ll CNSAS e la I Delegazione Speleologica ricordano Giovanni Badino, recentemente scomparso

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Con i suoi 64 anni, Giovanni Badino (gbad come usava siglarsi) ora esplorerà senza più confini l’universo che ha studiato per tutta la vita. Amico, fratello, consigliere, sostegno in ogni momento, lascia un vuoto incolmabile ma un patrimonio inestimabile.

Un patrimonio di saggezza, di sapere che spazia dalla fisica alla musica, alla speleologia, alla letteratura, alla poesia e quant’altro. Un patrimonio che, chi ha saputo interpretare la vita di gbad e ha avuto modo, anche solo per un breve periodo, di trascorrerla al suo fianco, saprà gestire con sagacia.

Nulla doveva essere lasciato al caso. Qualunque azione doveva prevedere la conoscenza esatta del risultato e di qualunque altro effetto. Questo modo di agire non gli permetteva di porsi in pericolo se non in modo calcolato, sempre con il piano B ben studiato.

Per il Soccorso Speleologico inizialmente, per quello Alpino successivamente, quindi per il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico è stato una presenza importante, ma anche si può dire fondamentale per l’innovazione e la riorganizzazione metodologica, a partire dagli anni 80, successivamente rivisitate dalle Commissioni Tecniche. Molti i suoi passi decisivi: dalla tecnica su corde sospese per il trasporto della barella, al Badinberger per il trasporto “a uomo”, l’imbrago-barella di sua invenzione e molto ancora. In prima linea sugli incidenti in Italia e all’estero, nelle scuole di formazione, infaticabile all’ennesima potenza sapeva dosare le energie come pochi altri sapevano fare. Certo una presenza ingombrante per molti, non scendeva facilmente a compromessi e non accettava chi non sapeva misurare se stesso; chi si avventurava in imprese di qualunque genere, senza averle considerate per il giusto verso e senza riuscire a portarle a termine. Non accettava chi praticava senza conoscenza, senza saper fare, senza sapere essere! Queste persone diventavano per lui e per gli altri un pericolo vero, incalcolabile e imprevedibile; e questo non era disposto ad accettarlo, mai.

Lo ricordiamo come personaggio di spicco negli organi istituzionali del CNSAS (Medaglia d’Argento al Valor Civile nel 1981), del CAI, della Società Speleologica Italiana (presidente dal ’94 al ’99 e nel direttivo dall’ 84 al 2011), della Unione Internazionale di Speleologia (nel suo direttivo dal 2009), dell’Associazione di Esplorazioni Geografiche La Venta, della quale ne è stato anche presidente, del Gruppo Speleologico Piemontese e della I Delegazione Speleologica del CNSAS. Professore Associato presso il Dip.to di Fisica dell’Università di Torino ha iniziato la carriera come specialista in raggi cosmici e rilevamento sotterraneo di neutrini da supernova, quindi in termodinamica dei fluidi sotterranei, microclimatologia del sottosuolo e glaciologia, pubblicando su riviste come Nature, Science, National Geograpich, ricevendo patrocinio Unesco per “Caves of Sky” nel 2007.

Cerchiamo così di ricordarlo nelle sue battute, nei suoi viaggi, nei suoi consigli, nei suoi scritti, nelle migliaia di chiodi che lui ha posizionato sulle pareti delle nostre grotte, come anche nelle grandi imprese compiute in Italia sul Marguareis come sulle Alpi Apuane, in Grigna e nel Mondo intero.

Cerchiamo di ricordarlo con quel sorriso beffardo che regalava ai suoi amici e amico per lui era ogni abitante di questa magnifica terra sulla quale viviamo e abbiamo il dovere di rispettare. Amico generoso, uomo completo. Per il CNSAS e per la I Delegazione Speleologica è una grande perdita.

Il giorno 8 agosto 2017 ha ripreso a viaggiare, ma da quel momento nulla lo potrà più fermare.

I Delegazione Speleologica

 

Pier Giorgio Baldracco, Past President CNSAS, ricorda: “Parlare di Giovanni in poche righe? Impossibile ! nemmeno un intero volume basterebbe.

La storia del Soccorso Speleologico è intimamente intrecciata con Giovanni che entra giovanissimo tra i ranghi del CNSAS (allora CNSA) e subito si distingue per la capacità tecnica e la voglia di trovare soluzioni razionali a vari problemi. Viene ammesso ai corsi di specializzazione per tecnici alpini al Rifugio Monzino e dimostra, sotto gli occhi stupefatti degli Istruttori nazionali come, applicando tecniche speleo, era possibile recuperare da soli un uomo in un crepaccio.

 

L’allora Presidente nazionale G.A. Franco Garda gli affida l’incarico della stesura di un nuovo manuale di tecnica di soccorso alpino, manuale che ancora oggi viene consultato. Anche questo lavoro contribuisce a ridurre le “incomprensioni” tra “alpini” e “speleo”. Innumerevoli sono le tecniche e i materiali da soccorso studiati e messi a punto da Giovanni, materiali e tecniche applicate negli interventi a cui ha partecipato e gestito quasi sempre con piena riuscita dell’operazione.

 

Consigliere arguto, puntuale e critico è sempre stato una garanzia nel risolvere problemi tecnici o “politici”, nelle situazioni di emergenza così come la sua non comune resistenza fisica lo è stata nella riuscita dei soccorsi.

Impossibile elencare le esplorazioni fatte sui 5 continenti, le decine di libri scritti, le migliaia di relazioni scientifiche, come è impossibile descrivere il vuoto che la sua scomparsa ci lascia”.