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CUNEO IN LEGA PRO – Il folle inizio, l’addio di Fraschetti, la cavalcata di Iacolino. Il racconto di una storica rimonta

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Tutte le stagioni sono simili, ricordarsene percorsi, andamenti e momenti salienti è molto difficile. La stagione che il Cuneo di mister Iacolino si sta per lasciare alle spalle (non si dimentichi la poule-scudetto, da vivere con i migliori auspici) ha tutta l’aria di essere una storia a sé, capace anche di rinnegare uno dei motti comuni di chi segue questo sport e soprattutto il calcio dilettantistico.

 

Simile nel suo andamento a quella di due anni orsono, unica nel suo genere per il modo in cui il girone A è stato vinto dall’armata biancorossa. Il motivo? Almeno due, per chi, come chi scrive può dire di averne seguito le gesta con una certa regolarità nel corso della stagione, vivendone alti e bassi. In primis, la forza di questo gruppo. Checché se ne dica, ed eccezion fatta per alcune primedonne di livello, la rosa a disposizione di mister Iacolino era distante anni luce da quella che due anni orsono, costruita da Riccardo Milani, stravinse poi il campionato con il tecnico agrigentino. Mancavano le reti (certe) di França, l’esperienza di Soragna, la forza di alcuni singoli fatti apposta per vincere il girone A. Con il senno di poi esaltare le giocate di D’Antoni, la foga di De Sena, la classe di Papa, l’esperienza infinita di Conrotto, Togni e Rosso, è molto semplice, ma quel che erano a novembre questi ragazzi, non va dimenticato.

 

In secondo luogo, la qualità di un girone equilibrato e strutturato come non mai. La scelta di sostituire le compagini liguri con quelle lombarde ha prodotto gli effetti sperati, alzando notevolmente il livello medio e creando un gran ballo pieno zeppo di pretendenti della donna più bella, la Lega Pro. Il Varese ha una storia che parla da sé, il Chieri, il Borgosesia e la Caronnese erano candidate storiche e pure l’Inveruno aveva le carte in regola per vincere.
Riavvolgere il nastro è fin troppo semplice, perché troppo netto e lampante il punto di svolta di un’annata nata con aspettative ed obiettivi più che mai esplicitati (senza mezze misure: “tornare il prima possibile nella categoria che pensiamo di meritare”) e poi trasformatasi rapidamente in un quasi-incubo. Elegante, generoso ed esperto Fabio Fraschetti, ma forse non tagliato troppo per un girone che richiede qualità uniche (la solidità, la compattezza, la buona sorte), così come, in apparenza, alcuni dei “suoi” uomini (Togni partito sotto tono, il flop Radoi, un poco concreto De Sena sotto porta). Quando lo scorso 29 ottobre Salvatore Iacolino tornò all’ovile, dove già aveva dimostrato tutte le sue qualità, il Cuneo aveva undici punti in classifica e navigava in zona retrocessione, con i classici sintomi di chi aveva già capito di aver fallito tutto.

 

Da lì, il turning point, iniziato con l’1-0 sofferto al “Paschiero” contro la Varesina (nona giornata) e proseguito con venti risultati utili consecutivi, fino all’unica sconfitta della gestione Iacolino del 26 marzo contro il Gozzano. Nel mezzo, una crescita costante, nove “iacoliniani” 1-0, la fortuna di qualche rigore in più a favore (utile in alcuni momenti delicati) e due punti salienti: l’1-0 in casa del miglior Chieri della stagione, fin lì imbattuto a domicilio (gol di De Sena al 90’), ed il 2-1 in casa del Varese, forse la squadra più accreditata per la vittoria finale, mentre il Cuneo si arrabattava alla ricerca del famoso “uomo in più” dal mercato invernale (Invernizzi? Fabbro? No, Diaz, Lubbia, Bagni).

 

Ma il vero Cuneo è quello del finale di stagione. Solo la continuità poteva vincere il girone A. Una quasi-filastrocca certificata dai numeri: dopo la débacle di Gozzano, quattordici punti sui diciotto disponibili nelle ultime sei partite, soffrendo e vincendo, così come si chiede a chi vuole primeggiare. Ma è l’intero arco di stagione a dire il tutto: i biancorossi dominano solo nelle classifiche delle sconfitte (quattro, come il solo Borgosesia) e nei punti fatti in casa (36, come il Gozzano) ma hanno saputo mantenersi stabili altrove, con la seconda miglior difesa (28 gol incassati contro i 22 del Borgosesia), il quinto miglior attacco (49 gol fatti, appena 1.44 a partita, contro i 71 dell’Inveruno), il terzo miglior rendimento in trasferta (30 contro i 37 della Caronnese) e la terza miglior coppia-gol del campionato (D’Antoni-De Sena a 27, contro i 30 di Zamparo-Vita e Corno-Mair). Nessuna compagine compare con questa regolarità nelle classifiche di andamento.

 

66 punti, appena 1.94 a partita, certificano che il Cuneo non era superiore, ma ha saputo essere il “primus inter pares”, capace di primeggiare per merito, senza avere il capocannoniere o il giocatore più forte del girone. Serviva il mestiere e di mestiere si è vinto, contro tante concorrenti di altissimo livello. Ecco perché questo titolo vale tanto, ecco perché raccontarlo passo a passo è stato bello.

 

Carlo Cerutti – Redazione Sportiva Ideawebtv.it

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