La certificazione antimafia rischia di rallentare l’erogazione dei contributi Ue

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“La richiesta della certificazione antimafia per circa un milione di agricoltori beneficiari dei fondi europei, oltre a rischiare di bloccare l’erogazione degli aiuti comunitari alle aziende del settore e ad intasare le prefetture con migliaia di pratiche, non è utile a risolvere il problema delle infiltrazioni mafiose. Sarebbe meglio procedere in senso opposto, impedendo alle aziende chiaramente colluse con le organizzazioni criminali di arrivare a presentare domanda. In questo modo si eviterebbero controlli a tappeto poco efficaci e molto costosi”.

 

Così il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio, commenta quanto introdotto dalla legge 17 ottobre 2017, n. 161 che, dal 20 novembre, prevede la richiesta di certificazione antimafia per moltissimi agricoltori italiani beneficiari dei fondi europei, paralizzando gli organismi pagatori, aggravando il carico burocratico ma, soprattutto, determinando l’arresto del flusso delle erogazioni dei fondi UE, a danno di tutte le aziende agricole.

 

In questo modo, secondo Confagricoltura, si vanifica totalmente l’impegno profuso dal Governo per rendere più efficiente il sistema di gestione delle risorse europee e si ingolfano anche le Prefetture che sono chiamate a gestire una mole enorme di documenti. Richiamando i problemi relativi alle disposizioni della legge 161/17, che prevede l’acquisizione della documentazione antimafia per i terreni agricoli che usufruiscono di fondi europei, il presidente di Confagricoltura Piemonte, Enrico Allasia, ha invitato i parlamentari piemontesi componenti la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati a sostenere gli emendamenti proposti da Confagricoltura al decreto fiscale in fase di approvazione, per evitare gravissimi disagi e danni agli agricoltori a causa dell’ulteriore aggravio di burocrazia.