Grande successo il corso di potatura in vigna proposto dalla cantina cooperativa “Terre del Barolo”

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Mercoledì 1 febbraio i Soci Viticoltori della Cantina Terre del Barolo sono stati chiamati ad un’esperienza pratica in vigna sulla potatura guidati dall’esperienza dell’agronomo Edmondo Bonelli.

E’ stato davvero un bel pomeriggio di condivisione delle conoscenze per fare fronte insieme alle nuove sfide che la natura ci pone davanti.

 

La potatura tradizionale diffusa nel basso Piemonte ha origini piuttosto antiche.

Già nel 1893 Ottavio Ottavi nel suo noto “Viticoltura teorico-pratica” ne descriveva dettagliatamente le caratteristiche, spiegando come fosse maturata nel tempo dall’osservazione del comportamento delle varietà locali nel nostro ambiente.

Oggi conosciamo questa tecnica di potatura come “sistema Guyot”, dal nome del celebre agronomo francese, ma come confermato dall’Ottavi in Piemonte era già diffusa da tempo ed era a buon diritto definita “potatura casalese”.

L’avvento della fillossera mutò radicalmente la viticoltura in Italia a cavallo tra l’Otto e il Novecento e di conseguenza anche la potatura si adattò alle viti innestate su varietà americane.

Tra tutte le varietà piemontesi quella che richiede una maggior cura durante la potatura è il Nebbiolo. Esso infatti ha una fertilità piuttosto bassa e per garantire buone produzioni necessita di grande attenzione nella scelta del capo a frutto, il tralcio che produrrà uva, e dello sperone, che servirà per produrre il legno necessario per l’anno successivo. Il Nebbiolo fino alla metà del secolo scorso era sovente allevato a “collana”.

I ceppi erano molto grandi, vigorosi, e si distendevano per parecchi metri portando numerosi capi a frutto a formare un caratteristico intreccio che, se da un alto aveva un indubbio fascino estetico, dall’altro richiedeva una grande perizia durante la potatura che si apprendeva solo dopo anni di attenta esperienza.

Questa tecnica odiernamente sopravvive soltanto in pochi vigneti storici grazie alla passione di alcuni viticoltori ed è stata sostituita da metodi più efficienti. Infatti oggi il vigneto è condotto lasciando un solo capo a frutto per vite, semplificando molto ogni operazione e permettendo un controllo sulla vigoria della pianta, fondamentale per ottenere produzioni di qualità. Negli ultimi decenni stiamo assistendo ad una nuova fase per la viticoltura determinata dal diffondersi si malattie molto pericolose tra le quali la Flavescenza Dorata e il “Mal dell’Esca”.

Quest’ultimo è causato da diverse specie di funghi che attaccano il legno e provocano la morte della pianta, e qui la potatura può giocare un ruolo significativo nel limitare la diffusione della malattia.

Infatti è stato dimostrato che l’esecuzione di grandi tagli a carico del ceppo, usuali nella potatura tradizionale, provoca ferite che la vite non riesce a cicatrizzare bene, causando alla lunga un indebolimento generale della pianta e aprendo la via all’infezione dei funghi lignicoli oggi più pericolosi che mai.

Il risultato è che si ottengono viti con una aspettativa di vita ridotta, costringendo il viticoltore a sostituire ogni anno parecchie piante morte.

Ecco che alla potatura è richiesta una nuova tappa evolutiva. Alla causa si sono dedicati recentemente diversi ricercatori tra i quali i noti friulani Marco Simonit e Pierpaolo Sirch e agronomi piemontesi che nel tempo hanno individuato migliorie adattate alle esigenze delle varietà locali.

 

Seguiranno durante l’anno altri appuntamenti formativi per i Soci della cantina Cooperativa Terre del Barolo ( potatura verde, gestione dell’erba, tecniche di concimazione, ecc…) poiché si è estremamente convinti che solo con la formazione e nuovi modi di operare si riuscirà a salvaguardare il nostro patrimonio, facendo fronte alle nuove sfide