aspettiamo il supporto dei parlamentari per avere garanzie chiare dal Ministro e manterremo lo stato di mobilitazione ge­nerale del territorio», ha spiegato Cirio, il quale a Bruxelles aveva seguito il “dossier” del­l’A­sti-Cu­neo. «Se non avremo risposte certe siamo pronti ad azioni eclatanti come fatto vent’anni fa, quando fu occupata la Prefettura di Cuneo. Da decenni paghiamo in silenzio, ma ora il tempo del silenzio è finito. C’è il progetto, ci sono le risorse, si vada avanti una volta per tutte».
«Dai colloqui avuti con il Mi­ni­stero pensavamo di essere finalmente in dirittura di arrivo. In pochi giorni pare cambiato tut­to», ha aggiunto Marco Pe­ro­sino. «Significherebbe azze­rare il lavoro di anni e perdere un’occasione che potrebbe non ripetersi. Non siamo disposti ad accettarlo e siamo pronti a mettere le bandiere dei nostri Co­muni a mezz’asta e a forme di occupazione pacifica, per rivendicare un’infrastruttura che è un diritto».
Pochi giorni dopo i deputati piemontesi della Lega Riccardo Molinari e Flavio Gastaldi han­no diramato questo comunicati: «Sull’Asti-Cuneo non sentiamo alcun bisogno di ulteriori allarmismi infondati. Il completamento di quest’opera fondamentale, urgente e attesa in Granda e nel Piemonte sud si farà. Il ministro Toninelli ha detto espressamente che non c’è alcun tentennamento sulla prosecuzione dei lavori. Il Go­verno dimostra, dunque, di vo­ler iniziare con il piede giusto. La Lega vuol continuare, è il ca­so di dirlo, su questa strada. Il nostro tessuto economico, as­sociativo e am­ministrativo non ha bisogno delle continue esasperazioni provocate ad arte, per scopi elettorali ,da chi ha governato prima di noi. Piut­tosto, lo sviluppo economico del nostro territorio ha bisogno di uscire dall’isolamento infrastrutturale in cui è piombato negli ultimi anni. Vogliamo raggiungere questo o­biettivo con le migliori soluzioni in termini di rapidità, efficienza e sostenibilità finanziaria, ricordando che non ci saranno ulteriori oneri pubblici a carico dello Stato».
Chi vivrà, vedrà. Forse.