I 10 ANNI DI MARCO ROSSO AL CUNEO – CAPITOLO VI: Iacolino e Viali, due gioie per chiudere in bellezza

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Sesta ed ultima tappa di una storia lunga, intensa, vissuta. Siamo arrivati al termine del nostro racconto sui dieci anni di presidenza al Cuneo di Marco Rosso.

 

Un viaggio al capolinea, appunto, con l’ultima tappa che è stata un crogiuolo di emozioni, concluso fortunatamente con due annate positive. Si riparte dal 2016, ancora una volta dalla D dopo il trauma della retrocessione e dalla (solita) scelta di ripartire ancora: nuova squadra con poche eccezioni ma la conferma mister, con il gruppo affidato ancora a Fabio Fraschetti, tecnico esperto, pronto a portare le sue idee al “Paschiero”, accompagnate da tanti uomini scelti dopo gli ultimi difficili mesi in Lega Pro: Papa, De Sena, l’amico di Lapadula D’Antoni, il difensore mancino Procida, l’esterno di talento Radoi, Rosso, il giovane Orofino. Infine, quella che sembra una ciliegina: è Fraschetti a strappare di mano, di fatto, il biglietto aereo di Eugenio Romulo Togni con destinazione India per ridargli un’ultima occasione nel calcio italiano. Cuneo ritrova così l’esperienza di un giocatore formato, esploso nel Pescara di Zeman e formato nell’Avellino in Serie B.

 

Ottimi presupposti, con una squadra forte ma non certo come due anni prima, quando vinse la D di forza (pur soffrendo). Si parte bene, pur perdendo la prima con il Varese, poi il crollo: il Cuneo ne vince alcune ma non esplode mai e ad ottobre rischia di essere quasi invischiato nella lotta per non retrocedere. Altro che ritorno immediato tra i Pro, verrebbe da dire. Ed è lì che Rosso prende una scelta forte: via Fraschetti il 25 ottobre, dentro di nuovo Salvatore Iacolino, proprio come due anni prima, quando a farne le spese fu Milani.

 

Clamoroso ma vero, il Cuneo cambia volto. Arrivano vittorie su vittorie, senza brillare ma convincendo: i biancorossi si cuciono addosso il mestiere portato dal nuovo tecnico e risalgono la china, ritrovandosi a maggio con il destino nelle proprie mani. Una cavalcata clamorosa, con l’ultima tappa nel derby con il Bra nel primo weekend di maggio: l’ex Tunno fa i miracoli ma capitola sulla spaccata di Salvatore Papa, l’uomo del trionfo. Un ragazzo di Fraschetti consegna di fatto a Cuneo la Lega Pro, per il secondo ritorno in due anni. L’eroe, però, sta in panchina, ha l’aria un po’ atipica dell’allenatore d’altri tempi ed un nome che dice tutto: Salvatore Iacolino. Queste le sue emozionanti parole dopo la vittoria:

 

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Tutto bello, ma in estate prevalgono altre linee: Iacolino, a differenza di quanto accaduto nel 2015/16 non sarà il tecnico della Lega Pro. Scelta forte, per dare spazio a Massimo Gardano, che proprio da tecnico del Bra due anni prima aveva fatto soffrire i biancorossi (finì 2-1 per il Cuneo ma molti ricordano l’eurogol di Provenzano per i giallorossi). Quindi, una squadra di giovani e scommesse, a partire proprio dal tecnico: dentro Zamparo e Stancampiano, giocatori “di D”, i giovani Baschirotto e Boni, con le conferme di Quitadamo, Rosso e Conrotto, simboli di continuità con Martino. I nomi “grossi” sono altri due: Gerbaudo, ex Primavera Juventus, e Simone Dell’Agnello, capocannoniere al Viareggio di pochi anni prima con la maglia dell’Inter. Infine, i ritorni dei fratelli Andrea e Marco Cristini che, insieme, avevano scritto pagine memorabili della storia cuneese prima di iniziare a girare l’Italia della Lega Pro.

 

Presupposti indefiniti, tanta curiosità ed il Cuneo che parte alla grande (sette punti in quattro giornate), ma poi si arena, trovando ossigeno solo a Pontedera (0-3, reti di Gerbaudo, Zamparo e Dell’Agnello). La sconfitta a Viterbo del 26 novembre (tredici mesi esatti dopo l’esonero di Fraschetti) costa la panchina all’ex tecnico del Gozzano: il Cuneo cambia ancora e, tra mille suggestioni, sceglie William Viali, ex difensore nel calcio nobile, chiamato a riscattarsi dopo un inizio carriera da mister non esaltante. A gennaio, poi, la rivoluzione sul mercato: arrivano tantissimi giocatori (Moschin, Di Filippo, Sarzi Puttini, Zappella, Zigrossi, Bruschi, a dicembre Galuppini) per ricostruire una rosa su un modulo preciso, il 3-5-2 (con variante 3-4-1-2). Il Cuneo, però, non esce dalle acque pesanti: trova punti fuori casa ma poi crolla al “Paschiero”, soprattutto negli scontri diretti di fine stagione.

 

I playout sono d’obbligo, nonostante la mega-penalizzazione dell’Arezzo: doppia sfida con il Gavorrano, con svantaggio di campo e risultato per i biancorossi. Sembra un destino già scritto, anche guardando alla storia recente del club, ma il cattivo incantesimo si rompe: Zamparo, la scommessa classe 1994 scelta da Gardano, la decide all’andata ed al ritorno il Cuneo costruire una muraglia che regge. È salvezza, una storica clamorosa salvezza.

 

Il resto, sono fatti noti: le ultime settimane di silenzio, la cessione della società ed il “giovane imprenditore tarantaschese” che, con dieci anni in più sulle spalle, si defila per lasciare spazio ad un progetto ancora non chiarissimo. Un libro che si chiude, nella speranza di poterne aprire uno nuovo: lo scopriremo nei prossimi giorni…

 

CC – Redazione Sportiva

Foto Cuneocalcio.it