Cuneo – Costringe una connazionale a prostituirsi e poi ad abortire: arrestata nigeriana| La “maman”, condannata a 4 anni, ha fatto ingerire alla ragazza un cocktail di alcool e medicinali per interrompere la gravidanza

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“Per ripagarci del viaggio devi prostituirti”. E’ quanto si è sentito dire una giovane nigeriana appena arrivata in Italia da una connazionale che la ospitava in un appartamento nel centro di Cuneo.

Debito di 29 mila euro, da saldare prostituendosi per strada. Parte da qui la storia, piena di intensi e drammatici risvolti umani, che dopo 8 mesi di indagini della Squadra Mobile di Cuneo, ha portato all’arresto della 30enne nigeriana, Nancy Itama, condannata a 4 anni di reclusione per i reati di sfruttamento della prostituzione e aborto procurato.

 

Sì, aborto procurato, perché la giovane nigeriana costretta a prostituirsi (insieme ad altre ragazze) era incinta di circa 15 settimane: quando la “maman” lo ha scoperto, l’ha costretta ad interrompere la gravidanza facendole bere un cocktail composto da gin e da 24 pastiglie di un farmaco, solitamente utilizzato per l’acidità gastrica, ma che, se assunto dalle donne incinte, può provocare proprio l’aborto. Inoltre, nella vagina le sono state inserite 8 compresse dello stesso medicinale ingerito.

 

A fare luce su questi particolari è stata la stessa vittima, confidatasi a Mariella Faraco, ispettore capo della Squadra Mobile di Cuneo: “E’ stato toccante e commovente parlare con lei – ha spiegato -: mi ha rivelato che è stata minacciata, lei ed anche la sua famiglia. Lei ha supplicato la donna di non farlo, perché voleva portare avanti la gravidanza, ma non aveva altra possibilità”.

 

Le indagini sono partite proprio dal ricovero in ospedale della giovane nigeriana in seguito all’aborto provocato: al Santa Croce la ragazza è arrivata in coma. Poi, fortunatamente, dopo una convalescenza di 40 giorni, si è ripresa, con la grande ferita nel cuore di avere perso il proprio bambino. “A quel punto sono partite le nostre indagini – ha spiegato il dirigente della Squadra Mobile Luca Mastrangelo –: da un lato con metodi classici come servizi di osservazione e pedinamento delle ragazze, avvistate tutte le sere uscire dalla casa nel centro di Cuneo per recarsi nelle zone periferiche e prostituirsi. Le intercettazioni telefoniche ci hanno invece consentito di confermare quanto riferito dalla vittima”.

 

“Questa operazione ha dimostrato quanto possa essere importante l’elemento umano – ha aggiunto il questore Giuseppe Pagano-: se l’ispettore capo Faraco non fosse riuscita a carpire la fiducia di questa povera ragazza, probabilmente le indagini sarebbero state maggiormente claudicanti. Invece grazie a questa umanità si è potuto avere un quadro più chiaro della situazione, che ha agevolato l’operazione”.

 

E’ stato inoltre possibile offrire alle ragazze vittime dello sfruttamento (3) un’opportunità di riscatto: collocate in strutture protette presenti sul territorio cuneese, le giovani hanno intrapreso un percorso di alfabetizzazione, formazione ed inserimento sociale e lavorativo.

 

Gabriele Destefanis