Cinque arresti per l’omicidio dell’orafo di Monteu Roero | Il delitto sarebbe maturato nell’ambiente della ricettazione

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Non si è trattato di una rapina sfociata nel sangue, bensì in un delitto maturato nel torbido mondo della ricettazione, l’omicidio avvenuto nel mese di giugno 2015 a Monteu Roero dove, a perdere la vita, fu l’orafo Patrizio Piatti, ucciso da un colpo di arma da fuoco nella sua abitazione, nel corso di quello che, inizialmente, pareva un tentativo di rapina.

Per questo nelle prime ore di oggi in Piemonte, Lombardia e Sicilia, il R.O.S., unitamente al Comando Compagnia CC di Bra (CN), ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Asti (dott. Giorgio Morando), su richiesta della locale Procura (P.M. dott.ssa Francesca Dentis), nei confronti di 5 indagati. Una lunga e minuziosa indagine ha consentito di fare piena luce sull’efferato delitto, individuando mandanti e autori materiali, nonché di ricostruirne le fasi esecutive e, soprattutto, il movente.

In particolare, alla luce delle minuziose attività di sopralluogo, delle numerose testimonianze raccolte relative alle fasi successive all’omicidio, degli identikit e delle individuazioni fotografiche, dell’analisi dei tabulati delle celle telefoniche interessate dagli eventi, delle successive attività tecniche di intercettazione telefonica ed ambientale e dell’analisi dei video dei sistemi di difesa passiva acquisiti lungo le vie di fuga del commando, è stato accertato come la vittima, titolare di un piccolo laboratorio orafo a Torino, fosse anche coinvolto in un giro di ricettazione, come avevano fatto intuire 295.000 euro in contanti, nonché gioielli ed oro per un valore complessivo di 1.500.000 euro, risultati di provenienza illecita rinvenuti nell’abitazione dello stesso Piatti.

Le indagini sono state indirizzate su una coppia di coniugi, commercianti di oro ed orologi, già gravati da diversi precedenti penali per ricettazione, risultati essere i principali fornitori della vittima ed in particolare degli oggetti preziosi rinvenuti in suo possesso, nonché suoi debitori di una consistente somma di denaro.

É lo stesso giudice, nell’ordinanza, a sintetizzare efficacemente il contesto in cui matura l’omicidio, quando parla di “inquietante storia, ruotante intorno a personaggi dominati dall’avidità e dal cinismo, caratterizzata da torbide trame criminali” ed ancora, a proposito del movente, quando esprime la “convinzione che il delitto sia maturato negli ambienti della ricettazione e del riciclaggio…ed abbia avuto un movente esclusivamente economico”.
E cosi, proprio a causa del conseguente rapporto conflittuale con l’orefice e della necessità di ripianare lo stato finanziario, i due coniugi (il G.I.P. ha ritenuto sussistere la gravità indiziaria solo a carico dell’uomo e non della moglie, che pur rimane indagata) pianificavano la rapina, poi degenerata nell’omicidio a causa del rifiuto della vittima di consegnare il “tesoretto”, assoldando due pregiudicati di origine catanese e uno di origine foggiana, fornendo loro informazioni sulla reale disponibilità economica del Piatti e allettandoli con la prospettiva della consistente refurtiva da spartire.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il Piatti sarebbe stato oggetto di pedinamenti e di sopralluoghi da parte degli indagati, che pianificavano l’azione sfociata, il 9 giugno, nell’omicidio, che avrebbe coinvolto i tre pregiudicati, giunti a Monteu Roero (CN) a bordo dell’autovettura Toyota Yaris di colore bianco presa a noleggio.Qui due accedevano all’abitazione della vittima, aggredendola insieme alla moglie e, durante una colluttazione, veniva sparato un colpo di pistola risultato poi fatale per il Piatti; la moglie veniva invece immobilizzata da un complice anch’esso armato, quindi i due uomini fuggivano a bordo della Toyota sulla quale si trovava un terzo complice.

 

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