Sgominata banda di albanesi responsabile di oltre 40 furti nel cuneese e spaccio di droga | L’operazione “Robin 2” è stata condotta dal Carabinieri del Nucleo Investigativo di Cuneo e della Radiomobile di Saluzzo: arrestate 9 persone

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“ROBIN 2”, così è stata denominata l’operazione eseguita nei giorni scorsi dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Cuneo e dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Saluzzo, nei confronti di una banda di soggetti di origine albanese dedita a furti e rapine in abitazione ed esercizi commerciali nella provincia di Cuneo.

L’operazione – che prende il nome dalla frase di Robin Hood “rubo ai ricchi per dare ai poveri”, apparsa sui profili facebook di alcuni indagati – costituisce la prosecuzione di un’attività investigativa che, nel settembre scorso, ha condotto all’arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare, di nove soggetti albanesi responsabili di molteplici episodi di furto.

 

Gran parte degli indagati destinatari di quel provvedimento restrittivo sono stati raggiunti da una nuova misura cautelare emessa dal Tribunale di Cuneo – Ufficio GIP – in relazione ad ulteriori furti in abitazione ed esercizi commerciali, nonché a contestazioni di detenzione e spaccio di cospicui quantitativi di sostanze stupefacenti e detenzione e porto di armi comuni da sparo.
Le complesse e prolungate indagini, protrattesi da ottobre 2016 a luglio 2017, sono state coordinate dal Sost. Proc. Alberto Braghin e sono state realizzate attraverso l’impiego di attività tecniche, servizi di osservazione e pedinamento e sequestri di refurtiva e droga.

 

I destinatari degli odierni provvedimenti restrittivi sono per la maggior parte pregiudicati per reati specifici, residenti o domiciliati nel territorio della provincia di Cuneo ovvero senza una fissa dimora in Italia:  V. G., 30 anni, già detenuto per questa causa e sottoposto alla custodia in carcere; P.N., 32 anni, catturato a Savigliano e condotto in carcere; G.A, 30 anni, già agli arresti domiciliari per questa causa e sottoposto alla custodia in carcere; P.L. 38 anni, già detenuto per questa causa e sottoposto alla custodia in carcere; Z.S, 30 anni, già detenuto per questa causa e sottoposto alla custodia in carcere; U.V., 32 anni, già detenuto per questa causa e sottoposto alla custodia in carcere; O. L., filippino di 48 anni, libero, sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

 

Gli altri indagati, A.S., di 29 anni, H.K., di 24 anni, sono tuttora sottoposti rispettivamente alla custodia in carcere e agli arresti domiciliari, in forza della precedente ordinanza eseguita nel mese di settembre. Un altro soggetto di origine albanese, residente in provincia, è stato indagato in stato di libertà in ragione del suo contributo marginale nelle attività criminose contestate. Infine, E.A., anch’egli organico al sodalizio dedito a reati contro il patrimonio, destinatario di ordinanza applicativa degli arresti domiciliari, già nel mese di settembre si era reso irreperibile presso la propria abitazione, venendo successivamente catturato e sottoposto alla misura restrittiva nella città di Mestre.

 

I Carabinieri sono stati in grado di documentare complessivamente 49 episodi di furto, commessi prevalentemente in appartamenti e negozi ubicati nell’intera provincia di Cuneo e, in particolare, a Saluzzo, Verzuolo, Manta, Revello, Pianfei, Villanova Mondovì, S. Michele Mondovì, S. Sale S. Giovanni, Clavesana, Farigliano, Moretta, Villafalletto, Busca, Torre S. Giorgio, Centallo, Cavallermaggiore.
Fondamentali sono risultate le immagini registrate da telecamere di videosorveglianza, ma soprattutto la risultanze delle attività tecniche che hanno delineato l’esatto modus operandi della banda, definito i loro spostamenti e consentito di individuare gli obiettivi di volta in volta presi di mira.
Rodate le modalità esecutive delle azioni criminose, tutte messe a segno in tempo di notte: alcuni degli indagati, a bordo di autovetture, accompagnavano i complici in prossimità degli obiettivi, non prima di avere effettuato dei preliminari sopralluoghi; i materiali esecutori, servendosi di arnesi da scasso, forzavano porte e finestre di abitazioni ed esercizi commerciali, introducendosi nei locali, anche in presenza di occupanti e impossessandosi di qualunque oggetto, come televisori, monili, somme di denaro, bottiglie di vino, finanche generi alimentari, come avvenuto in un ristorante di Revello, depredato per ben tre volte.
I soggetti a bordo di autovettura, nel frattempo, effettuavano giri di ispezione, per assicurarsi che sul posto non giungessero pattuglie di Carabinieri e in tal caso avvisavano i complici per consentire loro la fuga.

 

Particolarmente eloquenti sono risultati i contenuti di alcune attività tecniche nel corso delle quali i colloquianti si vantavano di avere messo a segno numerosi furti e di averne ricavato significativi profitti, che gli avrebbero consentito di rientrare in patria per qualche tempo e godersi i guadagni.
In altre intercettazioni, i soggetti più esperti indottrinavano quelli più giovani sulle modalità da seguire nella commissione dei furti, spiegando di evitare i comuni muniti di sistemi di videosorveglianza, prediligendo le abitazioni più isolate dai centri abitati i cui occupanti – preventivamente individuati – fossero di avanzata età o assenti per lungo periodo e, soprattutto, benestanti.

 

La refurtiva veniva poi temporaneamente portata in abitazioni nella disponibilità degli indagati, intestata a personaggi compiacenti e di lì trasportata in Albania. E’ il caso, infatti, del fermo di P.A., sorpreso dai Carabinieri della Compagnia di Saluzzo, nel mese di settembre scorso, mentre partiva per l’Albania con un autobus, portando con sé una valigia contenente apparecchiature informatiche e numerosi monili in oro, provento di furti in abitazione.
Gli indagati, inoltre, per commettere i furti si servivano di personaggi apparentemente avulsi dai contesti criminali, tuttavia in grado di fornire loro precise indicazioni sulle abitazioni da “svaligiare”. E’ il caso di O. L., filippino di 48 anni, destinatario della misura dell’obbligo di presentazione alla P.G., il quale, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe fornito ad alcuni degli indagati una copia delle chiavi dell’abitazione di un’anziana donna di Cuneo presso cui sua moglie era collaboratrice domestica, dove, successivamente, veniva commesso il furto di numerosi monili in oro e orologi di pregio.
Nel corso dell’intera attività investigativa, a riscontro delle condotte delittuose contestate, venivano eseguiti vari sequestri di refurtiva costituita da apparecchiature elettroniche, monili in oro e due autovetture provento di furto in abitazione, rinvenute in Saluzzo e Mondovì. A tal riguardo è da precisare che tra le tecniche utilizzate dagli indagati per commettere i reati, rientrava anche quella di servirsi di autovetture oggetto di furto per recarsi nei luoghi prescelti; al termine delle azioni delittuose i veicoli in questione venivano lasciati in luoghi ben definiti, generalmente in ampi parcheggi di esercizi commerciali, per poi essere eventualmente riutilizzate per gli stessi scopi.

 

In un’occasione, all’interno di una vettura recuperata in Saluzzo, venivano anche rinvenuti numerosi oggetti utilizzati per la commissione dei furti, come passamontagna, guanti da lavoro e utensili vari.
La complessa attività investigativa ha inoltre consentito di accertare numerosi episodi di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana e cocaina, posti in essere dagli indagati G.A. e Z.S., anche in questo caso con carattere di vera e propria imprenditorialità, in vari comuni dell’area saluzzese.

 

Gli accertamenti eseguiti dagli inquirenti hanno svelato in maniera inequivoca quanto fosse frenetica l’attività di spaccio da parte dei predetti arrestati, i quali, per eludere eventuali attività investigative a loro discapito, adottavano moltissime precauzioni nelle comunicazioni, utilizzando un linguaggio volutamente criptico per indicare qualità e quantità di stupefacente destinato alla cessione e si preoccupavano di occultare la droga in luoghi a loro noti, generalmente all’interno di terreni incolti.
Basti pensare che, nel corso dell’indagine, sulla base dei servizi di osservazione e pedinamento degli indagati, nonché delle altre risultanze, i Carabinieri sono riusciti a sequestrare più di un chilogrammo di marijuana che i predetti avevano occultato in un cespuglio a margine della strada che collega Centallo a Cuneo.

 

I militari, inoltre, hanno documentato le esatte modalità di cessione dello stupefacente al dettaglio: generalmente, i numerosi clienti, provenienti da vari comuni della provincia, contattavano lo spacciatore via sms o con brevissime conversazioni telefoniche, avanzando, in modo allusivo, la richiesta di stupefacente. Lo spacciatore comunicava il luogo di incontro dove effettuare la cessione della droga oppure eseguiva la consegna direttamente a domicilio.
Va infine ricordato che durante l’indagine, attraverso l’ascolto delle numerose utenze sottoposte ad intercettazione, veniva individuato il nascondiglio del latitante E.S., 44 anni, condannato a 7 anni di reclusione per il tentato omicidio di un connazionale avvenuto il 20 maggio 2005, a Verzuolo. Il pregiudicato veniva infatti catturato in provincia di Bergamo e condotto presso il locale carcere.
Gli indagati destinatari del provvedimento restrittivo eseguito nei giorni scorsi sono comparsi dinanzi al competente GIP del Tribunale di Cuneo, per l’interrogatorio di garanzia.

 

c.s.