Came Italia sede di Roddi: una trattativa difficile | «I lavoratori devono aver riconosciuta la dignità che a loro appartiene»

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Un incontro non facile quello in programma per il prossimo lunedì 30 ottobre, tra sindacati e vertici aziendali di Came Italia di Roddi, conseguente allo sciopero con presidio attuato il 25 ottobbre dai dipendenti di Came Italia unitamente alle organizzazioni sindacali, che ha destato clamore e “disturbo” davanti ai cancelli di via Cavallotto a Roddi.

“I lavoratori devono aver riconosciuta la dignità che gli appartiene – dichiara Edmondo Arcuri rappresentante di Filcams CGIL – attendiamo quindi un’offerta decorosa per i magazzinieri, i commerciali e gli impiegati amministrativi oggetto di licenziamento collettivo.
Alla scadenza dei 45 giorni dall’avvio delle procedure di licenziamento collettivo, per i 14 dipendenti l’offerta proposta dall’azienda non è sufficiente e se non dovessimo raggiungere un buon esito, mettiamo in conto di programmare un’ ulteriore sciopero e presidiare nuovamente”.
Prosegue Arcuri – “Ci fa sorridere che Came Italia, rinnovando l’appuntamento dell’Open Factory per il prossimo 26 novembre, affermi di “voler mettere al centro le persone che ne fanno parte e che fanno crescere l’azienda” e ancora di ” voler valorizzare il lavoro quotidiano dei collaboratori e dimostrare la passione che impiegano nel farlo”; perchè i lavoratori – conclude Arcuri – per essere, come intendono loro “i protagonisti di questa giornata” devono poter essere principalmente trattati in modo corretto, trasparente, dignitoso e con la riconoscenza che meritano sia dal lato umano che lavorativo.
Vogliamo che Came Italia si impegni ad un maggiore sforzo e con senso di responsabilità in questa situazione davvero drammatica per i dipendenti e le loro famiglie”.

“La Came Italia – si legge in un comunicato di Filcams CGIL e Fisascat CISL – azienda leader nella produzione e vendita di portoni, cancelli, serrande automatiche e sistemi disicurezza, ha aperto una procedura di licenziamento collettivo per i 14 dipendenti del magazzino vendita di Roddi, acquisito da pochi mesi.

Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil e Fisascat Cisl esprimono fortissime preoccupazioni per la decisione azendale, frutto di metodi discutibili, evidenziando anche la presenza, tra i licenziati, di lavoratori con forti disabilità e famiglie monoreddito che dipendono esclusivamente da questo stipendio.

La Simacame, precedente ragione sociale dell’attività, inizia l’attività a Roddi nel 1990 come rivendita concessionaria esclusivista per il nord ovest di prodotti e sistemi di sicurezza a marchio Came e altri marchi del settore. A fine 2016, dopo svariati passaggi societari, la Came Italia rileva l’intera attività di Roddi, personale compreso, il cui fatturato, in attivo, si attesta intorno a qualche milione di euro, di cui il 30/35% relativo ai prodotti riconducibili al gruppo Came.

Prima anomalia, la vecchia proprietà, nonostante la cessione, continua l’attività concorrenziale e parallela nel medesimo capannone e, nel corso dell’anno, riacquisisce nuovamente parte del personale, altamente qualificato, da Came Italia. Seconda anomalia, nello stesso periodo la Came Italia attribuisce vendite e relativiricavi di Roddi, superiori ai 4mila euro, alla propria sede centrale con conseguenza di non raggiungere gli obiettivi ed il fatturato previsti nel sito in oggetto.

Di qui la decisione di chiudere il deposito vendite e licenziare il rimanente personale.
Terza anomalia, il precedente titolare, tuttora proprietario del capannone e ufficialmente concorrente di Came Italia, ha nei fatti dichiarato la disponibilità a riassumere parte dei 14 licenziati.

Ovviamente alle sue condizioni, inquadrati nelle nuove regole dettate dal “moderno” strumento per le assunzioni che è il jobs act. Ecco da dove nascono le nostre perplessità, non solo, come organizzazioni sindacali non ci convincono neppure i 6mila euro lordi a lavoratore che, oggi, a fronte dei licenziamenti, la Came Italia ha proposto.

Le nostre riservesono state ampiamente esternate all’azienda durante l’incontro del 10 ottobre, senza ottenere, peraltro, risposte convincenti nè soddisfacenti. Seguiranno nuovi incontri, speriamo chiarificatori e risolutivi, ed iniziative sindacali atte a sensibilizzare i vertici aziendali”.

 

Alice Ferrero