«Uranio – Cercavano l’uranio, hanno trovato la morte – I minatori della miniera di Valfredda di Peveragno (1949-1962)» | 16 testimonianze nel video di Giovanni Bianco, appuntamento venerdì 17 marzo ore 21:00 – Centro culturale Ambrosino, Peveragno

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Nell’ambito del suo «Progetto memoria», il ricercatore bovesano Giovanni Bianco presenterà, in collaborazione con Comune e Biblioteca, nel Salone del Centro Culturale Ambrosino (Via Bersezio 22), il più recente video: «Uranio – Cercavano l’uranio, hanno trovato la morte – I minatori della miniera di Valfredda di Peveragno (1949-1962)».

Il video sarà presentato venerdì 17 marzo 2017 ore 21, presso il Centro culturale Ambrosino via Bersezio 22 a Peveragno.

Vi son raccolte, in centosei minuti girati tra il dicembre ed il gennaio scorsi, sedici testimonianze.

 

Andrea Castellino, un superstite (l’altro vive in Francia) e quindici parenti raccontano il lavoro, la fatica, la malattia, la morte. 

 

SINTESI

Castellino Andrea classe 1935, meccanico di miniera, racconta nei dettagli (15 minuti) la sua provenienza, il lavoro come meccanico, prima in miniera e poi in officina, vigile urbano a Peveragno con incarico importante di supervisore del mercato delle fragole.

Descrive la struttura della miniera, l’uso dei perforatori inizialmente a secco, i problemi di salute anche suoi. Nel 2008 ha costruito e sistemato in loco cartelli che ricordano i tre principali snodi della struttura mineraria.

Cavallo Caterina 1943 ricorda lo zio Bartolomeo 1918-1959 morto a 41 anni. (quarto morto). Nata in Valfredda, poco sopra la miniera; ricorda lo zio, fratello di papà, viveva a T. Bianchet, strada per Cumba; entrato in miniera a 34 anni, muore 7 anni dopo, è bastato poco per morire.

Lucetta Marro 1944 ricorda il cognato Giordano Stefano 1929-1960 morto a 31 anni (quinto).

Anche il cognato, come quasi tutti abitavano poco lontano; il marito raccontava di avergli fatto visita in miniera e di aver visto le condizioni terribili di lavoro, dura poc.

Quando sono andati al rosario del suo socio di lavoro (lavoravano sempre in coppia) Marro Giuseppe; era seduto in disparte, testa bassa, disse, adesso tocca a me; muore l’anno dopo.

Andrea Toselli, Nini 1944 ricorda il padre Stefano 1900-1964 morto a 64 anni.

Abitavano in via Franceschina, Tet l’invalid; aveva già lavorato in miniera in Francia, l’hanno cercato, ha lavorato con i perforatori a secco (come tutti nei primi tempi), ha mangiato tanta polvere, solo l’arrivo dei Marchigiani, “loro più intelligenti” ha portato migliori condizioni di lavoro, soprattutto perforatori ad acqua.

Giubergia Andrea Dreino, 1943 ricorda il padre Sebastiano 1902-1957 morto a 55 anni (secondo morto).

Anche loro in via Franc. aTet gamba; lo ricorda pieno di polvere, a volte non riusciva a mangiare, portava a casa il formaggio avanzato, in condizioni pietose. Non è andato in ospedale, non serviva a nulla, è morto a casa.

Arvigo Anna 1945 origine ligure, ricorda il marito Giuseppe Pellegrino, Bepe Fiurin 1928-2009 morto a 80 anni.

Lo ha conosciuto dopo il periodo di miniera, abitava a Verdiola sop. molto bella, lavorava fuori alla cernita, molto freddo ma senza polvere, così è arrivato a 80 anni.

Cavallo Domenico Meni 1927 e Giordano Giovanna 1934 ricordano il fratello/cognato Giordano Luigi 1935 vivente. Abitavano in Valfredda alta e Giovanna ai Ser (molto bello) sopra la miniera, poi emigrati in Francia dove li ha raggiunti Luigi dopo un breve periodo in miniera. Vive oggi in Francia vicino a St Tropez.

Pittavino Mariuccia 1930 e figlio Dalmasso Benedetto 1967 ricordano il padre/marito Dalmasso Giovanni 1926-1976 morto 50 anni.

Anche loro in v. franc. ha lavorato nei primi anni con tanta polvere, aveva sempre la bocca piena, complicato anche lavarsi; parecchi infortuni, era brutto anche per i parenti, quando arrivava a casa qualcuno della miniera, pensavi sempre male.

Il figlio Benedetto ricorda quando nel 2008 con un collega hanno sistemato in zona miniera dei cartelli esplicativi costruiti da Castellino, ancora oggi leggibili.

Pellegrino Margherita 1934 e Toselli Giuseppe 1932 ricordano il papà/suocero Pellegrino Giacomo Giacu ‘d cupe, 1897-1956 morto a 59 anni (primo minatore morto).

Abitavano in zona di Limunet, papà aveva avuto un brutto incidente, uno scoppio, perse alcune dita e un occhio; morto di silicosi, curato dal bravo dott Venditto, terribile e lunga agonia.

Macagno Antonino 1951 ricorda il papà Bartolomeo 1926-2012 morto a 86 anni. Abitavano alla ciarma di Montefallonio, papà partigiano, ha lavorato qualche anno in miniera poi emigrato in Francia; conservate lanterna a carburo e busta paga.

Marro Anna Maria 1939 ricorda il marito Giraudo Matteo 1922-1996 morto a 74 anni. Abitavano in San Giovenale, ha lavorato pochi anni su buoni consigli del dott Venditto; comunque morto di silicosi; si è salvato dalla guerra ma non dalla miniera.

Unia Martino 1950 ricorda il padre Matteo 1911-1984 morto a 72 e lo zio Pietro 1913-1962 morto a 55 anni.

Abitavano in via franc alta, casa partigiana, in miniera papà e zio, questo morto di leucemia per radiazioni perché da autista portava spesso campioni uranio ai laboratori.

Riccardo Cerquettini 1962 ricorda papà Nello marchigiano di Pergola (PS)1933-2017, morto a 83 anni, gennaio 2017. Minatore di zolfo da 6 generazioni a Cabernardi, viene trasferito a Peveragno dove lotta con gli altri per nuove condizioni di lavoro.

“ se uno nasce minatore, resta per sempre” “duro e faticoso ma anche difficile abituarsi al lavoro in un buco buio”.

Cavallo Clara Claretta 1938 ricorda il papà Giovanni 1902-1973 morto a 70 anni. Aveva già lavorato in miniera a Gardana Francia, quando portava barachin per pranzo lo incontrava completamente coperto di polvere; morto di silicosi con terribile agonia, non aveva più pelle sulla schiena.

Fiorani Dino 1944 e Gaetano 1952 ricordano papà Rinaldo marchigiano di Pergola, 1912-1986, morto a 74 anni.

Militare a Pontechianale, guerra in Albania, campo concentramento in Germania. Ruolo sindacale, partecipa a vertenze con azienda per migliori condizioni di lavoro; molti infortuni alle mani per esplosioni, alla fine non avevano più presa.

Dalmasso Lucia 1926 ricorda il marito Marro Giuseppe 1928-1958 morto a 30 anni. (terzo minatore morto).

Abitavano in San Giov, mangiavano dentro, continuavano a respirare polvere; aggiungeva sempre una stoffa dentro la maschera ma non è servito a nulla; spesso sveniva e tossiva sangue; dura vertenza sindacale per farsi riconoscere la malattia; straziante il ricordo della morte con bambina di 8 anni che implora piangendo “papà ti voglio”.

 

Interventi musicali della Banda musicale Peveragno (se chanto), Unia Marco alla tromba (silenzio) brani dei Gai Saber Kalinda maia e Gianmaria Testa Miniera (apre il lavoro).

 

(foto storica – Minatori, segretaria, ingegnere e perito, della cava di Valfredda di Peveragno)