Presentati da Michele Riondino, al Teatro Toselli di Cuneo don Gallo e De Andrè, un successo col tutto esaurito

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Martedì sera 13 dicembre, al Teatro Toselli di Cuneo vi è stato il nuovo appuntamento, il terzo, della stagione di prosa, tutto esaurito.

Michele Riondino ha dato voce ad alcune delle pagine più belle di «Sopra ogni cosa», il libro a cui don Andrea Gallo ha lavorato, con Vauro, nell’ultimo periodo della sua vita, nel quale racconta il suo «quinto Vangelo»: «quello secondo Fabrizio De Andrè».

Il testo è, liberamente ispirato, di Camilla Cuparo, allestimento a cura del Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, Promo Music.
Genova è sullo sfondo (non a caso si parte con «Creusa de ma», «Mulattiere al mare»), nella memoria del prete, alternativo, «di rottura», che guardava in esclusiva agli «emarginati», senza compromessi, visto dopo la morte (avvenuta l’anno scorso, ottantasettenne, classe 1928), in una sorta di «limbo», da solo, senza nessuno cui raccontare le tante storie che ancora ha dentro, nel quale non si sa se aspetta l’inferno od il paradiso.
La prima ombra che incontra è quella di vescovo (probabilmente cardinale, forse Giuseppe Siri, rappresentante per decenni di posizioni conservatrice, nostalgici del pontificato di Pio XII, critica verso il Concilio Vaticano II, pur stimatissimo anche a Genova), ad incarnare la Chiesa istituzione, con cui non sempre i rapporti furono facili (anche se, come ben si puntualizza sul finale, mai arrivò «scomunica»).
I raccanti, in un intreccio perfetto (par ricordare opera di De Andrè, libro scritto a quattro mani con l’ammiratore mantovano, Alessandro Gennari, «Un destino ridicolo», poi diventato anche film) sono quelli dei personaggi resi con grande poesia da De Andrè (dal giudice gobbo che va a prostitute nel ventre di Genova, a Michè che si innamora e muore per una «Bocca di Rosa» allontanata, all’uomo onesto e probo che ammazza la madre e si suicida per un grande amore ingrato…), accompagnati dalle sue canzoni, sin a quasi concertino finale. Il pensiero in cui i due si incontrano è quello del «dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori», dell’amore che è sbagliato solo quando manca.
Gli esecutori, affiatato, ancor giovane, terzetto, Francesco Forni, Ilaria Graziano, Remigio Furlanut, sono molto bravi, appassionati, innamorati di quelle opere, anche se, ovviamente, l’esecuzione di De Andrè resta momento del tutto unico, suggestivo, senza paragoni (e ci restano tante registrazioni).
In vari passaggi Riondino (pur sempre giovane e muscoloso) sembra proprio riproporre, all’inizio, in posture, fisico (magro e piegato) ed atteggiamenti il prete scomparso (ci si aiuta anche con video, col sigaro sempre in bocca, con il suo vestito, da prete, ma non troppo, ed il cappello, nero, a tesa, in testa), per un oretta e mezza scarsa davvero intensa, conclusi da tanti applausi persin commossi.

Il prossimo appuntamento sarà già il prossimo martedì 20, con un «classico», «Ivanov» di Anton Cechov (dramma di gelosia, rapporti umani e sociali, vicende economiche con il loro peso nelle esistenze dei protagonisti), traduzione di Danilo Macrì, con Filippo Dini (anche regista), Sara Bertelà, Nicola Pannelli, Antonio Zavatteri, Orietta Notari, Valeria Angelozzi, Ivan Zerbinati, Ilaria Falini, Fulvio Pepe, per la Fondazione Teratro Due del Teatro Stabile di Genova.

Prenotazioni sono all’Ufficio Spettacoli, in Palazzo Samone terzo piano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 17 il giorno della rappresentazioni (informazioni allo 0171.444812 o 0171.444818).