Partecipata serata al Circolo cuneese Caprissi per la presentazione del recente libro dello storico Ernesto Zucconi

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La sera di venerdì 29 settembre, negli eleganti locali del Circolo «Caprissi» di Cuneo, di fronte ad attento pubblico che riempiva la sala, lo storico Ernesto Zucconi ha presentato, uno dei suoi più recenti libri, «Caligola e le navi di Nemi», la cronaca delle avventurose esplorazioni riguardanti due gigantesche imbarcazioni d’epoca romana, custodite per secoli dalle acque di un piccolo lago dei Castelli Romani e distrutte dal fuoco poco tempo dopo il loro recupero, nei giorni precedenti l’ingresso delle truppe alleate in Roma, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Si tratta di ricerca, edita da NovAntico (centoquaranta pagine per 23 euro), al solito accuratissima, con documenti e citazioni, che un po’ fuoriesce dagli interessi, soprattutto contemporaneistici, dello studioso torinese, e bovesano d’adozione.
Ma la storia, che parte da un giovane imperatore, Caligola, trucidato, da un tempio nei «Castelli Romani», dedicato a Diana, cui sono assegnate due enormi «navi rituali», negli anni dell’apogeo della potenza di Roma, arriva ad una grande impresa di recupero novecentesca, con ruolo dello stesso Capo del Governo, Mussolini (che vi intuisce bene il potenziale propagandistico per lo Stato ed il suo regime), alla realizzazione di un grande museo, studiato come due grandi hangar aeroportuali affiancato, all’incendio scoppiato in circostanze mai del tutto chiarito, ad una nuova, quasi sovrapposta, «dannazione della memoria», che tocca i due capolavori di ingegneria navale, unendo il sovrano romano ed il duce del fascismo…
L’autore si è mostrato molto soddisfatto sia della buona presenza al momento (mai scontata per appuntamenti culturali), sia per l’essere riuscito a portare a termine un progetto che aveva nel cassetto da anni, una ricerca su una vicenda che lo ha da subito incuriosito, affascinato.
La serata, conclusa con sua esibizione pianistica, ha vissuto anche di filmati d’epoca dell’Istituto Luce, montati dal regista Paolo Balmas, che furono girati sia per documentare il recupero (con il lago parzialmente svuotato) che l’edificazione del museo (nei pochi mesi prima del conflitto enorme fu l’afflusso di visitatori).
Nell’opera neppure ha trascurato l’interesse attratto dalle navi nei secoli, anche nei tempi in cui vago restava il ricordo della loro esistenza, come quello del grande intellettuale quattrocentesco Leon Battista Alberti.

Il discorso è allargato anche a dimenticato pittore di origini saluzzesi, Carlo Montani, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, che ha dedicato quasi tutta la sua vita artistica a rappresentare scorci intorno al lago di Nemi.
Le numeroso domande finali del pubblico sono andate, soprattutto, sul mistero della definitiva distruzione dei manufatti, inizialmente attribuita, senza dubbi, alle truppe tedesche in ritirata, ma sempre negate dalle fonte germaniche.

Son riportate polemiche già partite nell’immediato dopoguerra, con protagonista la rivista «Brancaleone».
Si è ben specificato che non è stata ricerca vissuta solo su internet o sui libri, ma con giro di ricognizione, raccolta di testimonianze e servizio fotografico direttamente sul posto, tra Nemi e Genzano.
I danni causati dalla guerra non pochi furono in quella zona, coinvolsero mobilio di castelli e palazzi storici, alberi secolari di parchi diventati legna da ardere…
Neppure del tutto tramontata è l’ipotesi che sotto il fango del fondale del piccolo lago riposi una terza nave, sopravvissuta alle diatribe umane…